Coronavirus e le sue fake

di Valerio Bucciaglia, 16 anni, di Pomezia

In questi ultimi mesi la diffusione del Covid19 è stato uno degli argomenti più trattati da tutti i giornali, ma non sono mancate le fake news che hanno creato scompiglio e allarmismo fino ad arrivare ad una vera è propria fobia.

I rimedi “casalinghi”

Tra i metodi piú bizzarri per evitare il contagio troviamo la “Miracle Mineral Solution” una soluzione a base di candeggina allungata con acqua, una invenzione che nulla ha di scientifico.I danni provocati dall’assunzione di questa soluzione sono molto seri l’EPA ““agenzia per la protezione ambientale degli Stati uniti” ha affermato che l’assunzione può provocare danni neurologici e alla fertilitá. L’origine di questa fake news è prettamente americana infatti la Miracle Mineral Solution fu inventata nel 2006 e pubblicizzata come cura contro HIV,malaria,cancro e molte altre malattie.In questo momento i promotori di questo metodo hanno colto la palla al balzo usando il Coronavirus come fonte di guadagno visto che l’inventore del metodo Jim Humble ha messo in vendita anche dei flaconi del suo prodotto tutt’ora acquistabili su internet ed ha scritto anche un libro in cui spiega come prepararsi in casa questo rimedio. Il Panzironi americano? Da diversi anni FDA ed EPA combattono una lotta all’insegna della corretta informazione per salvaguardare la salute pubblica.

La guerra batteriologica

Il giornale Washington Times in primis ha riportato le dichiarazioni poi smentite di Dany Shoham, biologo ed ex ufficiale dell’intelligence israeliana che aveva sostenuto la tesi che il Coronavirus fosse sfuggito da un laboratorio  di Wuhan in cui si creano armi per una futura guerra batteriologica.I presupposti per lo scandalo ci sono tutti ma lo stesso Dany Shoham a Poynter ha smentito la sua tesi poco dopo affermando che la sua è solo una supposizione e che tuttora non ci sono prove che dimostrino la veridicità di tale affermazione.In poche ore dal falso allarme dato da Shoham la notizia è arrivata in tutto il mondo infatti tuttora molti credono che questa sia l’origine del virus nonostante Massimo Galli, esperto di malattie infettive primario dell’ospedale sacco di Milano, abbia più volte smentito la tesi che il virus sia stato creato dall’uomo per una possibile guerra batteriologica.

I pacchi Made in China “pericolosi”

Bufala che ha girato su tutti i social scatenando una psicosi che ha fatto calare moltissimo gli incassi dei negozi gestiti da cinesi.Infatti diversi quotidiani hanno riportato la notizia secondo cui il Coronavirus sopravviverebbe fino a nove giorni sulla superficie degli oggetti.A sostegno di questa tesi c’è uno studio pubblicato ad inizio febbraio sul The Journal of Hospital Infection che non riguarda il Coronavirus attuale ossia il Covid19 ma altri Coronavirus simili.L’organizzazione mondiale della sanità e il Ministero della Salute hanno ribadito più volte che i pacchi spediti dalla Cina ed i prodotti Made in China non sono pericolosi visto che il virus non sopravvive a lungo su oggetti ,rimane comunque buona norma sempre lavarsi le mani con acqua e sapone e nel caso non sia possibile usando gel a base alcolica.

La corsa alle mascherine

Tra i prodotti più acquistati negli ultimi mesi troviamo le mascherine infatti questo articolo è a andato a ruba ,basti pensare che alcuni produttori hanno quasi finito le scorte!Ma le mascherine saranno davvero un mezzo adeguato per evitare il contagio? Walter Ricciardi dell’Oms durante la conferenza stampa il 25 febbraio 2020 ha specificato che solo le mascherine con particolari filtri proteggono dal virus, infatti vengono usate dagli operatori sanitari come protezione.Gli altri tipi di mascherina  più comuni con una protezione più blanda servono a chi ha contratto il virus per evitare di contagiare altre persone.Come anche espresso dal Ministero della Salute la mascherina anche se senza filtri può arginare il contagio in particolari situazioni, per esempio nei comuni della zona rossa, ma serve a ben poco nel caso di una popolazione che non ha contratto il virus.È inutile quindi in preda alla psicosi assaltare i negozi acquistando pacchi su pacchi di questi prodotti, agendo in questo modo si privano le persone realmente bisognose di questa indispensabile protezione venendo a mancare del tutto il senso civico!

Alle prossime fake news

Fonti

-https://www.focus.it/scienza/salute/coronavirus-virus-cina-mascherinbloccano-la-trasmissione

-https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_febbraio_25/coronavirus-punto-mascherine-chi-servono-quali-sono-come-indossarle-57e03d7e-57c3-11ea-a2d7-f1bec9902bd3.shtml

-https://www.fda.gov/consumers/consumer-updates/danger-dont-drink-miracle-mineral-solution-or-similar-products

-https://www.epa.gov/iris

-https://www.ilsole24ore.com/art/da-big-pharma-guerra-batteriologica-cinese-8-bufale-coronavirus-ACHSswJB

-https://www.journalofhospitalinfection.com/article/S0195-6701(20)30046-3/fulltext

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Wi-fi, il silenzioso “boia” del pianeta

di Simone Fezzuoglio e Emanuele Santoro, 16 anni, del liceo G. Alessi di Perugia

Oggi il cambiamento climatico è uno dei problemi che più preoccupa la comunità scientifica ed  essendo stati posti esame da relativamente poco tempo, sono poche le certezze e molti i dubbi. Oltre a questo sul web sono comparsi centinaia di articoli “scientifici” che imputano la colpa del cambiamento climatico alle più svariate cause, : delle vere e proprie “bufale” scritte con il solo scopo di insidiare il dubbio e creare un’impenetrabile barriera di incertezza intorno al questo tema.

Sono pochi gli studi veramente affidabili, e fra questi occupano un posto di rilievo i rapporti dell’IPCC: il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change-IPCC). Quest’organo redige a intervalli regolari  valutazioni esaustive e aggiornate delle informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche riguardanti i cambiamenti climatici. Queste informazioni sono rilevanti per la comprensione dei mutamenti climatici indotti dall’uomo, degli impatti potenziali dei mutamenti climatici e delle alternative di mitigazione e adattamento disponibili per le politiche pubbliche.

Sono stati proprio questi rapporti ad evidenziare, nel tempo, le cause dei cambiamenti climatici ormai note alla maggioranza della popolazione. Ad esempio l’identificazione del ruolo dei gas serra che, esattamente come il vetro della struttura che dà loro il nome, catturano il calore del sole, impedendogli di tornare nello spazio. Ma l’IPCC punta il dito anche contro una delle principali scoperte tecnologiche di questo secolo: il Wi-Fi e le reti cellulari. In un recente rapporto è scritto: Le onde radio emesse dalle varie attività umane, soprattutto nell’ambito delle telecomunicazioni influiscono per il 74,8% all’aumento delle temperature medie oceaniche (tradotto dall’inglese).

Le radioonde vanno quindi a riscaldare gli oceani e i mari di 1,3 gradi Farenight all’anno. Per capire come sia possibile questo fenomeno basta pensare al funzionamento dei forni a microonde, che vengono usati per la cottura rapida dei cibi. In essi viene sfruttata l’azione del calore che si genera all’interno degli alimenti in seguito all’assorbimento dell’energia elettromagnetica di frequenze opportune. L’azione delle microonde si esercita sulle molecole d’acqua presenti negli alimenti: le molecole d’acqua si comportano come dipoli elettrici e tendono ad allinearsi lungo il campo elettrico oscillante generato dalle microonde. Di conseguenza entrano in rapida oscillazione e, urtandosi le une con le altre, producono calore all’interno della sostanza da riscaldare o da cuocere, in un tempo assai inferiore a quello normalmente necessario.

Mettere in relazione un microonde con il Wi-Fi può sembrare una follia, ma non lo è: il Wi-fi e il microonde sono più simili di quanto pensiamo, tanto che questi due strumenti funzionano oltre che con lo stesso tipo di onde le emettono anche sulla stessa frequenza. Infatti entrambi lavorano su una banda da 2,4 gigahertz che venne assegnata ai forni a microonde dall’International Telecommunication Union nel 1947 e venne poi “rubata” dalla Wi-Fi Alliance che la utilizzò per lanciare la sua rivoluzione su scala mondiale: le reti wireless che sono oggi in ogni casa. Ovviamente delle differenze ci sono: questi due strumenti lavorano con lunghezze d’onda completamente diverse. Le microonde, come dice il nome, hanno lunghezze d’onda che vanno da 1 mm a 30 cm, mentre le radioonde utilizzate da Wi-Fi e reti cellulari occupano la fascia dello spettro delle lunghezze d’onda maggiori, comprese tra 10 cm e 1 km. Un’altra differenza è che il microonde è progettato per essere una gabbia di Faraday quasi perfetta, cioè per tenere al suo interno le onde emesse, il Wi-Fi per emetterle all’esterno con la massima potenza possibile.

Ecco quindi spiegata la preoccupazione dell’IPCC; il Wi-Fi e le reti cellulari, pur emettendo radiazioni meno potenti (in quanto meno “concentrate”) di un microonde hanno un raggio d’azione che si estende per tutto il pianeta senza perdere quasi mai potenza, visto che il segnale è potenziato costantemente da migliaia di ripetitori.

Si può quindi affermare che grazie al Wi-Fi e alle reti cellulari abbiamo trasformato il nostro pianeta in un gigantesco “forno” a radioonde e gli effetti di questo surriscaldamento degli oceani saranno catastrofici. Oltre alle conseguenze per la biodiversità marina, è evidente che se si aumenta la temperatura dell’acqua di pari passo ne aumenta il volume. Ora, l’aumento di volume sarà irrisorio se scaldiamo l’acqua per cuocere la pasta a casa nostra, ma se a scaldarsi gli oceani l’aumento di volume sarà enorme, sempre l’IPCC ipotizza un aumento di livello dei mari fino a 2 metri entro il 2100. Se questa previsione dovesse avverarsi l’Europa apparirà come nell’immagine sotto.

Da qui possiamo facilmente comprendere la portata catastrofica di questo fenomeno, che è già in corso. Non possiamo fermarlo, perché è ormai troppo tardi, ma possiamo rallentarlo e cercare un rimedio a questo disastro che ci siamo creati. Alcuni attivisti moderni affermano che l’eccesso di tecnologie che ci circonda ci ha portato a questo punto, la sproporzionata avidità umana ci sta spingendo verso la fine: è a causa della ricerca scientifica che siamo arrivati a questo punto? Secondo noi no, come la scienza è in parte causa di questo problema essa potrà diventare una soluzione. La critica che viene giustamente mossa ai movimenti ambientalisti è che lo slogan “Salviamo il pianeta” è errato: la Terra continuerà tranquillamente a esistere senza di noi, si dovrebbe quindi dire “Salviamo l’umanità”. Non fare nulla, non parlarne e anche semplicemente non conoscere rende complici a questo gigantesco attentato all’umanità. Dobbiamo unirci consapevolmente a combattere la venuta di quello che sembra essere uno scenario da film apocalittico, ma che potrà diventare una terribile realtà.

ATTENZIONE!

Questo articolo è una bufala: la relazione tra il Wi-Fi, le reti cellulari e il cambiamento climatico è totalmente inventato, così come lo è la citazione al rapporto dell’IPCC. Non esiste nessuna prova scientifica a riguardo e probabilmente un fisico sufficientemente preparato potrebbe smentirci con facilità. Sono invece reali i dati sull’innalzamento dei mari. Abbiamo voluto mischiare dati reali con altri falsi per aumentare la credibilità della bufala.

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Ora o mai più

di Erica Angelini e GIulia Apicella, 16 anni, in rappresentanza della classe di cinematografia del Liceo Bruno Touschek di Grottaferrata, referente Luca Piermarteri

ORA O MAI PIU’ from CASTELLI AL CINEMA on Vimeo.

Scuola: Liceo Scientifico Statale “B. Touschek” – Grottaferrata (RM)

Durata: 08’30
Anno: 2019
Formato: HD

Una storia d’amore al tramonto, un rapporto in crisi tra uomo e donna che non riguarda una sola coppia, ma l’intera umanità.

Regia: Leonardo Gioia e Michele Ciocci
Interpreti: Beatrice Scarso e Davide Fusco

Produttore esecutivo: Luca Piermarteri
Professoressa referente: Daniela Boccuti

TROUPE
Sceneggiatura: Giulia Apicella, Greta Campbell, Erica Angelini
Direttore di produzione: Sara Spagnoli
Aiuto-regia: Giulia Apicella
Operatore di ripresa: Tiziano Guadalupi
Fonico: Valerio Fasano
Scenografia, Costumi, Trucco&Parruco: Elisa Furia e Greta Campbell
Segretaria di edizione: Erica Angelini
Montaggio: Valerio Fasano

Credits: Primo premio miglior sceneggiatura e miglior attrice protagonista-  Castelli al Cinema: educare i giovani alle immagini del futuro,  realizzato all’interno del Piano Nazionale del Cinema per le Scuole e promosso dal MIUR in collaborazione con il MiBAC.

 

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Cambiamento climatico, bufale e piromani

di Gabriele Roscini e Giorgia Soriani, 16 anni, del liceo scientifico G. Alessi di Perugia (coordinamento Chiara Fardella, Annalisa Persichetti)

fake-news-cambiamento-climaticoIn questi ultimi anni, in cui si parla sempre di più del cambiamento climatico e della sua importanza, vi sarà sicuramente successo di sentir parlare di fake news e di negazionismo. In pratica, per ogni allarme climatico, si diffondono in rete false notizie che offrono spiegazioni alternative dei fenomeni disastrosi, travisano i fatti e le cause, smentiscono le analisi della comunità scientifica. E tale disinformazione ha successo, raggiunge le persone con enorme rapidità ed efficacia.

Ma quali sono queste fake news? Perché si creano e qual è il loro pericolo?

Ce lo spiega Francesca Buoninconti, naturalista di formazione che ormai da anni si occupa di comunicazione della scienza e di giornalismo scientifico.

Quali sono le principali fake news che circolano sul cambiamento climatico?

Beh di sicuro le principali fake news sul cambiamento climatico sono che non esiste o che non sia colpa delle attività umane. Sono almeno 40 anni che sappiamo di quanto e perché si sarebbe alzata la temperatura media globale. A svelare per la prima volta al mondo come l’anidride carbonica introdotta in atmosfera avrebbe cambiato le temperature della Terra è stato il Charney Report, nel 23 luglio 1979. Il rapporto aveva già individuato il colpevole – l’uomo – e prospettava un futuro disastroso se non si interveniva subito. Purtroppo così non è stato, tranne che in rari casi.

Come e quando nasce una fake news? Ci può fare un esempio?

E’ spesso in concomitanza di eventi catastrofici che nascono nuove fake news. È successo per esempio con gli incendi in Australia. Mi riferisco alla fake risalente ai primi di gennaio sulle “180 persone arrestate per gli incendi”. Una vera e propria bufala cavalcata dai negazionisti del clima. La realtà è che un comunicato della polizia del Nuovo Galles del Sud, lo stato più colpito dagli incendi, è stato travisato appositamente e rilanciato da alcuni siti, come InfoWars, conosciuti per le loro posizioni negazioniste sul clima, e da diversi bot e troll su Twitter con l’hashtag #ArsonEmergency (emergenza piromani). In realtà quel numero, usciva fuori da un’accozzaglia di dati che in buona parte non si riferiva neanche all’attuale stagione degli incendi. Di quegli oltre 180, solo 24 erano stati davvero arrestati per incendi dolosi negli ultimi mesi.

Secondo lei perché è stata creata questa fake news?

La somma era stata fatta appositamente e comunicata in modo distorto con l’hashtag #ArsonEmergency proprio per attribuire la responsabilità degli incendi ai piromani e non agli effetti del cambiamento climatico in corso, come invece sostengono gli scienziati e l’Australian Government Bureau of Meteorology.

Quale è il lato più oscuro delle fake news e del negazionismo?

La cosa più pericolosa è che la maggior parte delle volte, dietro la diffusione di una fake news, c’è un interesse preciso di chi la diffonde. Nel caso degli incendi in Australia si voleva smentire l’importanza e gli effetti del cambiamento climatico. Negare il cambiamento climatico significa, invece, non prendersene la responsabilità, soprattutto a livello politico ed economico.

C’è un modo per contrastare il cambiamento climatico?

Contrastare davvero il cambiamento climatico implica una rivoluzione del nostro mondo, del modo di fare qualsiasi cosa: dall’alimentazione ai viaggi, dalla mobilità cittadina allo stare su internet. E questo ovviamente ha un peso e un impatto su imprese, aziende e multinazionali, prima che su tutti cittadini.

In sintesi, negare i cambiamenti climatici fa comodo alla politica e all’economia, e la gente tende ad ascoltare volentieri e a credere a quello che la rassicura e la fa stare bene. Le fake news vengono costruite proprio per dire agli utenti quello che essi vogliono sentirsi dire, a volte anche per spaventarli ad arte e renderli affamati di rassicurazioni, di risposte che prontamente vengono fabbricate, deformando la percezione della realtà e la lucidità degli utenti.

A tutti piacerebbe credere che i cambiamenti climatici, con gli scenari disastrosi che ci minacciano, siano solo favole, che le piogge torrenziali, la siccità disastrosa, gli incendi, lo scioglimento dei ghiacciai siano fenomeni passeggeri, eccezionali, o peggio fisiologiche bizzarrie del pianeta che si riequilibreranno da sole. Purtroppo non è così, e finché nasconderemo la testa sotto la sabbia, come gli struzzi, per non vedere la realtà, la sabbia continuerà ad arroventarsi sempre di più, arrostendo le teste e tutto il resto.

Calliope

Racconto di Marco Zuaro, 18 anni, di Monte Porzio Catone (Rm)

Parte 1

Matteo stava camminando verso la stazione. Il calore ristagnava nelle strade, e l’asfalto sembrava vibrare nell’accecante luce d’Agosto. L’aria era ferma, ma i suoi capelli biondi galleggiavano ritmicamente nell’aria, conferendogli una buffa area puerile che male si sposava con le lunghe gambe coperte dalla altrettanto bionda peluria adolescenziale. Nonostante il sudore impregnasse la t-shirt di cotone e la gola fosse secca per la sete, queste gambe procedevano a tamburo battente, senza dare alcun segno di volersi fermare. Con un area estremamente rilassata Matteo proseguiva la sua celere marcia, incitato dal peso del piccolo zaino che portava alle spalle, che ad ogni passo sobbalzava leggermente, ricordandogli il contenuto. Ogni volta che pensava di rallentare o fermarsi sotto l’ombra di uno dei grandi alberi del vialone, per far calmare i giramenti di testa che lo assalivano in fitte intermittenti, bastava un colpetto dello zainetto per ricordargli la sua missione e che doveva concluderla al più presto. Solo per una cosa si fermò: un vecchio sudato e grinzoso era seduto vicino ad una fontanella e chiedeva l’elemosina. Il cappello a terra era vuoto e il poverino sembrava molto sofferente nell’arsura. La vuotezza di quel cappello fece molta pena a Matteo, che senza esitazione infilò la mano nella tasca dei pantaloncini, estraendone una banconota da cinque euro tutta stropicciata che depose nel cappello a terra. La smorfia di dolore del vecchio si convertì in un sorriso di gratitudine che gli riempì il cuore di sincera e disinteressata gioia, e lo incoraggiò a proseguire lungo il suo percorso con nuovo entusiasmo. Appena il vecchio stabilì che il ragazzino era sufficientemente lontano, arraffò la banconota e la nascose in tasca, per poi riprendere la pantomima. (…)

E tu lo sai cos’hai nel piatto?

di Valentina Diani, Alessandra Orza, Greta Brigati,  16 anni, del III Liceo Colombini di Piacenza

Non è mai facile essere consapevoli di che cosa si abbia nel piatto e che cosa contengano gli alimenti che assumiamo ogni giorno.

Molti di noi nemmeno fanno caso agli ingredienti indicati sulle etichette dei prodotti che acquistano e finiscono spesso con l’ingerire cibi altamente elaborati che contengono decine e decine di ingredienti chimici potenzialmente nocivi per la nostra salute.

L’etichetta, difatti, è la carta d’identità dell’alimento: riporta informazioni sul contenuto nutrizionale del prodotto e fornisce una serie di indicazioni per comprendere come i diversi alimenti concorrono ad una dieta corretta ed equilibrata.

Saper leggere correttamente le etichette rappresenta un atto di responsabilità verso il nostro benessere e verso quello delle persone che mangiano le cose che acquistiamo. Ci aiuta, infatti, ad impostare una sana alimentazione.