Il trattore pensante

Expo Milano 2015, 7 luglio (dal nostro inviato Matteo Isidori) – Scordatevi la bucolica immagine degli agricoltori che lavorano i campi: il presente, ed il futuro ancor di più, è delle macchine. Questo è quanto è emerso dalla conferenza promossa dal Ministero delle Politiche Agricole che si è tenuto il 7 luglio all’Auditorium di Palazzo Italia dal titolo “Agricoltura oggi: i servizi e i sistemi di information technology / l’agricoltura di precisione”.

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L’agricoltura di precisione nasce con la tecnologia GPS, utilizzata per trattori e mezzi pesanti (che in questo caso diventano “pensanti”) che vengono guidati automaticamente seguendo un tracciato direttamente dal satellite, con un errore di un paio di centimetri. Questo garantisce una maggiore accuratezza e quindi minor spreco di tempo ed una migliore gestione del suolo. I macchinari agricoli, inoltre, sono in grado di raccogliere ed analizzare dati e di poterli trasmettere tra loro, tenendo dunque conto delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo. Gestendo e conoscendo meglio il terreno se ne può ricavare il prodotto con la massima efficienza.

“È la mano dell’uomo che preserva l’ambiente – ha chiarito Luigi Pasquali, Amministratore Delegato di Telespazio – L’uomo può rovinare, ma anche edificare. Dalle rivelazioni satellitari, ad esempio, possiamo vedere la struttura che l’uomo ha dato i campi, e con modelli 3D vedere anche l’altezza degli appezzamenti e vedere il rischio frane”. Un altro relatore, Antonio Marzia, responsabile del Gruppo CNH Industrial, evidenzia come in futuro, a causa anche dell’incremento demografico che toglierà spazio alle campagne, bisognerà “fare di più con meno” tramite un’adeguata ottimizzazione del suolo.

Chiude la conferenza Giuseppe Cacopardi, direttore generale dello sviluppo rurale del MIPAAF, sottolineando alcuni problemi e lanciando alcune proposte. Il problema principale riguarda l’alto costo dei macchinari “intelligenti”: nonostante gli stanziamenti europei, piccole e medie imprese non possono ancora permettersi tecnologie di precisione, che rimangono spesso appannaggio dei soli grandi gruppi industriali. Il direttore auspica poi la creazione di “tavoli di ricerca regionali”, nei quali coinvolgere istituzioni, tecnici, produttori ed imprese.

In conclusione Cacopardi ha voluto parlare anche di ambiente, mettendo in rilievo la figura dell’agricoltura nella lotta alle malattie delle piante e contro insetti infestanti.

 

Il progetto #gNeLab Expo, che vede un “presidio” di giovani giornalisti Nell’erba a caccia di notizie su sostenibilità, innovazione, greenicità nei sei mesi dell’Esposizione universale, è frutto della partnership con Carlsberg Italia – Birrificio Angelo Poretti (birra ufficiale di Padiglione Italia)

Boicottaggio o sostenibilità? La Nestlé è fiera di essere ad Expo2015

Expo Milano 2015, 29 giugno (dalla nostra inviata Sara ) – Pascal Gréverath, assistente del vicepresidente dell’Environmental Sustainability di Nestlé, ai microfoni di Giornalisti nell’Erba spiega il problema dei noodles in India ed esprime il suo parere sulla presenza in Expo2015 delle multinazionali.

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Alla riscoperta dell’eccellenza dell’olio extravergine italiano

Expo Milano 2015, 29 giugno (dalla nostra inviata Sara Leone) – Vincenzo Zamparelli, olivicoltore campano, ci racconta dall’Expo2015 la crisi che l’olio extravergine di oliva sta attraversando, ma allo stesso tempo la riscoperta che gli italiani ne stanno facendo.

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Aziende e ambiente: nuovi strumenti per la sostenibilità

Expo Milano 2015, 29 giugno (dalla nostra inviata Sara Leone) – Grazie alla visibilità che Expo2015 sta dando al tema e all’imminente incontro di COP21, in questo periodo c’è un rinnovato clima di interesse per quanto riguarda l’attenzione delle aziende all’impatto ambientale. Il problema principale però, almeno fino ad ora, è che non si ha uno strumento di comunicazione unico, valido per tutti i paesi, che permetta di riconoscere effettivamente quanto un’attività commerciale sia green.
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A tal proposito, proprio negli ultimi mesi, il Joint Research Centre dell’Unione Europea , ha dato il via al progetto pilota della PEF (Product Environmental Footprint), che si propone di elaborare “una metodologia comune a livello europeo di approccio nella gestione delle prestazioni ambientali di prodotti” come spiega Fabio Iraldo docente dell’Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e di IEFE Università Bocconi.
La sperimentazione ha già avuto inizio, e avrà una durata di tre anni, viste le numerose difficoltà cui si va incontro, lo scopo è quello di poter arrivare ad applicare la PEF a prodotti di qualsiasi tipo, ma per il momento si è deciso di iniziare solo con aziende della filiera alimentare. Tra queste, visto il coinvolgimento della Brewers Of Europe (l’azienda europea cui fanno riferimento i maggiori birrifici), c’è anche Carlsberg Group. Partecipando come azienda pilota nelle sperimentazioni, Carlsberg vuole porsi due obiettivi principali: oltre a farsi promotrice della metodologia e di conseguenza migliorare la performance ambientale dei prodotti, l’azienda birraria desidera incrementare la comunicazione con i propri consumatori, così da metterli nella condizione di poter affrontare scelte sempre più consapevoli.

Analizzare l’impatto ambientale è un traguardo molto importante per le aziende, ma dato che l’analisi del ciclo di vita (LCA) dei prodotti, è un sistema assai valido ma anche molto impegnativo, soprattutto per le imprese più piccole, stanno nascendo nuovi progetti per cercare di poter rendere accessibile a tutti la sostenibilità ambientale. Tra questi, due sembra stiano avendo un buon risultato, e sono il progetto PREFER ed il progetto B.R.A.V.E., dei quali ci parla Fabio Iraldo, che è anche coordinatore GEO – Green Economy Observatory, nella videointervista che segue.

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Emirati Arabi Uniti: anche il deserto può produrre energia

Expo Milano 2015, 29 giugno (dalla nostra inviata Sara Leone) – Nel padiglione degli Emirati Arabi Uniti ad Expo2015 si può vedere attraverso video interattivi come il Sole e il grande caldo non abbiano ostacolato la grande crescita di questo paese.

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Cucine solari per Haiti: il Sole può salvare la vita

Expo Milano 2015, 29 giugno (dalla nostra inviata Sara Leone) – “Noi vogliamo utilizzare l’energia del Sole, un’energia che non si consuma mai”. Queste le parole di Andrea Turatti, presidente dell’ AFN (Azione per Famiglie Nuove) onlus, all’apertura dell’incontro di presentazione del progetto cucine solari tenutosi oggi ad Expo Milano 2015, a Cascina Triulza.
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L’AFN onlus è un’associazione che si occupa principalmente di sostegno ai ragazzi e ai bambini di tutto il mondo, assicurando loro istruzione, alimentazione e cure mediche. Aiutare una popolazione non vuol dire solo offrire aiuti umanitari, come possono essere le risorse di cibo, ma insegnare loro come essere autosufficienti senza dipendere da altri paesi. Per questo motivo l’AFN ha deciso di presentare il progetto Cucine solari per Haiti, paese in cui non c’è elettricità, non c’è acqua corrente, e l’unico mezzo utile per cucinare è la legna. A causa dell’alto tasso di disboscamento, in un luogo che ha solo il 2% del proprio terreno ricoperto di vegetazione forestale, oggi la legna si sta esaurendo, e le popolazioni di Haiti stanno ricorrendo sempre più spesso alla legna degli alberi da frutta. Tagliare questi alberi comporta ovviamente un’ulteriore assenza di cibo, perché anche la frutta andrà scomparendo, e non essendo comunque sufficiente ricorrono anche all’utilizzo della legna verde, che sprigiona fumi tossici quando viene bruciata. Lo scopo è quindi trovare una soluzione non solo per l’ambiente, ma anche per salvare le persone.
Con cucine solari l’AFN, in collaborazione con PACNE (Action contre la Pauvreté du Nord Est), l’Ente Nazionale per il Microcredito, il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e Tesla l.A. s.r.l. – che si è occupata della realizzazione tecnica del progetto – , si vuole in una prima fase portare queste cucine nelle scuole, in modo da educare gli insegnanti, quindi gli studenti, e infine le loro famiglie, per poi consegnare loro delle cucine solari familiari. Attraverso la possibilità di fare micro finanziamenti, le persone potranno avere la propria cucina solare allo stesso prezzo con cui comprerebbero quotidianamente la legna. La seconda fase del progetto consiste invece nella trasformazione e nella conservazione dei cibi. Infatti “il problema – sostiene il professor Paolo Masi, Direttore Dipartimento Agraria Università degli Studi di Napoli – è avere una sorgente di calore. Se io ho una sorgente di calore che si prolunga nel tempo, posso generare del vapore e quindi creare, dopo le cucine, anche dei sistemi di conservazione del cibo a energia solare”.

Quindi creare cucine di facile utilizzo e realizzazione, in modo da essere utilizzate da tutti senza bisogno di esperti, che non abbiano impatto sull’ambiente e non siano nocive per le persone, ma soprattutto che sfruttino materiali comunissimi e facilmente reperibili nei paesi in cui verranno installate, in modo da fornire un aiuto concreto a queste popolazioni, tenendo sempre presente le loro culture locali e le loro esigenze. Cucine solari per Haiti è tutto questo, con la speranza di poter estendere il progetto a tutti i paesi in via di sviluppo.

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FoodSavingBEC, giovani “eroi” per salvare il cibo

Expo Milano 2015, 3 luglio (dalla nostra inviata Sara Leone) – Nell’ auditorium di Palazzo Italia ad Expo2015 si è tenuta la giornata finale del progetto Food Saving BEC, organizzato dall’Università Bocconi di Milano. Lo scopo del progetto era quello di combattere lo spreco alimentare attraverso la realizzazione di lavori innovativi realizzati da ragazzi provenienti da tutto il mondo.

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L’antico mais di Gandino torna a vivere con le piccole produzioni

Expo Milano 2015, 29 giugno (dalla nostra inviata Sara Leone) – Filippo Seralli ci racconta come il mais spinato di Gandino, primo ad essere coltivato in Lombardia, abbia delle proprietà nutritive eccezionali e come possa restituire autonomia ai piccoli agricoltori.

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L’Enciclica di Papa Francesco presentata a Expo: fede, clima e COP21

Expo Milano2015, 30 giugno di Elio Errichiello- In occasione della presentazione dell’Enclica Laudato sii di Papa Francesco a Expo, abbiamo intervistato Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Angelo Scola, Arcivescovo di Milano.

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Cambiamenti climatici e cibo: come arrivare al 2050?

Expo Milano 2015, 30 giugno (dalla nostra inviata Sara Leone) – Il cambiamento climatico è ormai davanti agli occhi di tutti noi, ed è innegabile anche lo stretto rapporto che c’è tra clima e nutrimento del pianeta.

Al Women’s Forum di Expo 2015 le donne, ma non solo, continuano a porre al centro del dibattito il ruolo fondamentale del clima nel mondo di oggi, invitando personaggi illustri per trovare soluzioni al problema. Come si può nutrire il pianeta di fronte al cambiamento climatico?

“La soluzione non è produrre di più, ma livellare le differenze che oggi ci sono nel mondo – ha affermato Marion Guillou, presidente IAVFF (Institut Agronomique, Vétérinaire et Forestier de France) – possiamo ridurre gli sprechi, cambiare le nostre diete, e soprattutto puntare sulla rigenerazione dei terreni, garantendo così un cibo migliore e il risparmio dell’acqua”. Alla grande domanda che tutti oggi ci poniamo, cioè se sia possibile nutrire in modo sostenibile tutte le persone che ci saranno nel 2050, Marion Guillou ha risposto: “Gli OGM possono essere una soluzione, ma non saranno certamente la soluzione. Servirà molto di più”.
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Un altro grande problema conseguenza del cambiamento climatico è la volatilità dei prezzi. “Il clima avrà innanzitutto un grande impatto sui poveri – sostiene Robin Willoughby, consulente politico di Food and Climate Justice – i prezzi potranno addirittura raddoppiare, influendo così anche sui produttori. Nella parte povera del mondo la situazione peggiorerà ulteriormente, i giovani cercheranno di andare via per trovare condizioni migliori, e così le donne avranno un ulteriore carico: assisteremo ad una femminizzazione dell’agricoltura”.

Solo prestando grande attenzione al cambiamento climatico, cercando soluzioni veramente sostenibili, con cambiamenti concreti e non fermandoci alle semplici parole, possiamo sperare di riuscire a nutrire il pianeta anche tra cinquant’anni. Intanto le donne in prima linea si stanno impegnando nella diffusione della conoscenza di questo problema, sperando che COP21, la conferenza sul clima di Parigi, possa essere un proseguimento del lavoro fatto a Expo Milano 2015, ma anche un nuovo punto di partenza per una cooperazione basata sulla stretta unione tra tutti i paesi, perché nutrire il Pianeta è un dovere di tutti.

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