Il falso mito degli spinaci

di Valentina Magni, Lorenzo Manucci, Emma Latterini, Simone Stafissi Buricca, della III media E dell’Istituto Perugia 9, coordinamento di Federico Panduri

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Braccio di ferro ha perso la sua forza

Molte generazioni sono cresciute con il mito di Braccio di Ferro, un sensibile marinaio che difendeva i deboli dai soprusi del grossolano Bruto grazie ad un barattolo di spinaci che lo rendeva forte e invincibile. Per anni molte mamme sono riuscite a far mangiare spinaci ai propri figli senza ricorrere ad ulteriori espedienti, ma oggi questo connubio tra spinaci e ferro è stato smontato.

Secondo l’ISS, (Istituto Superiore di Sanità), gli spinaci non sono una buona fonte di ferro per l’organismo, così come altri alimenti vegetali. Contengono infatti solo una piccola parte di ferro rispetto gli altri alimenti: 100 g di spinaci crudi contengono 3 mg di ferro legato ad altre sostanze che ne limitano l’assorbimento; quindi molto di meno rispetto alla carne, il pesce e le lenticchie, che ne contengono il doppio e sono in grado di offrire al nostro organismo un’ottima biodisponibilità per l’assorbimento, cioè di aumentare la quantità effettiva che il nostro organismo è in grado di assorbire e utilizzare.

Gli spinaci in ogni modo rappresentano una buona fonte di vitamine e acido folico. Il ferro però è un oligoelemento che sebbene si trovi nel corpo umano in piccole quantità (circa 4 g nell’uomo e 2,5 g nella donna) riveste funzioni fondamentali. Esso è attivamente legato al trasporto di ossigeno nel sangue, entrando nella costituzione dell´emoglobina, ed è presente in molti enzimi fondamentali in numerose reazioni metaboliche. Il fabbisogno quotidiano di ferro varia in funzione dell’età, del sesso e delle situazioni fisiologiche che cambiano durante il corso della vita. È particolarmente elevato nell’infanzia (a causa della rapidità dell’accrescimento), nelle donne in età fertile (a causa delle perdite mestruali) e nelle donne in stato di gravidanza (a causa degli elevati bisogni specifici correlati alla gestazione). Negli anziani, a causa di una riduzione dell’apporto alimentare, nonché per un diminuito assorbimento intestinale, occorre prestare molta attenzione per garantirne il corretto apporto. La quantità di ferro che introduciamo con la razione alimentare è sovente limitata, poiché è contenuto in una grande varietà di alimenti, ma in quantità molto piccole. La carenza degli apporti di ferro è stata messa in relazione con le situazioni di anemia.

A tal proposito occorre apportare nello schema alimentare un consumo idoneo di carne, pesce, uova, legumi, che sono gli alimenti con più alta concentrazione di ferro. Importante ricordare che la vitamina C (acido ascorbico), di cui sono ricchi gli agrumi, facilita l’assorbimento del ferro; aggiungere al condimento delle verdure il limone facilita l’assorbimento di questo minerale.

Care mamme, non vi rimane che inventare un altro supereroe per convincere i vostri bambini a mangiare lenticchie!

 

Da Cleopatra a Mariah Carey: i benefici del latte

di Lucia Giglioni, Valentina Maria Giubboni, Uesli Vishkulli, della III media E, Istituto Perugia 9, coordinamento Federico Panduri

1551719222665-latteLa cura del corpo e la ricerca della bellezza attraverso la storia giungono fino a noi.

Chi lo ha detto che il latte fa male? Sta prepotentemente prendendo piede la convinzione che colloca il latte in cima alla classifica dei quattro veleni bianchi insieme al sale, lo zucchero e la farina che, come tutti gli alimenti, sono da usare con moderazione, ma non da evitare. Infatti il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana, al punto che il genoma umano si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte. Questo alimento è tanto salutare per il nostro organismo che i medici ne consigliano l’assunzione regolare fin dalla tenera età; la presenza di calcio, potassio, fosforo e vitamine incidono, sulla crescita e lo sviluppo dell’organismo.

 Ad avvalorare l’importanza di bere latte c’è anche il fatto che questo è un alimento completo: le sue proteine, rappresentate da caseina (80%) e lattalbumina (20%), rappresentano un terzo del fabbisogno medio giornaliero di un individuo. Infine in esso sono anche presenti i carboidrati, sotto forma di lattosio, particolarmente importanti per lo sviluppo del tessuto nervoso nei primi mesi di vita.

In età adulta, salvo per quella percentuale di popolazione intollerante al lattosio (5 persone su 10 secondo i dati dell’AILI – Associazione Italiana Latto-Intolleranti ), cioè allo zucchero presente nel latte che non riescono a digerire, l’assunzione di latte rafforza il sistema immunitario e la buona digestione. Inoltre, i pochi grassi saturi (2,1 g su 100 g) presenti nel latte intero pastorizzato, hanno un effetto favorevole all’intestino riducendo il rischio di sovrappeso. Il latte è ricco di calcio e vitamina D (fondamentale per la formazione di ossa e denti), di vitamine del gruppo B e A e contiene tutti gli aminoacidi che servono al nostro organismo per rimanere in buona salute. 

Oltre ai numerosi vantaggi che il latte apporta al nostro organismo ve ne sono molti anche dal punto di vista estetico: ricordiamo che fin dall’antichità Cleopatra era solita fare il bagno nel latte per la cura del corpo, per levigare e idratare la pelle. La stessa abitudine fu ripresa da altre figure femminili degne di nota: Poppea e Giuseppina Bonaparte, fino ad arrivare a Mariah Carey che ha dichiarato di amare immergersi nel latte come rimedio di bellezza. Il latte oltre a essere un concentrato di grassi e proteine sane, è infatti ricco di vitamine e minerali che aiutano a rimuovere le cellule morte dal derma, prevenendo le rughe e migliorando il colore della carnagione.

Tra le varie false informazioni a proposito del latte vi è quella che lo associa all’insorgenza di gravi malattie come il tumore. L’American Institute for Cancer Research ha ampiamente dimostrato che non esiste alcuna correlazione tra il consumo di prodotti lattiero-caseari e il cancro alle ovaie, e oltre a questo dalle recenti pubblicazioni di Annals of Oncology, sembra che le componenti proteiche abbiano effetto protettivo per il tumore del colon-retto.

L’unico rischio che gli amanti della dieta potrebbero incontrare con un’assunzione spropositata di latte è l’aumento di peso. Come tutti gli alimenti, il latte fa ingrassare se non viene inserito correttamente in un’alimentazione equilibrata e controllata. Il suo apporto calorico è minimo (circa 130 kcal per un bicchiere da 200 g, che scendono a 90 in caso di latte parzialmente scremato, mantenendo invariato l’apporto di calcio) se si tiene presente che il fabbisogno calorico giornaliero per un adulto è di circa 2500 kcal. Il latte, inoltre, consumato a colazione o come spuntino, è un ottimo alleato contro la fame e può essere sostitutivo di altrettanti piccoli pasti che potrebbero aggiungere inutili calorie. In questo senso quindi il latte non fa neanche ingrassare.

Quindi, per tutti gli amanti del latte, ben venga un buon bagno nel latte accompagnato da un calice di latte parzialmente scremato.

Digiuno mortale

di Giulia Burioli, Giulia Granocchia, Giulia Luchetti, Alex Malfagia, della III media E dell’Istituto Perugia 9, coordinamento di Federico Panduri

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Meglio essere che apparire

Secondo l’Osservatorio Nazionale dell’Adolescenza (ONA), il 64% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni dichiara di sentirsi migliore quando riesce a raggiungere il peso ideale. Di questo 64% quasi 8 su 10 sono ragazze che dichiarano di sentirsi influenzate dai modelli lanciati da blogger e influencer che sfoggiano e pubblicizzano corpi magri e perfetti tanto da convincere i fan ad imitarli.

I giovani cominciano a seguire falsi consigli e metodi fai da te che a volte si rivelano trappole mortali. L’ultima tendenza invita a saltare i pasti: se da un lato è vero che non mangiare fa perdere peso, dall’altro è altrettanto vero che, quando inizia la fase in cui la massa grassa è stata ridotta al minimo, la perdita di peso inizia a colpire la massa muscolare mettendo in pericolo la salute della persona. Quando ciò succede scatta un meccanismo di difesa delle ghiandole surrenali, le quali per fare in modo che il cervello abbia i nutrienti necessari per svolgere le sue funzioni vitali, sottraggono sostanze dalle strutture corporee come i muscoli. Saltando i pasti durante la giornata, inoltre, si rischia il cosiddetto calo fisiologico di zucchero nel sangue che spinge il cervello a desiderare più cibo per cui si arriva al pasto successivo più affamati del solito ricolmando il senso di sazietà con alimenti ricchi di carboidrati, calorie e grassi.

Se pensate ancora che saltare i pasti sia un valido modo per dimagrire tenete conto che non mangiare comporta ulteriori problemi all’organismo quali aumento di stress e nervosismo, calo di zuccheri che può portare all’abbassamento di pressione e conseguenti malori, rallentamento del metabolismo che aiuta a bruciare l’apporto di calorie giornaliere, per non parlare del rischio di mal nutrimento e disordini alimentari che spesso sfociano nell’anoressia o nella bulimia.

Conviene ancora inseguire il mito della magrezza saltando i pasti? È necessario che gli adolescenti escano da un tale vortice dicendo stop a questa spirale di infelicità che porta a pesarsi più volte al giorno, a guardarsi in ogni specchio, a misurarsi spesso fianchi, gambe e girovita. Una corretta alimentazione in adolescenza è di fondamentale importanza per ottenere un buon livello di sviluppo fisico e mentale e per migliorare la possibilità di conservare una buona salute in età adulta. Per quel che riguarda l’apporto di cibo, negli ultimi anni i nutrizionisti puntano ad abbandonare il calcolo delle calorie, che non è automatico né naturale, a favore di sistemi più intuitivi di composizione dei pasti.

Agli adolescenti si consiglia di mangiare 5 o 6 volte al giorno, seguire una dieta bilanciata cominciando da una colazione sana e nutriente per iniziare bene la giornata, di evitare consumo eccessivo di carboidrati, zuccheri e cibo spazzatura, ma soprattutto di adottare un sano stile di vita legato al movimento e all’attività fisica.

È un mito effimero la magrezza, di cui è veicolo la società che la mostra come modello di salute e benessere fisico. Una favola fallace, una menzogna immaginosa capace di incantare, ma che analizzata razionalmente è possibile smontare a favore dell’essere e non dell’apparire.

Il frutto col ciuffo e la falsa verità che si tramanda

di Martina Arcelli, Damiano D’Antonio, Lucas Ilario, Matteo Lucacci, Caterina Pettirossi, della III E, Istituto Comprensivo Perugia 9, coordinamento Federico Panduri

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Il frutto con il ciuffo: l’ananas. Ne abbiamo sentito parlare spesso. Insieme al pompelmo, al tè verde, alla mela e all’arancia è da sempre sulla tavola dei sogni perché brucia i grassi e agisce come dimagrante. Ma è proprio così? Iniziamo col dire che nessun alimento fa ingrassare o dimagrire, al massimo consumare frutta ricca di acqua, come l’ananas o il cocomero, permette di abbassare la ritenzione idrica.

L’ananas è un frutto tropicale ricco di proprietà e apporta numerosi benefici alla salute. Si tratta di una pianta facente parte della famiglia delle Bromeliaceae, originaria del Sud America e diffusa in Repubblica Domenicana, El Salvador, Ecuador, Nicaragua, Hawaii, Tailandia e Filippine. Il suo frutto, dalla forma caratteristica e dal sapore dolce e fresco, fu apprezzato per la prima volta da cittadini di origine europea ai tempi di Cristoforo Colombo e del suo viaggio in America. Fu poi trasportato in Europa e, grazie agli spagnoli e agli inglesi, diffuso in tutto il nostro continente e nelle isole del Pacifico. Divenne così uno dei frutti più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
Le proprietà dell’ananas sono tante, in particolare è noto per i suoi benefici contro la cellulite, la ritenzione idrica e per i suoi effetti digestivi. L’ananas contiene poche calorie (100 g di ananas apportano circa 40 kcal), risulta quindi un alimento adatto alle diete ipocaloriche. Molto ricco di acqua, contiene anche una discreta quantità (10 g) di carboidrati sotto forma di zuccheri e in particolare di glucosio, fruttosio e saccarosio. Povero di fibre (solo 1 g di fibra per 100 g), ha un indice glicemico medio che aumenta nel caso del succo d’ananas o dell’ananas confezionato. Contiene inoltre altri micronutrienti fondamentali: è una discreta fonte di vitamina C (il consumo di 100 g di ananas apporta circa il 20% della quantità di vitamina C raccomandata giornalmente), di potassio e di magnesio.

L’ananas è ricco di vitamine, minerali e fibre che aiutano la digestione pertanto rappresenta un ottimo drenante, ma la leggenda di azione snellente si riferisce ad una sostanza, la bromelina, in grado di rompere le molecole proteiche degli alimenti, ma nell’ananas è contenuta nel gambo del frutto che solitamente non si mangia, e solo in minima parte nella polpa. In più la bromelina è sensibile alle temperature e il suo effetto diminuisce se il frutto viene trattato.

Ciò che è vero è che l’ananas velocizza la digestione e facilita il metabolismo, quindi aiuta a digerire, inoltre è composto per la maggior parte da acqua e zuccheri semplici perciò contiene pochissime calorie ma ha un elevato potere saziante.

La scienza ci dice: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. I grassi non bruciati non possono sparire nel nulla ma il nostro organismo ne fa una grande riserva di lipidi, grassi utilizzati in assenza di energia e zuccheri. Tra poco ci troveremo ad affrontare la prova costume e c’è un solo modo per consumare e bruciare i grassi in eccesso: una dieta equilibrata e tanta attività fisica. Se poi non saremo ancora soddisfatti, non ci rimane che consolarci gustando una buona fetta di ananas sotto l’ombrellone con la consapevolezza non di dimagrire, ma di dissetarci.

Chi avrà la meglio?

di Caterina Pettirossi, della 3E dell’Istituto Comprensivo Perugia 9, coordinamento Federico Panduri

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Tutti sotto l’ombrellone e il sole cocente di agosto desideriamo spesso dissetarci con un succo, un estratto o un frullato di frutta. Le differenze? L’estratto (o succo) è un concentrato di vitamine e sali minerali, dove la polpa viene separata dal succo attraverso uno specifico strumento, mentre il frullato è ottenuto con un mix di frutta e latte.
Ma perché bere un succo invece di mangiare un frutto fresco? Questa domanda ricorre spesso tra i nutrizionisti.
Sicuramente gli estratti di frutta e verdura sono ricchi di vitamine purché provengano d’agricoltura biologica o controllata, altrimenti oltre a frutta e verdura potremmo incontrare residui di pesticidi.
Solo che i succhi di frutta non sono salutari. Innanzi tutto eliminano la presenza di fibre, fondamentali per l’organismo in quanto necessarie a regolare il nostro intestino e ad aiutare la digestione. Un altro rischio importante in cui si incorre assumendo frequentemente succhi, è quello di eliminare gli zuccheri della frutta (fruttosio) e aggiungerne altri che non fanno parte dell’alimento, ma che servono solo per ridare il sapore al frutto. Questi zuccheri, con indice glicemico leggermente più alto, entrano velocemente all’interno del nostro organismo e stimolano l’ormone insulina, e tanto più l’assorbimento è veloce, tanto più torna il senso di fame. Infatti queste bevande hanno un basso potere saziante.
Le sostanze aggiunte ai succhi sono ritenute responsabili dell’aumento dei trigliceridi, e se si esagera si ottiene un accumulo di grasso. Questo è il motivo per cui, a seguito di un utilizzo eccessivo, potremmo notare un aumento del giro vita e una glicemia in salita. Pertanto, per coloro che soffrono di glicemia alta o diabete, questi estratti lavorati sono altamente sconsigliati.
È necessario sapere che per il nostro corpo è differente assumere un frutto o qualsiasi cibo per intero, piuttosto che una parte o un estratto. Il nostro organismo ha bisogno di tutte le sostanze che troviamo all’interno di ciò che mangiamo e separarli non è sempre una buona idea. Importante è soprattutto la masticazione, perché gran parte delle sostanze benefiche della verdura, ma anche della frutta, vengono assorbite dopo un processo di masticazione attraverso particolari enzimi salivari che effettuano la prima digestione rendendo l’alimento più facile da scomporre e digerire. Rispetto ad un frullato, un estratto va consumato entro poco tempo dalla preparazione in quanto si ossida molto più velocemente. Gli estratti inoltre, non sono sostitutivi di un pasto, in quanto provocano un aumento dello stress metabolico che per l’organismo può diventare troppo elevato e, se portato avanti nel tempo, provoca una carenza nutrizionale.
Quello che si crede un vantaggio di questi estratti è che risultano più digeribili: infatti impiegano soltanto quindici/trenta minuti per essere assorbiti, rispetto alle tre o quattro ore necessarie per digerire un cibo mangiato per intero. Ovviamente tutto questo dipende dall’assenza di fibre contenute nella polpa che l’estrattore separa dalla parte liquida.
Spesso negli estratti vengono mescolati sia frutta che verdura ma questi due alimenti richiedono diversi processi digestivi ad eccezione di carote e mele considerata l’unica combinazione possibile.
Recentemente, alcuni pediatri statunitensi hanno raccomandato di limitare il consumo dei succhi di frutta nei bambini in quanto non sono sostitutivi né dell’acqua, né della frutta, ma aumentano il consumo di calorie e il rischio di carie dentali. In conclusione si consiglia di raddoppiare le dosi di frutta e verdura interi, meglio se biologici e freschi.

Carne: fa bene o fa male?

di Valentina Magni, 14 anni, della III E dell’Istituto C. Perugia 9, coordinamento Federico Panduri

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I nostri nonni davano grande importanza alla carne, soprattutto a quella rossa, perché dicevano che “la carne fa sangue!”.  Ma è proprio così? 

Studi scientifici hanno dimostrato che sia la carne rossa che quella bianca svolgono una funzione antianemica (la quantità di ferro contenuta nelle carni bianche è di poco inferiore a quella delle carni rosse, fa eccezione il cavallo, che ne è particolarmente ricco contenendone circa il 50% in più delle altre carni). Eppure si sente dire che mangiare carne rossa fa male, tanto che in Italia il consumo di carne è ai minimi storici: quasi una persona su dieci l’ha eliminata del tutto dalla propria dieta.

Probabilmente questa scelta nasce dalle recenti affermazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha classificato come “probabilmente cancerogene le carni processate, cioè quelle trattate con salature, fermentazione e affumicazione, mentre la carne rossa è stata classificata come “potenzialmente cancerogena” (gruppo 2A), perché gli acidi grassi saturi sono stati associati a un maggior rischio di sviluppare il cancro mammario e il cancro del colon retto. Studi più recenti hanno infine dimostrato che le proteine della carne possono essere sostituite senza alcun problema da quelle vegetali ottenute dall’associazione di legumi e cereali integrali.

Tuttavia, secondo i ricercatori dello studio ABR di Roma (Sicurezza degli Alimenti e Tutela della Salute) noi italiani non siamo a livelli di pericolo. Le cose cambiano nel caso si eccedesse nel mangiare carne rossa: consumare 100 g al giorno di carni rosse aumenta del 17% la probabilità di incorrere in alcuni tipi di tumore e il rischio sale al 18% con 50 g di carni conservate, come quella in scatola. Sappiamo che la carne contiene molti grassi saturi, presenti però in qualità e quantità variabile a seconda dell’età, della specie, della parte anatomica e dello stato d’ingrassamento dell’animale.

L’ingestione prolungata di carne comporterebbe anche un aumentato stimolo pro-infiammatorio cronico e questo è un dato che non si deve sottovalutare, perché l’infiammazione che sembra essere attivata dalle endotossine batteriche prodotte dai batteri veicolati dalla carne, rappresenta il primo processo attraverso il quale si attivano molte patologie organiche croniche. L’AIRC, (l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro), ha espressamente spiegato che “nessuna patologia è causata soltanto dal consumo di carne e non vi è una relazione di causa-effetto diretta tra proteine animali e sviluppo di una data malattia”.

Quindi possiamo confermare che, come tutti gli alimenti, la carne non è pericolosa in quanto tale, ma in particolari condizioni e se ne facciamo un consumo smodato. Diventa quindi importante sapere sempre da dove proviene la carne che mettiamo in tavola e come sono stati allevati e alimentati gli animali prima di essere macellati.

In conclusione, se stiamo attenti a consumare una giusta quantità di carne, alla qualità di quello che mangiamo e a come lo cuciniamo, non solo non ci esponiamo a rischi, ma ci fa anche bene per le proprietà importanti che la carne contiene e che nessun altro alimento può dare al nostro organismo.

L’acqua frizzante: le mille bolle blu

di Valentina Giubboni, Melissa Cerezo Garcia, Lucia Giglioni, Diego Vescovi, Uesli Vishkulli, 13 anni – III E dell’Istituto Compr. Perugia 9, coordinamento di Federico Panduri

1550874229387-acqua-e-bollicineSono molti gli italiani che preferiscono l’acqua gassata a quella liscia, altri invece intimoriti dalle voci che la prima faccia male preferiscono la seconda.

Questa idea è legata a fake-news del web che, come dice la parola stessa, sono falsi miti, perché non c’è nulla di scientifico che dimostri il danno provocato all’organismo umano dall’acqua frizzante.

La prima leggenda metropolitana è che l’acqua frizzante ha più calorie dell’acqua naturale: falso. Le due tipologie di acqua hanno le stesse caratteristiche tranne per l’anidride carbonica che si trova nell’acqua gassata per crearne le bollicine caratteristiche.

Il secondo mito, invece, è che l’acqua frizzante causi il gonfiore dell’addome ma è anche questo falso perché l’effetto è temporaneo e anch’esso è causato dall’anidride carbonica. Una causa del gonfiore potrebbe essere il fatto di mangiare e bere molto velocemente causando pesantezza, una soluzione sarebbe quella di consumare i pasti lentamente bevendo l’acqua che si preferisce, soltanto per chi soffre di gastrite e meteorismo le acque gassate andrebbero bevute con moderazione.

Terza bufala è quella che l’acqua frizzante rovina lo smalto dei denti; anche questo è falso perché il pH della saliva varia durante i pasti, a seconda di quello che mangiamo e beviamo, ma in brevissimo tempo vengono ripristinati i valori normalmente compresi tra pH 6.5 e 7.5. Quindi, nonostante l’anidride carbonica in acqua generi acido carbonico, responsabile dell’abbassamento del pH, le acque gassate non hanno alcun potere corrosivo nei confronti dello smalto, che può essere invece compromesso da diverse cause di origine alimentare come i disturbi all’apparato digerente e soprattutto dall’effetto dei batteri cariogeni che proliferano in condizioni di scarsa igiene orale.

Andiamo avanti con le varie leggende, la quarta è che le acque gassate sono ricche di sali, in particolare sodio che può causare ritenzione idrica. Anche questa affermazione è priva di fondamento perché l’anidride carbonica presente nell’acqua mantiene inalterate le sue caratteristiche saline, inoltre il gas ingerito con l’acqua viene espulso tramite la digestione e non interviene in alcun modo nella salute umana.

Ultima e quinta bufala, forse quella più famosa, afferma che l’acqua frizzante non disseta: al contrario l’acqua gassata ha un potere dissetante “immediato”, una sensazione di appagamento che si avverte più velocemente rispetto alle acque lisce a causa dell’effetto che l’anidride carbonica ha sulle papille gustative.

Dunque la scelta dei vari tipi di acqua può essere guidata solo dai nostri gusti personali, se preferiamo acqua con le bollicine o senza, e non dalla prevenzione a vari mali inesistenti che leggiamo in internet o in base alle leggende tramandate per tradizione.

Magari avete sentito parlare de “l’acqua fa male e il vino fa cantare”, canzone popolare dell’Emilia-Romagna, beh… l’acqua non fa sicuramente male, il vino forse fa proprio cantare, ma di certo non fa bene alla salute e non è una bevanda miracolosa come quella degli Dei dell’Olimpo, ma questa è un’altra lunga storia e per oggi niente alcool, solo acqua frizzante.

Il vecchio contadino: “Adesso si sta meglio”

La redazione della II F della Scuola Secondaria di Primo Grado Giuseppe Capua di Melicuccà (R.C.) coordinata da Natale Todaro indaga sulle coltivazioni e sui cibi di qualche tempo fa…

Al giorno d’oggi sono molte le false notizie riguardanti l’alimentazione.

Spesso queste false notizie danno consigli nocivi per il nostro organismo, consigliando diete assurde che prevedono l’eliminazione di cibi che, in realtà, sono fondamentali per la nostra alimentazione.

Per paragonare l’alimentazione del giorno d’oggi a quella dei loro tempi abbiamo intervistato delle persone anziane chiedendo loro da cos’era costituita la loro alimentazione, come e cosa coltivavano e cosa pensano del cibo di oggi.

Loro lasciavano la scuola molto presto per andare a lavorare nei campi.

Coltivavano soprattutto legumi(fagioli, lenticchie ,piselli e fave), ma anche patate e grano.

Chi aveva abbastanza denaro poteva permettersi anche la carne.

Il pane, invece, veniva preparato in casa.

Una volta c’era poco cibo, quindi noi adesso siamo fortunati.

Il cibo di una volta ,inoltre, secondo gli anziani, era molto più genuino rispetto al nostro.

Un’ anziana ci ha detto che è meglio oggi perché prima c’era  poco da mangiare.

Una volta si concimava con poco concime e con tanto escremento di animale.

Per l’inquinamento una maestra ci ha detto che una volta non c’erano le macchine quindi c’era meno fumo e c’erano più alberi.

Ora invece ci sono molte macchine e le petrolifere.

Questa maestra ci ha detto che un anno fa hanno aperto la pancia  di un pesce spada e all’interno hanno trovato una scarpa e della plastica, che purtroppo ogni giorno vengono buttate nel mare e nel terreno.

Il terreno non riesce a degradare la plastica, quindi è molto  pericoloso.

INTERVISTA AL SIGNOR GIUSEPPE

          

D. Come era il cibo di una volta e come veniva coltivato?

R. Il cibo di una volta era più  genuino.

A colazione chi possedeva una mucca poteva bere una tazza di latte aggiungendo un pò di caffè. Molti mangiavano la minestra riscaldata oppure la zuppa fatta col pane giallo, acqua calda e un po’ di burro.

A pranzo  si cucinava la minestra o la pasta asciutta condita con un sugo molto semplice cucinato velocemente, si mangiavano  anche le patate , i fagiolini, questi ultimi venivano coltivati in campagna.

A cena si mangiava della minestra o del riso con le verze oppure la polenta con il latte.

Altre volte si cenava con pane e fichi, pane e castagne.

Per coloro che potevano permetterselo, potevano una volta a settimana mangiare la carne, c’erano delle persone che compravano maialini, li crescevano e quando erano grandi li macellavano per poter ricavare la carne e i salumi.

D. Signor Giuseppe cosa ne pensa del cibo di oggi?

R. Io i cibi di oggi non li apprezzo perché non sono genuini come un tempo, vengono usati i disserbanti che avvelenano la bontà e le proprietà dei cibi stessi.

Anche oggi come un tempo io nella mia campagna coltivo: fave, priseia (piselli), fasola (fagioli), e altri legumi.

Un tempo non c’era l’abitudine di andare a mangiare la pizza in pizzeria o a mangiare al ristorante, ma c’era solo  un campo di terra e fiori.

Intervista al Signor Rocco

D. Come si preparava il terreno da coltivare a quei tempi? E adesso?

R. Una volta il terreno si zappava a mano e si concimava con lo steppo degli animali.

Adesso si zappa coni trattori e si mette il concime industriale.

D. Cosa si coltivava?

R. Si coltivava, il grano per il pane che allora si faceva in casa, fagioli, ceci, lenticchia, fave, piselli, patate, peperoni, melanzane, pomodori, lattughe, cetrioli ecc.

D. Con il raccolto che cosa si faceva?

R. Con il raccolto parte si mangiava in famiglia, l’altra parte avanzante si vendeva e si prendevano i soldi.

D. Come si raccoglievano le olive? E adesso che cosa è cambiato? E come si trasportavano e si pulivano?

R. Le olive si raccoglievano a mano con il bel tempo ed il brutto tempo.

Adesso invece ci sono le reti ed il lavoro procede più velocemente.

Si trasportavano con l’asino sulle spalle, se l’asino in alcuni viottoli non poteva camminarci.

Si pulivano con le pietre girandole manualmente, adesso ci sono i frantoi industriali.

Girandole manualmente adesso ci sono i frantoi industriali

D. Il grano come lo coltivavate?

E come lo macinavate? E ora?

R. Il grano si seminava, poi quando il grano era maturo si trebbiava con la trebbia poi si portava al mulino e si faceva la farina.

D. Il pane come veniva fatto?

R. Il pane mia madre lo impastava con il lievito madre che allora si passava l’un l’altro, da parenti e vicini.

D. Come si annaffiava? E ora?

R. Si annaffiava sia con i solchi nella terra sia trasportando l’acqua. Adesso invece io annaffio tirando l’acqua dal pozzo con il motore elettrico.

D. Di quei tempi che cosa ti piaceva?

E adesso che cosa ti piace?

R. Mi piacevano tutti, gli ortaggi che coltivavamo perché a quei tempi non c’erano altre cose.

Adesso si sta meglio e nelle famiglie non manca nulla.