Muoviamoci

di Alessandra Senatore, 10 anni, Marco Calogero, 10 anni, Raffaele Grandinetti, 10 anni, Vittoria Domini, 9 anni, Marianna Giarletta, 11 anni, Anna Chiara Senese, 10 anni, Giuseppe Alexandros Mazzarella, 10 anni, Ginevra Ferrara, 9 anni, Danylo Hordiy Mironov, 10 anni, Giovanna Paolillo, 9 anni, Caterina Pierro, 11 anni, Maria Stella Minieri, 10 anni, Francesco Lancellotti, 10 anni, della IV e V primaria VIII Circolo didattico Don Milani di Salerno, coordinati dalla docente Ida Del Forno.

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“Non esistono più le mezze stagioni”. No, non è più solo un modo di dire, ma un’espressione che indica un’amara realtà: il nostro clima sta cambiando. Gli scienziati affermano che la temperatura del nostro Pianeta sta pericolosamente aumentando provocando, tanto per dirne una, lo scioglimento dei ghiacciai e il pericoloso innalzamento del livello dei mari. Quando, come, dove e perché sta avvenendo ciò? E, soprattutto, chi sta contribuendo, con il proprio comportamento, a far accadere tutto questo?

Ci è stato insegnato che un vero articolo deve rispondere a queste domande… le cinque W, tanto per intenderci. Noi, i piccoli ma grintosi giornalisti di Infocare, cercheremo di farlo.

All’inizio c’era l’effetto serra, cioè un fenomeno naturale che permette all’atmosfera di trattenere l’energia del sole. Fin qui tutto bene. Ad un certo punto, però, e precisamente verso la metà del 1900, questo effetto serra è aumentato a causa dei numerosi gas che l’uomo ha scaricato e continua a scaricare nell’ambiente. Come? Basti pensare ai milioni di macchine che circolano per le strade , ai condizionatori accesi “a paletta” durante l’estate, ai camini delle case, alle ciminiere delle industrie, per capire quanti gas scarichiamo ogni giorno nell’aria. Il risultato è sotto i nostri occhi: la Terra si riscalda sempre di più, la siccità, le alluvioni, gli incendi, l’innalzamento dei mari sono una realtà e, se non corriamo immediatamente ai ripari, le conseguenze dei nostri comportamenti saranno disastrose.

Impariamo, una buona volta, a muoverci con i mezzi pubblici o magari cominciamo ad utilizzare la bici; usiamo elettrodomestici a basso consumo energetico; spegniamo le luci quando non serve tenerle accese; non sprechiamo acqua, rispettiamo l’ambiente… Insomma, non rimaniamo semplicemente a guardare, magari commuovendoci al pensiero di ciò che sta per accadere, ma impariamo a comportarci mostrando di amare il Pianeta in cui viviamo.

La redazione di “Infocare”

 

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Energia sostenibile, come sarebbe la situazione climatica odierna se i pannelli solari fossero entrati in funzione negli anni trenta?

di Edoardo Amitrano, 15 anni, di Monte Porzio Catone (Roma)

Pannelli fotovoltaici, turbine eoliche, turbine idroelettriche sono solo alcuni esempi di moderne apparecchiature che ci permettono di sfruttare fonti di energia rinnovabili per la produzione di energia. Lo sviluppo di queste tecnologie ha preso piede solamente negli ultimi decenni e gli effetti positivi sul clima tardano a palesarsi; la situazione sarebbe diversa se l’impiego di pannelli solari fosse iniziato settanta anni fa? immagine_02L’idea di sfruttare il sole per ricavarne energia era già stata applicata dai tedeschi nei primi anni Trenta ricalcando il principio degli specchi ustori di Archimede: le enormi possibilità di questi macchinari spinsero la Germania ad investire nella ricerca in campo scientifico e l’incaricato della ricerca, il Dott. Wilhelm Maier, elaborò un progetto che avrebbe permesso  – stando a quanto riporta la rivista Signal del 1941– di pompare acqua da fiumi o laghi per irrigare piantagioni in zone aride dell’Africa utilizzando interamente l’energia prodotta da pannelli solari. L’idea prevedeva l’installazione di specchi concavi ai Tropici capaci di concentrare i raggi solari in un singolo punto di piccole caldaie contenenti olio, il quale veniva riscaldato e successivamente trasferito all’interno di un secondo attrezzo e miscelato insieme ad acqua che, evaporando, permetteva di azionare vari meccanismi. L’olio utilizzato nel processo veniva poi separato dall’acqua e riutilizzato nelle caldaie. Maier aveva inoltre previsto la necessità di poter orientare i pannelli verso l’astro per poter massimizzare l’efficienza dei macchinari, ideando una superficie girevole orientata regolarmente in modo da ricevere verticalmente i raggi solari durante qualsiasi ora del giorno. Il progetto finale prevedeva il posizionamento di piattaforme girevoli di circa 10 mq. massimizzando così l’efficienza, migliorando le prestazioni dei precedenti prototipi da 30 mq. L’utilizzo dei raggi solari per svolgere diverse funzioni non è in realtà un’idea nuova all’uomo: la possibilità di concentrarli un unico punto, cioè nel cosiddetto fuoco dello specchio, venne sfruttata concretamente da Archimede con i suoi specchi ustori durante l’assedio di Siracusa. immagine_01Si pensa infatti che tramite questi grandi vetri posizionati sulle coste di Siracusa, fosse possibile appiccare incendi sulle navi concentrando il fascio di luce sulle vele. Guardando a tempi più recenti già nel 1767 Horace-Benedict de Saussure ideò un sistema di cottura utilizzante una pentola di legno e un sistema di specchi capace di generare fino a 109 gradi Celsius di calore. Successivamente nel 1830 questo metodo venne ottimizzato in Inghilterra da John Herschel e nel 1891 vedremo il primo sistema di riscaldamento dell’acqua per usi sanitari ad opera dell’americano Clarence Kemp. Tuttavia furono effettivamente i tedeschi negli anni trenta i primi ad immaginare un diverso impiego di questo principio, cioè la produzione di energia. Mentre prima questi sistemi venivano impiegati solamente per il riscaldamento dell’acqua e del cibo, adesso tramite la produzione di vapore sarebbe stato possibile alimentare qualsiasi tipo di macchinario industriale, come per esempio pompe idrauliche e compressori.  Purtroppo lo sviluppo del progetto venne accantonato a causa degli elevati costi di realizzazione e della crescente necessita di fondi per la guerra in corso, ma l’idea messa a punto dagli scienziati tedeschi non è stata abbandonata, ma anzi con l’avvento delle nuove tecnologie è stata ripresa e migliorata. Le cosiddette centrali solari termodinamiche utilizzano specchi concavi che concentrano la radiazione solare non più in caldaie ma in singoli tubi al cui interno scorre  un particolare fluido termovettore, che permette di migliorare le prestazioni rispetto alla semplice acqua. L’installazione di queste strutture sta lentamente prendendo piede nel mondo di pari passo con i tradizionali pannelli fotovoltaici, un esempio è la centrale solare Archimede di Priolo Gargallo in Italia voluta dal premio Nobel Carlo Rubbia. Purtroppo la battuta di arresto subita dal progetto ci ha fatto perdere preziosi anni che sarebbero potuti essere impiegati nel miglioramento della tecnica. Se lo sviluppo di tali strumentazioni e la loro implementazione non fossero stati interrotti probabilmente il livello di tali tecnologie oggi sarebbe più avanzato, e l’utilizzo su larga scala di tali apparecchiature avrebbe portato ad un significativo miglioramento della situazione climatica globale con la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili e, di conseguenza, si sarebbe evitato l’attuale eccessivo riscaldamento globale.

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#WarmPeopleSustainableDevelopment

di Benedetta Tedeschi, del III A, redazione La Siringa, liceo scientifico G. Alessi di Perugia

«Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria», diceva Newton con il terzo principio della dinamica: questo è nell’ordine naturale delle cose.

L’azione umana più naturale a cui possiamo pensare è quella del respirare; respirando produciamo CO2: questo è nell’ordine naturale delle cose.

Tante altre azioni che compiamo, a dir poco più superflue e “artificiali” del respirare, comportano immissioni analoghe, anzi, ben più consistenti, destinate a stravolgere per sempre il mondo per come lo conosciamo: questo non è nell’ordine naturale delle cose.

 Emergenza ambientale globale: come risponde il mondo?

Parigi COP21 è stata un’esperienza internazionale ineludibile, foriera di assolute novità e di proposte trasversali che hanno portato ambiziosamente alla ribalta, tra gli altri, il tema dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulla popolazione mondiale.

La conferenza è approdata ad un accordo globale sulla limitazione delle cause antropiche dei cambiamenti climatici e il testo ha registrato il consenso dei rappresentanti delle 196 parti partecipanti.

Quale l’obiettivo comune?

Limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius (° C) rispetto ai livelli pre-industriali.

Il tema dei cambiamenti climatici è assai dibattuto a tutti i livelli della conoscenza: dalle scuola elementari dove mastre e maestri cercano di istruire all’ecologia, fino all’Università dove si studiano le cause e le concause, nonché gli effetti, di questi stravolgimenti ambientali, così determinanti per la vita dell’uomo.

Connessione uomo-cambiamento climatico: come affrontare l’argomento?

Intervisteremo il Professor Giovanni Maria Perfetto De Santis, Ordinario presso l’Università degli Studi di Perugia per l’insegnamento di Geografia Umana e discipline affini.

L’attività scientifica del Professor De Santis si è sviluppata attraverso l’analisi di molteplici questioni legate alla geografia, di cui ha evidenziato in particolare le relazioni che si instaurano nel rapporto uomo-ambiente.

univ perugia

Professor De Santis, prima di tutto, come spiegherebbe il concetto di “geografia umana” e come inserirebbe nella disciplina i cambiamenti climatici?

 La geografia umana si occupa della distribuzione dell’uomo nello spazio e tratta le relazioni tra quest’ultimo e l’ambiente: l’essere umano è un qualcosa che va definito, prima di tutto, scientificamente, per essere messo a sistema con gli altri fattori che concorrono con la vita sulla terra, altresì l’ambiente, va qualificato e, nella fattispecie lo chiameremo “motore dell’evoluzione”. Trattando del rapporto tra uomo e ambiente ci sono un’infinità di implicazioni: una di queste riguarda, appunto, la tutela del territorio e tutto ciò che ad esso è affine (clima, guerre, fattori accidentali di varia natura più o meno interdipendenti dall’attività umana).

Un esempio particolare di variazione climatica è l’effetto serra, come lo definirebbe, scientificamente? È un qualcosa che influisce negativamente sull’attività umana o no?

Pompei: 2.0

di Leonardo Suvieri e Mario Bucaneve, della redazione de La Siringa, liceo G. Alessi di Perugia

La catastrofe di Pompei è pronta per ripetersi. L’antica città costruita dai romani migliaia e migliaia di anni fa fu vittima, insieme ai sui cittadini, dell’eruzione vulcanica del Vesuvio, vulcano alla cui pendici era stata edificata. Secondo studi dalla INGV, di Roma, e IAMAC-CRN, di Napoli, con l’ausilio dei più importanti centri di studi di geologia e vulcanologia del mondo, sembrerebbe che entro trenta/quaranta anni l’aumento della temperatura esterna del pianeta inizierà a influenzare i moti convettivi all’interno del nostro pianeta. Questo perché i raggi solari, che rimangono “intrappolati” all’interno dell’atmosfera terrestre a causa dei sempre più numerosi gas serra presenti in essa, riscalderanno in modo esponenziale la crosta terrestre. La conseguenza più grande e catastrofica di questo fatto è che ci sarà un innalzamento delle temperature interne della terra e anche all’incremento dei moti convettivi del magma terrestre. Ciò porterà a eventi catastrofici come terremoti, di livello non inferire al 8, e nella peggiore delle ipotesi eruzioni vulcaniche da “vecchi” e “nuovi” vulcani. Come l’antica città romana, ora le attuali città del mondo sono quindi minacciate dalla forza incontrastabile di madre natura che cerca di punirci per i gravi danni che con i nostri eccessi e il nostro comportamento le infliggono giorno dopo giorno

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Salviamo il “mondo moribondo”

di Alessandro Lucia, 13 anni, III A Istituto Comprensivo Tiberio Gulluni di Colonna (Roma)

Cause e conseguenze dell’effetto serra

Il pianeta terra, il posto in cui tutti viviamo.

Forse in futuro esploreremo altre galassie, ma per ora è meglio rendersi conto di quello che succede sul nostro pianeta e cercare di rimediare ai danni che stiamo causando prima che sia troppo tardi.

Il surriscaldamento globale è un problema di cui si parla spesso e che affligge il mondo da molti anni. Recentemente c’è stato un incontro tra i vertici delle principali nazioni per discutere di questo tema. La causa più importante del riscaldamento globale è l’effetto serra, argomento che mi ha particolarmente colpito e di cui vorrei parlare in questo articolo.

L’effetto serra è un fenomeno più che naturale, che avviene nei pianeti sui quali è presente una atmosfera e, quindi, anche sulla Terra. Il vero problema consiste nel fatto che negli ultimi anni la situazione sta peggiorando.

Dal punto di vista scientifico, l’effetto serra consiste nel processo d’entrata dei raggi solari nell’atmosfera con conseguente riscaldamento del pianeta. Durante la fase di uscita i raggi solari si scontrano con l’atmosfera terrestre ed una parte di essi viene trattenuta all’interno consentendo alla Terra di mantenere una temperatura constante. Recentemente, però, lo strato di CO2 è aumentato notevolmente, non permettendo così alla giusta quantità di raggi solari di uscire, provocando in questo modo il surriscaldamento del mondo. Ciò è dovuto all’aumento dei gas nell’aria e all’inquinamento, registrati a partire dalla prima rivoluzione industriale.

Foto_3-1455128401388Probabilmente intorno al 2050 si avrà una quantità di CO2 doppia rispetto al periodo della seconda guerra mondiale e questo causerà un aumento delle temperature nelle zone temperate rendendole, di conseguenza, aride e creando un pianeta molto più caldo. È opportuno, quindi, che tutta la popolazione mondiale prenda coscienza della necessità di cambiare, in tempi rapidi, il proprio stile di vita e si incammini verso uno sviluppo ecosostenibile ed ecocompatibile. Le attuali conoscenze scientifiche consentono di utilizzare energie alternative come quella elettrica o geotermica (ove possibile), solo per citare due esempi visibili semplicemente osservando le macchine elettriche, i pannelli solari o le pale eoliche. Purtroppo, però, la società tende a dare più importanza al petrolio, dietro il quale vi sono interessi così grandi ai quali sarà difficile rinunciare, perché chi ha in mano i soldi detiene il potere.

Foto_2-1455128401388Consapevole dello stato della situazione, ogni singolo cittadino dovrebbe mettere da parte l’egoismo e pensare a salvaguardare questo piccolo corpo celeste ormai in rovina. Per raggiungere la suddetta consapevolezza occorre, però, sensibilizzare tutta la popolazione mondiale, attraverso l’istruzione, i mass media ed i social network. Sarebbe opportuna un’azione unanime e concorde da parte di tutti i Paesi del mondo, nessuno escluso, ma l’attuale quadro politico internazionale non fa ben sperare in tal senso. Per tale ragione sottolineo, ancora una volta, che spetta ad ognuno di noi iniziare ad invertire la rotta e fungere da esempio per altre persone. Gettare la spazzatura negli appositi contenitori, consumare meno carne e cibi fuori stagione o preferire i mezzi pubblici alla propria automobile sono alcuni dei tanti piccoli gesti quotidiani che potrebbero aiutarci ad alleggerire la nostra impronta ecologica.

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Rendere la Terra più pulita e sana è, infatti, un nostro dovere per non lasciare alle generazioni future un “mondo moribondo”. Dopotutto questo è il nostro pianeta ed è nostro compito preservarlo!

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World Water War, 111 guerre da climate change in mezzo secolo

di Leonardo Suvieri, redazione La Siringa, liceo scientifico Galeazzo Alessi di Perugia

wwwDalla seconda guerra mondiale i cambiamenti climatici sono stati la causa di ben 111 guerre nel mondo. Di questi, tra i 79 ancora in corso, ben 19 sono considerati di massima intensità. Strettamente connessa ai cambiamenti climatici è quindi l’eventualità di conflitti per le risorse energetiche e naturali, in particolare per l’acqua. Infatti, dagli studi del World Watch Institute, l’alterazione delle precipitazioni potrebbe accrescere le tensioni rispetto all’uso dei corpi idrici condivisi e aumentare la probabilità di conflitti violenti . Si stima che circa 1,4 miliardi di persone già vivono in aree con problemi legati all’approvvigionamento idrico, un numero che al 2025 potrebbe arrivare fino a 5 miliardi se non vengono bloccati i crescenti problemi del riscaldamento globale e della desertificazione.

Si stima anche che l’impatto dei cambiamenti climatici potrebbe portare a ondate migratorie, minacciando la stabilità internazionale. Si pensa che entro il 2050, ben 250 milioni di persone potrebbero fuggire da aree vulnerabili dall’innalzamento del livello del mare, dall’aumento del numero di tempeste o di inondazioni, o da aree formate da terreni agricoli diventati troppo aridi per coltivare. Sappiamo dall’esperienza che la migrazione verso le aree urbane ha messo sempre sotto pressione i servizi e le infrastrutture, alimentando la criminalità o le insurrezioni, mentre la migrazione attraverso i confini ha spesso portato a violenti scontri per la terra e le risorse.

Conflitti come quello civile in Siria sono un perfetto esempio di questo fatto. In questa zona, appunto, fra il 2006 e il 2011 si è verificata la siccità più lunga e la perdita di raccolti più grave mai registrate fin dai tempi delle prime civiltà nella Mezzaluna fertile. Su 22 milioni di abitanti, oltre un milione e mezzo è stato colpito dalla desertificazione, che ha provocato massicce migrazioni di contadini, allevatori e famiglie verso le città. Un altro esempio di conflitti causati da scontri per le terre e le risorse sono la guerra civile in Darfur, lo scontro tra le fazioni di Jikany Nuer e Lou Nuer nel Sud del Sudan per il controllo delle scarse risorse idriche, o i conflitti legati alla costruzione della diga Sardar Sarovar sul fiume Narmada in India. Solo per citare alcuni casi da un lungo elenco di tragedie e catastrofi che secondo gli ultimi dati del UNHCR si stima possa generare fino a 250 milioni di rifugiati ambientali entro il 2050.

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In conclusione possiamo dire che, con l’intensificazione dei cambiamenti climatici e soprattutto le variazioni sui livelli di approvvigionamento idrico delle varie zone terrestri porterà alla formazione di conflitti in tutte le zone del mondo più colpite da questo problema.

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Il pianeta Terra “piange”

di Camilla Lisotti, 13 anni, classe III A, Istituto Comprensivo Tiberio Gulluni di Colonna (Roma)

Da quando sono piccola, amo sfogliare libri e giornali ed una delle immaginiFoto 2_ 1455128261462 della natura che mi piace guardare sono i ghiacciai. Hanno un fascino incredibile, quasi magico: una massa bianca gelida che è il risultato di anni di nevicate.

Da un po’ di tempo programmi televisivi, riviste, telegiornali hanno richiamato la mia attenzione con espressioni come “global warming”, “effetto serra”, “scioglimento dei ghiacciai” e devo ammettere che, purtroppo, la situazione è molto preoccupante, perché riguarda il nostro mondo futuro.

Proprio ieri sera, mentre guardavo il telegiornale, ho visto un servizio in cui si sottolineava come questo inverno sia il meno piovoso degli ultimi 250 anni e che tutti i laghi ed i fiumi sono al livello minimo. Non nevica, eppure siamo a fine gennaio, le nostre splendide montagne sono verdi e quelle strisce di bianco che si vedono altro non sono che neve sparata per mandare avanti l’economia dei paesi di montagna.

Le statistiche ci dicono che l’aumento della temperatura globale negli ultimi 150 anni è pari 0,8° C, con una previsione di aumento di 2° C in più rispetto all’epoca precedente alla rivoluzione industriale.

Il pianeta Terra “piange”. Piange perché l’uomo lo sta distruggendo e non ha rispetto della natura. Nella mia infanzia ho fatto molte vacanze estive in montagna e una guida alpina spiegò che il mare, la montagna e i laghi sono paesaggi bellissimi, messi a nostra disposizione dalla natura, con cui è bello entrare in contatto, ma bisogna averne rispetto e non modificarla.

L’uomo, però, cosa fa? Esattamente questo: pensa ai suoi interessi. Mi tornano in mente le tante costruzioni abusive che ho visto ai piedi di un monte o sul letto di un fiume, per non parlare della deforestazione e delle frane. Se continuiamo con questi atteggiamenti disinteressati verso l’ambiente, la natura ci distruggerà, saremo le sue vittime, sotterrate dalle acque che si innalzeranno a causa di un sempre più repentino scioglimento dei ghiacci, dalle macerie dei terremoti sempre più frequenti, perché  si è riscontrato che i movimenti delle placche tettoniche, a seguito dell’aumento della temperatura e alla forza delle precipitazioni, sono aumentate del 20% rispetto alla normalità. Tali situazioni mi fanno paura, perché sono tutte riconducibili al “global warming”, ossia al surriscaldamento climatico, il mutamento del clima terrestre sviluppatosi nel corso del ventesimo secolo e  tuttora in corso.Foto 1_ 1455128261462

Il principale responsabile del cambiamento della temperatura globale è la quantità di gas emessi nella nostra atmosfera, i quali si stabilizzano nell’aria, risultando dannosi per l’ambiente e le persone. Queste emissioni provocano il fenomeno dell’effetto serra, ossia rendono l’atmosfera molto più densa e molto meno permeabile al passaggio di calore; per questo motivo, il calore imprigionato dalla terra non viene espulso, bensì trattenuto come accade in una serra. I gas permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l’atmosfera, ma ne ostacolano il passaggio verso lo spazio. Gli studiosi affermano che il clima sulla Terra sta mutando, perché le attività umane, le enormi emissioni di gas e la deforestazione modificano la composizione chimica dell’atmosfera.

Il cambiamento climatico comporterà delle implicazioni estremamente significative sia a carico della salute dell’uomo che dell’integrità dell’ambiente. Il clima, infatti, influenza fortemente l’agricoltura, la disponibilità delle acque, la biodiversità, la richiesta di energia  e l’economia. Il crescente aumento della temperatura sta generando mutazioni continue: la più evidente è una diminuzione delle precipitazioni che, tuttavia, si abbattono più violentemente rispetto al passato, causando danni e disastri ambientali, come è spesso accaduto negli ultimi anni.

Ho riflettuto a lungo su questo problema e ho capito che ognuno di noi può fare qualcosa, seriamente, anche nella propria casa, per non peggiorare vertiginosamente la situazione. Ad esempio basterebbe spegnere le luci nelle stanze, non lasciare le apparecchiature in stand-by, fare la raccolta differenziata, riciclare i rifiuti organici, ma soprattutto non usare le automobili e regolamentare con leggi rigide e controlli severi gli scarichi delle industrie nell’atmosfera. Ciò, sommato alle misure proposte dall’Unione Europea che prevedono di diminuire del 20% le emissioni di gas serra ed aumentare la quota delle energie rinnovabili nel consumo totale di energia, potrebbe essere un buon inizio.

E’ proprio il caso di riflettere sulle targhe alterne che, a volte, lo Stato ci impone: sindaci, politici, ci vuole così tanto a chiudere le città al traffico anche alle macchine blu e creare una città a dimensione d’uomo con mezzi pubblici efficienti? Vedremmo gente che cammina meno stressata dai clacson, che si gode la bellezza della propria città e un’atmosfera che “sorride” per il minore smog emesso.

La colpa è vostra, uomini di potere, che non volete stravolgere in meglio la vita di tutti noi. Ne conseguirebbero solo effetti positivi, ma il vostro potere, la paura di perdere consensi, l’incapacità di attuare cambiamenti vi rende immobili, tutti uguali e intanto l’aria è irrespirabile, i tassi di smog sono a livello di guardia per la nostra salute, il pianeta “piange”, lancia segnali, ma cosa c’è di peggio di chi non vuol vedere?

Data la situazione non resta che sperare nelle ricerche degli scienziati, mossi non dal potere, ma dalla loro sete di diffondere cultura. Insieme a loro potremmo urlare a gran voce il disastro imminente, incontrare questi ciechi uomini di Stato, muovere il loro senso civico  e convincerli a fare molto, molto di più. Esorto tutti a riflettere, a prendere coscienza di tale situazione. Impariamo a custodire il  bel mondo che ci è stato donato, altrimenti temo che sarà la natura a distruggere l’umanità.

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La nuova Atlantide avrà piramidi e Taj Mahal

di Leonardo Suvieri e Mario Bucaneve, La Siringa, Liceo Scientifico G. Alessi di Perugia

La perdita di monumenti di tutto il mondo è imminente; l’ umanità deve correre ai ripari.
Le cause di tutto: il riscaldamento globale e lo scioglimento delle calotte polari.
Secondo i dati della N.A.S.A e di molti altri studi scientifici entro il 2050 il livello delle acque salirà così tanto che non solo tutte le coste ma addirittura monumenti come le piramidi d’Egitto, il Taj Mahal e il teatro del opera di Sidney saranno sommersi.   Il mito della famosa città sommersa Atlantide potrebbe diventare realtà.
Proprio la quantità di monumenti che potrebbero essere sommersi formerebbe una città sott’acqua.
L’ Unesco correrà ai ripari rendendo patrimonio dell’umanità monumenti di serie b o addirittura repliche dei monumenti perduti.
Una seconda soluzione potrebbe essere quella di creare delle vere e proprie attività turistiche sotto il livello del mare.
Proposta più utopistica a causa delle difficoltà che si incontrerebbero nel mantenere integri i monumenti sotto il livello del mare. Si prevede infatti che il ritmo con cui i monumenti si deteriorerebbero sarebbe molto rapido tanto da rendere inutili i restauri.
La salinità delle acque corroderà le strutture degli edifici che diventeranno “case” per pesci.  Le nazioni si sono impegnate a ridurre il riscaldamento globale per ridurre lo scioglimento delle calotte polari e salvare i monumenti del mondo che anno ormai l’acqua alla gola.

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