Inchiesta sulla grande distribuzione di Sofia Stopponi e Giorgia Soriani, 15 anni, del liceo Alessi di Perugia
Entrando dentro un grande supermercato la vista degli scaffali traboccanti di cibo ci rassicura subito sulla possibilità che vi troveremo certamente tutto ciò di cui abbiamo bisogno, o semplicemente desideriamo per la nostra alimentazione quotidiana. Questa sensazione di appagamento del consumatore ha un prezzo molto caro sulla società, sull’ambiente e persino sull’economia: si chiama spreco alimentare. Infatti ogni mattina i commessi dei grandi magazzini sistemano negli scaffali e nei banconi frigo, una quantità di cibo certamente superiore a quella che sarà effettivamente venduta prima della scadenza. Molti prodotti come ravioli, salse e formaggi cremosi, quando giungono alla data di scadenza, hanno il loro destino nell’inceneritore perché sigillati in incarti plastificati. In realtà sarebbero ancora commestibili, ma nessuno, all’interno del supermercato è addetto a separare gli alimenti dai loro imballaggi.
Stessa cosa accade o meglio poteva accadere, fino a poco tempo fa, anche ai molti prodotti del banco gastronomia: cannelloni scaloppine e polli arrosto e ai prodotti da forno: pizza, pane e focacce che, se non venduti alla fine della serata, per legge non possono essere smerciati il giorno successivo e quindi erano destinati al cassonetto. Le cose oggi stanno cambiando per fortuna, come vedremo più avanti.
Buttare cibo, in un mondo in cui 800 milioni di persone non riescono a sfamarsi in modo adeguato è una cosa veramente ingiusta. Qualcuno ha detto che buttare alimenti commestibili è come “rubarlo” dalla mensa di un povero.
Certamente la questione dello spreco alimentare è molto complessa e non riguarda certo solo i supermercati, ma anche ristoranti e mense e aziende che producono cibo e soprattutto, riguarda in modo considerevole, noi consumatori. Infatti, ma non è questo l’argomento del nostro lavoro, si può dire che una gran fetta di colpa ce l’abbiamo proprio noi consumatori, perché acquistiamo più del necessario e per il fatto di essere diventati sempre più esigenti tanto da obbligare i supermercati ad avere una grande varietà e abbondanza di merce sugli scaffali.