L’odore inebriante del basilico

di Carlotta Balucani, 15 anni, del liceco G. Alessi di Perugia, coordinamento Annalisa Persichetti e Chiara Fardella

gne-1551792227231-2

Sono molte le fake news alimentari che sono diventate virali nel web. E una volta lanciata una falsa informazione, essa continua a circolare in rete riproponendosi, evergreen, anche dopo numerose smentite: esse infatti non hanno il potere di cancellare definitivamente il danno di informazione della fake, cui accedono sempre nuovi utenti a rischio “di abbocco”.
Analizziamo dunque il caso basilico cancerogeno per evidenziare due fenomeni tipici della disinformazione alimentare nell’era del web: 1. Le bufale mescolano abilmente dati scientifici con false deduzioni, manipolando mezze verità 2. Le bufale barano sulle quantità: una sostanza può essere nociva, pericolosa, mortale ma solo se consumata in enormi quantità, inverosimili per l’essere umano, oppure può essere benefica, miracolosa, rigenerante, ma solo se ingerita in dosi massicce, misurabili in quintali, o ettolitri.

gne-1551792227231
Una notizia risalente agli anni 2000, riportata anche da note testate giornalistiche, dichiarava che il basilico sarebbe cancerogeno per l’uomo, anche se la pianta non è stato inserito nella lista ufficiale dell’IARC (International Agency for Research on Cancer) dei cibi cancerogeni. Anche il professor Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale, si era dichiarato pronto a gustare il pesto ligure, mentre il botanico Francesco Sala, lo vietava come pericoloso per la nostra salute.
Come spesso succede, le fake news si sviluppano da mezze verità, abilmente manipolate. Le sostanze attive cancerogene sarebbero presenti nelle piantine inferiori ai 10-12 cm di altezza: una di queste è il metil-eugenolo, un profumatissimo repellente per gli insetti che si sviluppa nelle foglie durante la prima fase della crescita della pianta. Successivamente, quando le foglie aumentano di dimensione, il metil-eugenolo si trasforma in eugenolo che, a differenza del primo, non presenta alcun rischio verso l’uomo.
Anche ipotizzando infine che oscuri complottisti avvelenatori delle tavole italiane confezionassero il pesto con foglie di basilico troppo giovane, le quantità della sostanza incriminata sarebbero talmente irrilevanti nel nostro piatto da non poter assolutamente portare danni.
Niente paura, dunque! Un bel piatto di trofie al pesto fanno gola a tutti, soprattutto se preparato con il basilico genovese: è il massimo!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *