Il clima in 20 risposte

di Francescantonio Cuoco,  della II A, scuola secondaria di primo grado dell’I.C. di Omignano Scalo, referenti Giuseppina Conte e Ester Ruggiero

1. Il clima si sta scaldando?

Si. La temperatura della superficie terrestre è aumentata di 0,8° C rispetto al 1900 e l’incremento è stato via via più marcato a partire dalla metà degli Anni Settanta. Il riscaldamento globale è inoltre provato in modo incontrovertibile da una miriade di altri fattori, quali l’aumento della temperatura degli Oceani e la riduzione dei ghiacci dell’Artico.

2. Come fanno gli scienziati ad essere certi che il riscaldamento globale dipenda dalle attività umane?

La certezza viene dall’applicazione di nozioni base di fisica, dall’analisi di modelli, dal loro confronto con osservazioni sul campo e dall’esame dell’andamento del clima e delle sue variazioni sia in presenza di attività umane che in assenza di esse

3. La CO2 è presente naturalmente nell’atmosfera: perché le emissioni di matrice umana sarebbero significative?

Le attività umane hanno interferito con il ciclo naturale dell’anidride carbonica. In natura, la CO2 viene scambiata continuamente tra atmosfera, mondo vegetale e mondo animale attraverso fotosintesi, respirazione e decomposizione, e tra atmosfera e oceani attraverso lo scambio di gas. Nel 2012, i livelli di anidride carbonica in atmosfera erano il 40% più alti rispetto al XIX secolo e l’aumento più netto si è avuto a partire dalla metà degli Anni Settanta del Novecento, proprio in concomitanza con l’accelerazione di deforestazione e consumo di combustibili fossili. Queste due pratiche hanno fanno sì che la CO2 immessa nell’atmosfera vi si accumuli, perché il ciclo naturale dell’anidride carbonica è troppo lento per poter riportare la situazione in equilibrio.

4. Qual è il ruolo giocato dal sole nel riscaldamento globale nel corso delle ultime decadi?

Sebbene il sole sia fondamentale per il sistema climatico terrestre, non ha avuto alcun ruolo nel surriscaldamento del Pianeta: le misurazioni satellitari realizzate a partire dalla fine degli Anni Settanta mostrano che non ci sono state variazioni significative nel suo output di energia.

5. Cosa ci dicono riguardo alle cause del cambiamento climatico i mutamenti nella struttura verticale della temperatura atmosferica (dalla superficie alla stratosfera)?

Il riscaldamento nella parte bassa dell’atmosfera, che avviene mentre quella alta si raffredda, non è spiegabile a partire da soli fattori naturali e ha aiutato gli scienziati a delineare il ruolo giocato dalle attività umane nell’alterare il clima.

6. Il clima è sempre cambiato. Perché ciò costituirebbe un problema oggi?

Tutti i cambiamenti collegati al clima, anche quelli naturali, sono dirompenti: i mutamenti verificatisi in passato hanno determinato l’estinzione di alcune specie viventi, migrazioni di intere popolazioni e alterazioni notevoli alla superficie terrestre e alla circolazione degli oceani. Tuttavia, a causa dell’interferenza umana, oggi il clima sta cambiando ad un ritmo molto più elevato che in qualsiasi evento del passato: ciò significa che per gli esseri umani sarà molto più difficile adattarsi alla situazione.

7. L’attuale concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha precedenti nel corso della storia?

Non ha precedenti negli ultimi milioni di anni, quelli caratterizzati dalla comparsa e dall’evoluzione della specie umana. La concentrazione di CO2 era probabilmente più alta in un tempo ancora precedente: un’epoca lontanissima in cui, secondo le analisi paleoclimatiche e l’esame di alcuni reperti geologici, anche la temperatura e il livello dei mari erano più elevati.

8. Esiste un punto a partire dal quale aggiungere più CO2 in atmosfera non causi più il riscaldamento?

No, più si aggiunge CO2 all’atmosfera e più la temperatura della superficie terrestre continuerà a salire.

9. L’andamento del riscaldamento terrestre varia di decade in decade?

Sì, ci sono variazioni annuali, decennali e altre su base geografica: si tratta di mutamenti sul breve periodo, generalmente determinati da cause naturali, e che non contraddicono in alcun modo la realtà del cambiamento climatico sul lungo periodo, legato alle attività umane e all’emissione di gas serra.

10. Il recente rallentamento del riscaldamento terrestre significa che il cambiamento climatico si è fermato?

No. Basti pensare che, nonostante il riscaldamento globale abbia avuto un andamento più lento negli Anni Duemila rispetto agli Anni Novanta, i primi sono comunque stati più caldi dei secondi. Accelerazioni e rallentamenti nel riscaldamento avvengono naturalmente nell’ambito del sistema climatico, e non inficiano la realtà antropica del cambiamento climatico.

11. Se il mondo si sta riscaldando, perché si verificano delle estati e degli inverni molto freddi?

Il riscaldamento globale è un trend che riguarda il lungo periodo e non esclude la possibilità che un anno sia più freddo del precedente.

12. Perché il ghiaccio dell’Artico si riduce e quello dell’Antartico no?

L’estensione dei ghiacci è soggetta all’influenza di fattori quali i venti, le correnti oceaniche e la temperatura. I ghiacci dell’Artico (che dal 1978, anno di inizio del monitoraggio satellitare, sono diminuiti del 40%) sembrano rispondere direttamente alle variazioni di temperatura, mentre sui giacchi dell’Antartico sembrano esercitare un’influenza maggiore venti e correnti oceaniche.

13. Qual è l’influenza dei cambiamenti climatici sulla forza e sulla frequenza di fenomeni quali siccità, uragani e trombe d’aria?

La parte bassa dell’atmosfera terrestre sta diventando più calda e umida a causa delle emissioni di gas serra, una situazione che può favorire la genesi di tempeste violente e di altri fenomeni meteorologici estremi. Coerentemente con le aspettative, piogge e nevicate più intense (da cui deriva il rischio di inondazioni) stanno diventando più frequenti, così come le ondate di calore. I trend per quanto riguarda l’intensità delle precipitazioni variano su base geografica: i cambiamenti più evidenti hanno interessato il Nord America e alcune aree dell’Europa.

14. A quale ritmo si verifica l’innalzamento del livello dei mari?

Le misurazioni relative alle maree e le osservazioni satellitari rivelano che, negli ultimi due decenni, il livello delle acque è aumentato al ritmo di 3,2 mm all’anno. Dal 1901 ad oggi le acque dei mari si sono innalzate di 20 cm.

15. Cos’è l’acidificazione degli oceani, e perché è importante?

A causa dell’aumento della quantità di CO2, l’equilibrio chimico delle acque marine si è sbilanciato verso un Ph più basso e quindi verso una maggiore acidità. Alcuni organismi marini (come i coralli e i molluschi) sono dotati gusci in carbonato di calcio, che quindi si dissolvono più rapidamente in una sostanza acida. La progressiva acidificazione delle acque degli oceani compromette pertanto la loro esistenza e gli equilibri degli ecosistemi marini.

16. Gli scienziati sono davvero certi che la Terra si riscalderà ancora nei decenni a venire?

Sì. Se le emissioni continueranno al ritmo odierno, senza cambiamenti di rotta dovuti alla tecnologia o all’introduzione di nuove regole, entro la fine del secolo la Terra andrà incontro ad un riscaldamento ulteriore, stimato tra i 2,6° C e i 4,8°C.

17. I cambiamenti climatici sono preoccupanti anche se la variazione di temperatura è di pochi gradi?

Sì. Basti pensare che, durante l’ultima era glaciale, la temperatura globale era più bassa di soli 4-5° C rispetto all’era odierna: ciò significa che anche un cambiamento minimo può comportare mutamenti enormi a livello regionale.

18. Cosa stanno facendo gli scienziati per comprendere meglio il funzionamento del sistema climatico?

La scienza è un processo continuo di osservazione, comprensione, realizzazione di modelli, esperimenti e previsioni. Le previsioni che riguardano la correlazione tra riscaldamento globale ed emissioni di gas serra e i trend sul lungo periodo sono state confermate da una robusta serie di evidenze scientifiche. Detto questo, ci sono altri ambiti (come la dinamica delle nuvole, ad esempio) di cui si sa ancora poco e che vanno esplorati.

19. Gli scenari più catastrofici – come quelli che prevedono un mutamento nella direzione della Corrente del Golfo o il rilascio di metano dall’Artico – sono realistici?

I migliori modelli climatici attualmente disponibili non includono fenomeni del genere nelle loro previsioni. Tuttavia, con l’aumentare del riscaldamento, la possibilità che si verifichino eventi estremi di questo tipo non può essere esclusa categoricamente.

20. Se le emissioni di gas serra si fermassero, il clima tornerebbe ai livelli di 200 anni fa?

No. Se anche le emissioni si fermassero improvvisamente, la temperatura della superficie terrestre impiegherebbe comunque migliaia di anni per tornare ai livelli dell’era preindustriale.

La Royal Society e la US National Academy of Science hanno anche diffuso un video in cui viene spiegata, in soli 60 secondi, l’origine dei cambiamenti climatici:

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Un mare da ripulire

di Durante Giorgio, Biondino Vincenzo, Casciaro Saverio Pio, Longo Francesco Pio, Martino Giuseppe, Nuzzi Loris, 13 anni, I.C.Erodoto di Corigliano Rossano

Sembrava un giorno come gli altri, Maria e Francesco litigavano per la solita festa negata. Quella domenica tutta la famiglia al completo si trovava sul loro yacht per fare una mini vacanza,  

ma qualcosa turbava la serenità, l’azienda miliardaria di famiglia stava per fallire. Questo, però per Francesco non sembrava essere importante, lui era triste e arrabbiato perché Maria non l’avrebbe mandato alla festa a cui teneva molto. Allora dalla rabbia si buttò dallo yacht, in acqua, però, si ricordò che non sapeva nuotare, pur avendo 14 anni, perché nessuno glielo aveva insegnato. Provò a farsi salvare urlando con tutte le sue forze, ma la barca si allontanò e Francesco perse i sensi. Quando si risvegliò si ritrovò in un’oasi in mezzo al mare, si guardò intorno ancora stordito e si accorse che quell’oasi era ricoperta di plastica. 

Ad un tratto alle sue spalle senti la voce di un uomo sconosciuto che gli chiese di passargli la bottiglia vicino a lui. Lui non capi il motivo, ma fece quanto gli era stato chiesto. Chiese avvicinandosi a quell’uomo chi fosse. L’uomo riferì di essere Giovanni un componente dell’associazione PFS il cui compito è quello di ripulire i fondali marini dalla plastica, per rendere il mondo più pulito, e  riciclare la plastica e utilizzarla per costruire  barche che non inquinano. Il ragazzo rimase per qualche minuto in silenzio cercando di capire, poi Giovanni gli chiede se voleva far parte della loro associazione. Senza pensarci troppo Francesco accettò curioso di conoscere gli altri membri dell’associazione. Salirono insieme sulla barca di plastica e presero il largo. Arrivati nella loro base, Giovanni fece conoscere a Francesco tutti i suoi colleghi. Maria si occupava delle spedizioni, il più vecchio Pasquale, fondatore dell’associazione, aiutava i giovani a costruire le barche. Pasquale offri subito a Francesco la possibilità di imparare questo “nuovo mestiere”. Giorno dopo giorno i due diventarono molto affiatati tanto che dopo poco tempo si consideravano padre e figlio e per Francesco, Pasquale fu il suo secondo padre. Francesco imparava in fretta, ma Pasquale, per la sua veneranda età un giorno morì. Prima di morire disse a Francesco di continuare a combattere per il suo ideale, quello di ripulire i mari per rendere il mondo più pulito. Da quel giorno Francesco si impegnò con tutto sè stesso per raggiungere il loro obbiettivo. Dopo vari anni riuscirono a ripulire tutti gli oceani del mondo costruendo più di 3 milioni di barche. Da quel giorno il mondo è stato un posto più pulito e nessuno più ha usato barche inquinanti, ma solo quelle di plastica. 

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L’oro rosso

della redazione di Parola Nostra, giornale dell’Istituto omnicomprensivo Monti Dauni (Bovino – Fg), coordinamento di Antonella Brienza

Lo zafferano è una spezia pregiata che si ottiene dagli stigmi del fiore del Crocus sativus e che cresce bene nella macchia mediterranea, ma anche in climi caldi e secchi. Oltre ad essere famoso per i molteplici usi in cucina, lo zafferano è davvero una miniera di elementi e sostanze preziose per il nostro organismo: è un potente antiossidante, combatte l’invecchiamento cellulare ed è ricco di vitamine.

Il 90% della produzione mondiale arriva dall’Iran, ma è molto diffuso in Marocco, in Grecia, in Italia. Nella nostra penisola viene prodotto soprattutto in Abruzzo, in Sardegna e in Toscana. Non tutti sanno però che viene coltivato anche sui Monti Dauni, nel territorio di Deliceto. 

Unico produttore è il signor Giuseppe Patella, elettrauto per necessità e agricoltore ambientalista per passione, che ha cominciato a produrre la preziosa spezia nel 1989.

Lo abbiamo seguito in campagna per osservare da vicino le fasi di lavorazione dello zafferano e ci ha aperto le porte della sua casa durante la sfioritura e l’essiccamento. Infine ci ha rilasciato un’intervista per spiegare il suo lavoro, per sciogliere i dubbi e soddisfare le nostre curiosità.

FASI DI LAVORAZIONE 

Giuseppe utilizza metodi assolutamente biologici in ogni fase della lavorazione, utilizzando tecniche ecosostenibili, nonostante i mille problemi e imprevisti che lo hanno portato, durante gli ultimi 30 anni, a dover rivedere il suo lavoro o   ricominciare dal nulla, anno dopo anno. 

La prima fase da seguire è la preparazione del terreno in cui verrà messa a dimora la nuova piantagione, che avviene da marzo ad agosto.  Indispensabile, durante questa fase è la vangatura: il terreno deve essere tagliato, sminuzzato e reso morbido, scavando le zolle fino a 60 cm di profondità. Il terreno viene fertilizzato con cenere e letame maturo di pecora o di cavallo, che Giuseppe si procura da un allevatore suo confinante. Nei mesi successivi viene lavorato solo in superficie, estirpando a mano le erbe infestanti.

All’inizio di agosto inizia la seconda fase, la scavatura: i bulbi vengono scavati e rimossi dalla vecchia dimora, quindi vengono puliti e selezionati. I tuberi rovinati o rosicchiati da qualche roditore vengono scartati e dati in pasto a maiali o altri animali d’allevamento. 

Sempre in agosto inizia la terza fase di lavorazione e si costruisce il nuovo impianto, la nuova dimora che ospiterà i bulbi. Il produttore procede a preparare le aiuole: 6 solchi lunghi circa 30 m ciascuno, distanti fra loro circa 30 cm. Essendo tutta la lavorazione eseguita manualmente, non occorre che i solchi abbiano una larghezza maggiore, come quando si utilizzano macchine agricole. Il primo e l’ultimo solco non ospitano i preziosi tuberi, ma costituiscono il solco di drenaggio. Lo zafferano infatti non ama i ristagni d’acqua che portano muffe e malattie nelle piante. I due solchi di servizio sono più profondi degli altri e restano aperti. 

Inizia quindi la quarta fase: la messa a dimora dei bulbi, che vengono ben allineati l’uno accanto all’altro e posti con l’apice verso l’alto. Il tutto viene ricoperto con cenere, fertilizzane naturale. Quando viene aperto il secondo solco, con una zappa triangolare, la terra rivoltata va a coprire l’aiuola precedentemente preparata.

Le piogge di fine agosto e di settembre fanno in modo che i bulbi entrino in vegetazione, mettano le radici e comincino a germogliare le prime piantine.  Insieme ad esse però nascono anche molte erbe infestanti, che potrebbero sottrarre nutrienti allo zafferano, impedendo ai bulbi di crescere. Inizia quindi un lungo e costante lavoro di pulitura delle aiuole, che deve continuare fino alla fioritura. Laddove è possibile si può procedere con la sarchiatura, effettuata con la zappa, ma abbastanza lontano dalle piantine per non rovinarle.

Intorno alla metà di ottobre appaiono i primi fiori.  Inizia quindi la raccolta.  Il raccolto va eseguito all’alba, tutte le mattine, finché i fiori non si esauriscono. E’ importante che il fiore venga colto prima che si schiuda, non solo per facilitare le attività di raccolta, ma anche per non danneggiare le piante non ancora fiorite. I fiori vengono adagiati in cestini di vimini o di altri materiali naturali che permettono l’areazione, come ulivo o canne. Ogni giorno i fiori vanno immediatamente portati a casa per la sfioritura.

E’ questa la fase più importante e delicata dell’intera produzione. Se il raccolto del giorno è stato abbondante occorre molta mano d’opera per separare da ogni singolo fiore gli stigmi, il prezioso oro rosso. Le mani sapienti di Giuseppe e dei suoi familiari  prelevano dal fiore i tre pistilli  a forma di trombetta o di corno di bue, di colore rosso porpora che si trovano al centro del croco. I sei petali color lilla e gli stami gialli costituiscono gli scarti. Nell’antichità venivano gettati nel campo come ringraziamento alla madre Terra per il dono ricevuto, e Giuseppe porta avanti l’antica tradizione, fornendo in questo modo un fertilizzante naturale ai suoi campi.

I pistilli, messi da parte scrupolosamente sono pronti per una nuova fase produttiva: l’essiccazione. Questa fase avviene contemporaneamente alla sfioritura. In una tinozza di metallo viene acceso un fuoco con legna esclusivamente di ciliegio, mandorlo o quercia. La legna deve essere ben stagionata ed asciutta, poiché se dovesse contenere dei residui di umidità, questa andrebbe ad inficiare la qualità del prodotto. Queste braci inoltre durano a lungo, ma vengono scelte soprattutto perché inodori: dei legni troppo profumati potrebbero rovinare l’aroma tipico dello zafferano e potrebbero alterarne l’odore. I pistilli vengono adagiati in un setaccio e questo, agganciato ad un catenaccio, viene tenuto in sospeso sulle braci ardenti per circa 15 minuti. E’ una fase delicatissima: il prodotto non essiccato bene potrebbe essere attaccato dalle muffe e l’intero raccolto andrebbe perduto insieme con un anno di lavoro. 

Finalmente, si passa alla fase di conservazione all’interno di contenitori di vetro che vanno conservati al buio e in luoghi asciutti e con temperature costanti. In questo modo il prodotto mantiene aroma e sapore fino a dieci anni.

METODI BIOLOGICI 

Giuseppe, ci assicura, produce zafferano “a inquinamento zero”. Tutte le fasi di lavorazione vengono effettuate rigorosamente a mano, senza mezzi meccanici inquinanti e senza l’ausilio di fertilizzanti chimici. Questo gli permette anche di limitare l’utilizzo di suolo destinato alla coltivazione, evitando spreco di terreno. Utilizza fertilizzanti naturali, come la cenere di legna da ardere, proveniente dalla sua stufa a legna. Tale combustibile viene attinto direttamente dalle potature dei suoi uliveti e frutteti, o da qualche albero secco dei suoi terreni agricoli. Altro fertilizzante naturale è il letame maturo, che arricchisce i terreni di sostanze organiche e rende il terreno drenante, e allo stesso tempo trattiene l’umidità dell’acqua, restituendola nei periodi di siccità.

Che sia un prodotto biologico lo dimostrano le innumerevoli api che vanno a nutrirsi del nettare dei fiori appena sbocciati, e come si sa, le api amano il biologico.

Il terreno destinato alla coltivazione di zafferano non viene riutilizzato per lo stesso tipo di coltura per almeno dieci anni.  Questo tubero infatti impoverisce molto i terreni, che negli anni successivi vengono coltivati a grano, avena o lasciati incolti.

PROBLEMI E DIFFICOLTA’ INCONTRATE

Giuseppe racconta che in trent’anni di attività i problemi incontrati sono stati molteplici. Molte le difficoltà di carattere ambientale, come le annate con piogge eccezionali, che rovinano i bulbi, li soffocano e li uccidono. Altro problema è quello dei roditori che possono rosicchiare e rovinare i tuberi. Alcuni anni orsono il danno maggiore. All’apice dell’attività quando era riuscito a raggiungere otto quintali di prodotto e a produrre circa un chilogrammo di zafferano, alcuni maiali neri, lasciati incustoditi dal proprietario, hanno divorato l’intero capitale.  Dopo circa dieci anni, oggi Giuseppe possiede circa due quintali di bulbi e riesce a produrre nuovamente 300 grammi di prodotto. Inoltre da allora recinta completamente le aiuole adibite a zafferano.

Anche i cambiamenti climatici fanno la loro parte nella lotta per la produzione dell’oro rosso: i bulbi diventano sempre più piccoli. E un bulbo più piccolo dà meno fioriture. Ogni bulbo può dare, a seconda delle dimensioni, da tre-quattro fino a sei-sette fiori. Da ogni bulbo messo a dimora se ne formano due o tre, di dimensioni differenti, a seconda della pianta madre.

PRODUZIONE E FORME DI COMMERCIALIZZAZIONE

Lo zafferano può essere venduto in stimmi o in polvere. Il signor Patella lo commercializza preferibilmente in pistilli, in piccoli barattolini di vetro, da un grammo ciascuno. Per pesarli utilizza una bilancia di precisione, che gli permette di produrre anche delle bustine da un decimo di grammo. Tali bustine a titolo dimostrativo sono state offerte agli alunni di una classe seconda della scuola primaria del nostro istituto che aveva effettuato un’uscita didattica nello scorso mese di novembre.

Vende il suo prodotto durante fiere o sagre di paese, oppure ad alcuni ristoranti della zona che ne fanno richiesta. Molte però le persone che ritengono eccessivo il prezzo dello zafferano, senza comprendere la fatica e la mole di lavoro che occorre. 

Abbiamo fatto alcune domande al signor Patella:

Perché ha pensato di coltivare zafferano in una zona, come i Monti Dauni, che tradizionalmente non pratica questo tipo di coltura?

Questa mia iniziativa è nata alcuni anni addietro perché il prezzo del grano, tipico dei nostri territori, che io producevo e produco tuttora, ha subito una forte crollo. Il prezzo è diventato talmente basso da diventare un investimento per nulla redditizio. Per questo ho cominciato a pensare ad un modo alternativo per sfruttare almeno parte dei miei terreni. Ho pensato allora allo zafferano, ma prima di cominciare a coltivarlo ho cercato di capire se tale coltura fosse adatta alle nostre zone e ai nostri territori.  Dopo alcune ricerche ho potuto constatare che prosperava in zone collinari, proprio intorno ai 600-700 m di altitudine.

Quando e come ha iniziato la sua produzione?

Ho iniziato le prime prove nell’agosto del 1989. Mi sono recato in Abruzzo, a Navelli, una delle comunità tradizionalmente note come “patria dello zafferano”, dove ho acquistato i bulbi e ho acquisito tutte le conoscenze per iniziare questo tipo di attività, lavorando con i contadini ed imparando i segreti del mestiere. Tornato a Deliceto, ho iniziato a costruire la prima dimora, cioè a preparare il terreno che avrebbe ospitato i bulbi, ma solo l’anno successivo, nell’agosto del 1990, ho costruito il mio primo vero impianto assieme ai miei genitori.

Quanto zafferano produce ogni anno?

Dopo varie vicissitudini che mi hanno portato negli anni a perdere completamente o in buona parte il mio raccolto, oggi produco circa 300g di zafferano.

Lei dice di aver perso completamente il raccolto in passato, come mai ha continuato con questo tipo di produzione?

Alcuni anni fa dei maiali neri, lasciati incustoditi da un mio vicino, hanno divorato tutti i bulbi del mio impianto. Così ho perso tutto ed ho dovuto ricominciare da zero. Ho continuato perché ho una grande passione per questa spezia meravigliosa, e anche perché amo le sfide. Voglio provare a me stesso di riuscire nuovamente a produrre un prodotto di ottima qualità nonostante tutte le difficoltà

Quali sono le sue sfide per il futuro?

Mi piacerebbe molto riuscire a trovare un sistema per eliminare completamente qualsiasi malattia dallo zafferano, per riuscire ad aumentare la produzione, con bulbi di alta qualità e resistenza, ma in maniera assolutamente biologica e naturale.

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Le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici sul Pianeta Terra

di Velleda Ungaro, Angela Ginevra Coschignano, Roberta Niuccia Fusaro, Maria Sofia Gammetta, Virginia Sosto, Andrea Costa, Simone Basile, 13 anni,  I.C.Erodoto di Corigliano Rossano

Recenti studi scientifici rilevano che il clima sulla Terra è in continuo mutamento, si registrano continue escursioni termiche, come il passaggio da freddi glaciali a caldi torridi in pochi giorni. Gli scienziati ritengono che i cambiamenti climatici siano causati dagli interventi dell’uomo sulla natura che scombussolano l’intero ecosistema della Terra. Quando si parla di interazioni tra l’uomo e il clima viene subito da pensare all’effetto serra, questo avviene quando l’energia termica, proveniente dal sole, si accumula nella stessa atmosfera, per la presenza di alcuni gas chiamati “gas serra”. Questo fenomeno può comportare un riscaldamento globale in breve tempo causando l’innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai e i mutamenti del bioritmo degli organismi animali e vegetali. L’inquinamento ha anche altre conseguenze tra cui la variazione della distribuzione della pioggia, che in Italia è sempre più regolare, di breve durata ma di grandissima intensità, e l’aumento delle piogge acide che consistono nella ricaduta dell’atmosfera sul suolo di particelle acide che vengono catturate e deposte sul terreno da precipitazioni come: neve, grandine, rugiada ecc.. Può sembrare un cambiamento insignificante, ma, potenziali rischi ambientali, sociali ed economici che vi sono collegati sono devastanti, tra questi lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello del mare dai 2 ai 6 metri, ed ancora il rallentamento della corrente nord-atlantica e la diminuzione del PH degli oceani che causerebbe l’estinzione di numerose specie animali e vegetali. Un altro problema attuale del clima è il riscaldamento globale. Esso è il mutamento del clima terrestre caratterizzato in generale da un aumento della temperatura media globale e da fenomeni atmosferici ad essa associati. L’aumento globale della temperatura causa il grande aumento degli incendi, anche nelle zone meno calde. Infatti, in quest’ultimo anno il tasso d’aumento di essi è cresciuto vertiginosamente, portando alla morte di milioni di animali. Negli ultimi tempi dai telegiornali e dai social media, abbiamo preso coscienza di due incendi in particolare: quello della foresta Amazzonica e quello in Australia. Secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali al 20 agosto 2019 si sono susseguiti 74155 incendi nell’area della Foresta Amazzonica e per questo è stato richiesto, da parte dello stato Amazonas, lo stato di emergenza il 9 Agosto 2019. Mentre in Australia oltre 180 persone sono state denunciate e 24 arrestate, con l’accusa di aver appiccato il fuoco nello stato, incendio che ha portato alla morte di più di un miliardo di animali. La presa di coscienza degli effetti catastrofici sul Pianeta Terra dei cambiamenti climatici deve sensibilizzare le persone poichè è necessario mettere in campo subito diverse azioni: ridurre drasticamente l’emissione di Co2 quindi il consumo di combustibile fossili, ripristinare le foreste, ridurre gli sprechi e diminuire ovviamente l’utilizzo della plastica. Ciò che è importante capire è che bisogna partire dal mettere in atto piccole azioni quotidiane per salvaguardare il Pianeta, come fare la raccolta differenziata, comprare alimenti biologici, evitare lo spreco di acqua e luce.

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Effetti dell’inquinamento, quali sono e cosa fare

di Francesca Careri, della II B scuola secondaria di primo grado Istituto P.M. Corradini di Roma, coordinamento Rossana Assogna

Un bambino che nasce oggi avrà tutta la vita segnata dai cambiamenti climatici. La nuova generazione riscontrerà, infatti, diverse problematiche a causa dell’inquinamento. La malnutrizione: con l’aumento delle temperature in diverse zone terrestri si è presentata una diminuzione agricola e si prevede tra il 2030 e il 2050 una crescita delle morti, causate dall’assenza del cibo di circa 250mila persone. Inoltre, elevati livelli di inquinamento atmosferico possono influire sulla funzione polmonare, nell’insorgenza dell’asma e sulle riacutazioni della broncopneumopatia cronica ostruttiva, e aumentare il rischio di cancro ai polmoni.

Ogni anno si contano già circa 8 milioni di decessi attribuiti all’inquinamento ambientale. Si tratta dello 0,1% della popolazione mondiale presente soprattutto nei Paesi in cui si utilizza il carbone. Vanno perciò incentivati gli interventi in settori come i trasporti, l’alimentazione, lo sfruttamento di energia pulita e rinnovabile, che migliorino la salute dei cittadini e che contribuiscano alla mitigazione del clima.

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E’ ancora possibile salvare la Terra?

di Lorenzo Foglia, della II A, scuola secondaria di primo grado Istituto P.M. Corradini di Roma, coordinamento Rossana Assogna

Solo pochi anni fa ci siamo resi conto che, piano piano, per progredire dal punto di vista tecnologico, stavamo distruggendo il mondo. Ma progredire per un mondo che per colpa nostra cesserà di essere abitabile non è completamente inutile?
Nel 2015 sono iniziati gli studi a livello globale per trovare soluzioni a partire dalla definizione di specifici obiettivi. Oltre all’obiettivo 15, l’ONU ne ha individuati altri 16. Per risolvere questi problemi è stata creata l’agenda 2030, che comprende tutti i 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030.

L’obiettivo 15 recita: “Proporre, recuperare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare il degrado del suolo e fermare la perdita della biodiversità”.

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L’isola rinata

di Francesco De Gaetano, Angelo Cofone, 13 anni, I.C. Erodoto di Corigliano Rossano

Il 28 Maggio 2018 un tornado di grandi dimensioni travolse la barca a vela del Dott. Jerry Vespa a nord del Portogallo. Jerry si ritrovò coinvolto all’improvviso e non poté far nulla, il tornado lo travolse e lo spinse su un’isola molto lontana, isolata, dove si ritrovò da solo senza viveri e senza un riparo dove poter passare la notte.  Si accorse presto che la riva dell’isola era cosparsa di plastica e di altri rifiuti ed allora pensò che riciclando quei rifiuti sarebbe riuscito a costruire un piccolo rifugio per la notte. Il giorno dopo per mancanza di cibo si addentrò nella foresta, lì trovò una tribù arretrata per molti versi, ma sicuramente molto fantasiosa che riusciva a trasformare i rifiuti dell’uomo spiaggiati sull’isola in case, oggetti e tanto altro e che ben volentieri accolse Jerry. Li Jerry imparò a trasformare i rifiuti. Dopo qualche settimana la famiglia di Jerry, non avendo sue notizie, incominciò a preoccuparsi e iniziò a cercarlo. 

Sull’isola c’era un grande vulcano attivo, che tutti pensavano fosse una semplice montagna fino a quando un giorno iniziò ad eruttare facendo così preoccupare Jerry e la tribù. Tutti gli uomini allora si misero all’opera per costruire una zattera che gli avrebbe permesso di mettersi in salvo, salpando verso un’altra terra.  Prima che l’opera fosse finita arrivò sull’isola la famiglia di Jerry con una grande nave. Tutti allora riuscirono a mettersi in salvo, utilizzando la nave Jerry riuscì a trasportare l’intera tribù sulla terra ferma in Portogallo.

Arrivato in Portogallo, insieme alla tribù e alla famiglia, Jerry curò le persone malate e diede loro del cibo migliore di quello dell’isola, rimasero lì fino a che il vulcano smise di eruttare. Dopo ben un anno Jerry tornò con la tribù sull’isola per vedere che cosa era successo. Lì trovarono un’isola rigogliosa, erano cresciuti alberi e piante a profusione, l’eruzione del vulcano grazie all’inesistenza di elementi inquinanti aveva fatto rinascere l’isola. Da quel momento Jerry si attivò con l’aiuto della tribù a trasformare i rifiuti e ad utilizzarli per costruire oggetti utili da utilizzare nell’ospedale dove lavorava. Nel settembre 2019 vinse per la prima volta il premio NOBEL per la sostenibilità. 

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Anna salva il mondo insieme agli orsi

di Miriam De Vico, Maria Isabella Cuccaro, Giovanni Falcone, Alessandro Madeo, 13 anni, I.C.Erodoto di Corigliano Rossano

Un giorno una ragazza italiana di nome Anna, avendo vinto un concorso scolastico, venne  invitata a prendere parte ad una escursione davvero speciale, visitare l’habitat naturale degli orsi polari.

Durante l’escursione Anna si appassionò molto agli orsi polari e decise di studiarli per capire le loro esigenze. Attraverso le quotidiane osservazioni la ragazza notò che l’orso che stava studiando da giorni stava cambiando il suo habitat, le sue abitudini alimentari e che il suo sonno era disturbato.

Decise, allora, di impegnarsi e di cercare di capire a cosa si dovessero attribuire le cause di tali cambiamenti, in una specie in via di estinzione. Dopo approfondite ricerche capì che la causa principale del problema era il riscaldamento globale dovuto all’inquinamento prodotto dall’irresponsabilità dell’uomo. 

Anna si impegnò a riparare al danno fatto dall’uomo promuovendo attività ecosostenibili, convincendo i suoi coetanei che le piccole azioni possono preservare il Pianeta Terra dall’inquinamento. Iniziò a promuovere attività in ambito scolastico coinvolgendo il suo preside e organizzando diverse manifestazioni per promuovere la sua idea.

Dopo qualche mese tutte le scuole decisero di adottare la loro politica per salvaguardare il pianeta. Presto fu raggiunto l’obbiettivo di rendere un’intera regione sostenibile e, così, anche i telegiornali iniziarono a parlare di loro ispirando molti paesi.

La regione diventando sostenibile iniziò a conseguire gli obbiettivi che in poco tempo diventarono i 17 obbiettivi che ogni paese avrebbe dovuto raggiungere per fare del mondo un posto migliore. Gli obbiettivi dell’Agenda 2030: 


1. Eliminare la povertà nel mondo; 
2. Sconfiggere la fame nel mondo; 
3. Promuovere la cura ed il benessere per tutti; 
4. Proporre una scuola di qualità per tutti; 
5. Promuovere uguali diritti per donne e uomini; 
6. Dare a tutti acqua pulita per bere e per lavarsi; 
7. Fornire energia pulita per tutti; 
8. Promuovere lo sviluppo economico e lavoro per tutti; 

9. Fornire nuove tecnologie per le industrie; 
10. Diminuire le differenze tra poveri e ricchi; 
11. Formare città vivibile e sicure;
12. Consumare prodotti sostenibili; 
13. Fermare il riscaldamento globale; 
14. Conservare il mare e le sue risorse; 
15. Conservare la biodiversità; 
16. Creare delle società pacifiche e giuste; 

17. Collaborare paesi e organizzazioni.

Questi 17 obbiettivi furono rispettati da tutti e grazie ad essi il clima si ristabilì e gli orsi poterono tornare a vivere nel loro habitat naturale.

Anna fu molto felice per questo risultato ottenuto dopo anni di sacrifici. Inizialmente lei non capì l’importanza di ciò che aveva fatto e qualcuno superiore a lei decise di farle notare che aveva salvato il pianeta premiandola con il Premio Nobel.

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L’uomo artefice del futuro del Pianeta Terra

di Federica Bruno, Chiara De Marco, Francesco Pignataro, Angelo Cofone, 13 anni, I.C. Erodoto di Corigliano Rossano

In passato le stagioni erano più regolari, non si registravano sbalzi eccessivi di temperatura, oggi si registrano continui cambiamenti climatici e diversi fattori ne sono la causa: calore interno del pianeta, irraggiamento solare, evaporazione dell’acqua dei mari, aumento dell’atmosfera inquinante, effetto serra naturale e aumento dell’anidride carbonica nell’aria. Agire con resilienza è l’unico modo per permettere all’uomo di far fronte ai problemi in maniera positiva, per permettere all’uomo cioè di cambiare le cose, di intervenire con risolutezza di fronte anche all’emergenza climatica, sociale, economica e ambientale. Un ruolo fondamentale è dato alle nuove generazioni che hanno il potere di cambiare il pianeta promuovendo la diminuzione delle emissioni di CO2, ad esempio costruendo meno fabbriche e trasformando quelle già esistenti in fabbriche eco sostenibili, per salvaguardare l’ambiente e coloro che ci vivono.

A causa dei cambiamenti climatici, ogni anno muoiono circa 400.000 persone, spesso a causa dei cibi inquinati dai concimi chimici, dalle piogge acide e dall’inquinamento atmosferico che si riversa sul terreno. È per questo che varie associazioni chiedono che la lotta per la sicurezza alimentare diventi un obiettivo per tutto il mondo, soprattutto per le popolazioni povere che sono meno coscienti e responsabili di questi cambiamenti.

Un programma stilato per la risoluzione dei problemi è l’Agenda 2030, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs- in un grande programma d’azione per un totale di 169 “target” o traguardi. Con l’avvio ufficiale degli Obiettivi avvenuto nel 2016 si è voluto dar inizio a quel percorso che permetterà ai vari Paesi, nell’arco di quindici anni di realizzare i Goal dell’Agenda entro il 2030. Diverse le problematiche trattate: la povertà, la salute, l’istruzione, l’uguaglianza, il cambiamento climatico.

L’obiettivo che tratta la lotta contro il cambiamento climatico è il XIII. Il cambiamento climatico interessa tutto il mondo, ma coloro che se ne devono interessare di più sono i giovani. Questo fenomeno è una sfida che abbatte i confini tra le nazioni perché le emissioni di CO2 riguardano tutto il globo. Anche l’ONU si è fatto carico del problema e ne ha discusso nell’ultimo vertice a Madrid COP25. Gli scienziati hanno rilevato che gli ultimi 5 anni sono stati i più caldi mai registrati prima, questo ha scosso le coscienze, anche il Papa è intervenuto in merito chiedendo a tutti di non perdere questa occasione, e denunciando il fatto che, al momento, questa sfida la si sta affrontando solo a parole, mancano le azioni concrete. Infatti, gli impegni attuali presi per l’adattamento al clima sono molto lontani da quelli necessari per raggiungere gli obiettivi fissati sia dall’Agenda 2030 che dall’Accordo di Parigi. Quanto è vero che la resilienza è la capacità di affrontare le difficoltà, è anche vero che ogni singolo uomo può contribuire con soli piccoli gesti a rinnovare le sue abitudini quotidiane, migliorando. SE UNA PERSONA PUÒ CAMBIARE, ANCHE IL MONDO PUÒ VARIARE!

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