Cryosat è in orbita (2897)

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Lancio riuscito, l’Esa esulta. Alle 15.57 ora italiana di ieri, il satellite europeo che misurerà i ghiacci del pianeta è stato “sparato” in orbita da un lanciatore russo (a Boikonur, in Kazakhstan), costruito durante la guerra fredda per le testate nucleari. L’evento è stato seguito in diretta dalla sede Esa di Frascati che ha progettato la missione. Venti minuti dopo il lancio, i primi segnali sul buon funzionamento degli strumenti di bordo hanno fatto esultare il mission manager Tommaso Parrinello e i ricercatori che da anni preparano la missione, fallita una prima volta nel 2005.

Cryosat, dotato di una tecnologia radar avanzatissima che consente di misurare lo spessore del ghiaccio che ricopre mari e suoli da un’altezza di 720 chilometri e verificarne i cambiamenti con una precisione di un centimetro, è il primo vero strumento che consentirà di fornire dati scientifici sullo scioglimento dei ghiacci. Se la riduzione dell’estensione dei ghiacci del pianeta negli ultimi vent’anni è già provata dalle immagini satellitari (25% in meno tra il 1999 e il 2007), Cryosat 2 è però il satellite chiave per scoprirne lo spessore e misurarne la sua riduzione progressiva nell’arco dei tre anni minimi previsti dalla missione. Gli obiettivi sono ovviamente tanti, primo tra tutti chiarire con precisione gli effetti del riscaldamento globale sui ghiacci polari e viceversa  “il contributo o scioglimento dei ghiacci sull’innalzamento della temperatura del pianeta”, spiega Parrinello.

Il ghiaccio gioca infatti un ruolo fondamentale nel clima della Terra. I raggi solari raggiungono l’atmosfera e la superficie terreste e in una certa percentuale vengono “rimbalzati” proprio dalle superfici bianche.  Ovvio che se la superficie dei ghiacci è ridotta, la terra assorbe più energia e si surriscalda. Negli oceani polari la formazione e la modificazione dei ghiacci gioca una parte importante nelle acque del pianeta. Modifica la salinità (i ghiacci sono dolci) del mare; la riduzione ha effetti sulla circolazione globale delle acque degli oceani (ad esempio sulla corrente del Golfo che condiziona il clima d’Europa con l’enorme impatto societale che ne comporta) e modifica sensibilmente e, secondo recenti osservazioni, anche in modo più rapido di quanto ci si aspettasse, il livello del mare.

I costi della missione: 140 milioni di euro che includono la progettazione, la costruzione (75 milioni), il lancio (10 milioni) e i 3 anni di operatività. “Un costo contenuto, che significa anche un grande investimento in lavoro e tecnologia. Al progetto, tanto per dare una cifra, lavorano 200 specialisti –  spiega Parrinello  – “I risultati saranno così importanti da imporre investimenti di ben altra consistenza al mondo politico che dovrà mettere riparo al fenomeno”.

Cryosat registrerà i cambiamenti dei ghiacci con una tolleranza di un centimetro, un dettaglio quasi incredibile, considerato che il ghiaccio antartico è spesso oltre tre chilometri.  E’ dotato di una strumentazione in grado di lavorare su tre modalità (LRM – low rate – , per registrare dati sulle superfici piatte; SAR over sea ice, per misurare le differenti altezze tra i ghiacci; SARin, over ice margins, ovvero sulle superfici in pendenza, grazie al sistema interferometrico del Radar SIRAL – sviluppato da Thales Alenia –  e alla ricezione dei segnati dalle due antenne contemporaneamente).  Cryosat è progettato per raggiungere latitudini (88°) mai raggiunte da alcun satellite, viaggia ad una velocità di 7 km al secondo, è lungo 3,4 metri ed è dotato di due pannelli solari da 850 watt l’uno che gli garantiscono l’alimentazione degli strumenti.

La stazione di Kiruna, in Svezia, riceverà ed elaborerà i dati che saranno poi di volta in volta inviati all’archivio di Long Term dello CNES di Tolosa. Dalla sede Esoc di Darmstadt, in Germania, il team di controllo coordinerà le operazioni, mentre la sede Esa di Frascati, che ha progettato la missione, gestisce e pianifica le attività.

Cryosat2 è il terzo satellite spedito in orbita nell’ultimo anno dall’Esa nell’ambito delle missioni dedicate all’osservazione della terra. Sono già attivi GOCE, lanciato nel marzo dello scorso anno con l’obiettivo di analizzare le variazioni del campo di gravità terrestre, e SMOS, “addetto” a misurare l’umidità del suolo e la salinità dell’acqua per studiare il ciclo dell’acqua e la circolazione delle correnti oceaniche, lanciato lo scorso novembre.

PER GLI ADULTI: http://www.esa.int/SPECIALS/Cryosat/index.html

PER I BAMBINI: http://www.esa.int/esaKIDSen/

cryo I tre satelliti Esa per l'osservazione della Terra inviati in orbita nell'ultimo anno Il pubblico in attesa del lancio Tensione in attesa della conferma del successo dalla stazione di Malindi Il mission manager Tommaso Parrinello esulta: è arrivato l'ok da Darmstadt



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