Agrovoltaico, la scommessa di REM, holding di 6 aziende bresciane (7043)

di Andrea Sorrentino

Possono agricoltura ed energia andare d’accordo?  Una società italiana di Brescia, la Revolution Energy Maker (REM), una holding composta da 6 aziende che si sono fuse nel 2008, ha deciso di scommettere e investire su questa tematica. Quest’idea di connubio tra energia, prodotta da fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l’agricoltura si chiama agrovoltaico. Rappresenta“una soluzione brillante che consente di produrre grandi quantità di energia, integrandosi alla perfezione con le attività agricole”, ha commentato il presidente di REM, Roberto Angoli. “Quando abbiamo unito le forze in Rem- ha proseguito – avevamo solo un’idea chiara in mente: investire nelle migliori tecnologie rinnovabili, a patto che fossero a emissioni zero ed eco-compatibili”.

Per la realizzazione di questo progetto ci sono voluti ben 18 mesi di lavoro con un team di 20 persone  composta da architetti, ingegneri, agronomi ed esperti del settore con un investimento da parte dell’azienda di circa 2 milioni di euro. Anche per i piccoli agricoltori che hanno deciso di aderirea questa proposta innovativa c’è stato un bel onere finanziario. Ogni pannello infatti ha un costo che si aggira dai 400 ai 500 euro.

Il primo impianto in assoluto è stato attivato a maggio in un’azienda agricola nel mantovano, nella città di Virgilio su un terreno di 15 ettari. Dato che i pannelli sono sospesi ad un’altezza di 5 metri dal suolo e sono separati l’uno dall’altro da 12 metri, non sottraggono terreno alle colture. Questi dispositivi sono collegati tra loro tramite una connessione wireless che permette loro una maggiore inclinazione a seconda della intensità luminosa e della posizione del sole. Adesso quest’impianto produce circa 2, 15 Mega Watt (MW) pari a circa il 27% del consumo di energia da parte della popolazione locale.

Questa soluzione garantirà all’agricoltore una doppia rendita finanziaria, una prodotta dalla resa dell’agricoltura e l’altra dalla vendita di energia. Questo è un particolare da non sottovalutare, specialmente in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo.

Tuttavia non sono mancate le critiche. “Personalmente sotto i pannelli solari non coltiverei mai prodotti orticoli, e nemmeno altre colture commestibili. I fiori sì però: non tutte le coltivazioni si prestano per crescere sotto metri quadrati di fotovoltaico” a sostenerlo è il presidente della Confederazione italiana agricoltori, Daniele Toniolo, che ha proseguito “Le verdure hanno bisogno di luce diretta, ma non i fiori. Sicuramente è una pratica interessante, ma il rischio è che si coltivi più o meno come in una serra. Inoltre il paesaggio, che è il plus del nostro territorio, viene devastato, proprio ora che sta prendendo piede il turismo rurale con l’apertura degli anelli ciclistici e il successo dell’agriturismo. Le rinnovabili vanno bene, ma non c’è solo il fotovoltaico”.

Il progetto verrà anche presentato dalla Regione Lombardia in occasione dell’EXPO di Milano del 2015.

Sicuramente quest’iniziativa è originale e fa riflettere su come l’ambiente stia diventando sempre di più un fattore determinante anche per le imprese.

 

Andrea Sorrentino

(redazione centrale gNe)


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