L’Uomo della Pioggia (604)

Racconto di Carla Simone, Costanza Ingianni, Maria Rosa Ottoveggio e Chiara Parrinello delle Seconde C – D Primaria Cavour di Marsala

Un giorno di non molto tempo fa, nel paese di Acquabella improvvisamente e misteriosamente scomparve l’acqua. I fiumi ed i ruscelli si asciugarono, il mare si ritirò, le fontane si asciugarono e in breve tempo le piante cominciarono a seccare. Gli abitanti di Acquabella erano disperati e cercavano ogni rimedio possibile, ma ogni provvedimento si rivelava un fallimento. La notizia, ben presto si diffuse in tutto il mondo. E così ad Acquabella arrivarono esperti di tutto il mondo, certi di possedere il rimedio giusto. Il professor Water, giunto dalla lontana America, disse che bisognava aspettare un giorno in cui il cielo fosse grigio e mandargli gli uccelli a bucare le  nuvole dalle quali sarebbe venuta giù la pioggia salvatrice. Il sindaco, speranzoso, fece catturare migliaia e migliaia di uccelli che però, una volta liberati, nel giorno prescelto fuggirono frettolosamente. Anche la professoressa Eau, francese di origine, ma residente in Australia, disse di possedere la formula magica per fare tornare l’acqua: bastava comperare un potente strumento che dirottasse la pioggia dei paesi vicini ad Acquabella. Anche stavolta il sindaco provò, ma per giorni e giorni non venne pioggia nel raggio di almeno 500 chilometri. La disperazione si era orami impadronita del paese, nessuno usciva più di casa, tutti pensavano che presto sarebbe arrivata la fine di Acquabella. E, quando ormai, si era persa ogni speranza e la gente cominciava ad andar via per non morire, nella piazza principale del paese arrivò uno strano omino tutto vestito di bianco e con un grande ombrello che chiese di parlare con i bambini del paese. “E cosa potranno mai fare i bambini?” chiese il sindaco rassegnato a vedere scomparire il suo paese. “Mandali a chiamare”, disse l’omino “Ma non dimenticarne nessuno o il rimedio non funzionerà”. Troppo stanco e assetato per parlare ancora, il sindaco ordinò di fare come l’omino diceva e in pochi minuti tutti i bambini del paese si ritrovarono alla Casa Comunale. L’uomo li guardò a lungo sorridente, chiuse il suo grande ombrello e disse: “Qual è il bene più prezioso che possedete?”. “Il mio videogioco”, rispose Tonino. “No, è la mia bambola con i vestiti eleganti”, disse Simona. E ad uno ad uno, tutti gli altri elencarono le cose che ritenevano preziose per la loro vita. L’omino, si accorse che, giù in fondo alla sala c’era un bambino che non aveva parlato e se ne stava seduto e pensieroso. “Perché te ne stai in disparte e silenzioso?” gli chiese l’omino. Tutti si girarono e cominciarono a ridere. “Ma cosa vuoi che ti dica Pietro”, disse allora Robertina. “Abia giù in periferia e non viene mai a giocare con noi”. Incurante di Robertina, l’omino si avvicinò a Pietro e, prendendolo per mano, gli chiese: “Qual è il bene più prezioso che possiedi?”. “L’acqua”, rispose timido Pietro. “Serve a me, alla mia famiglia, alle piante e agli animali, ma qui nessuno la rispetta e allora lei è andata via per sempre da Acquabella”. Il silenzio calò nella sala, tutti stavano con gli occhi bassi, mentre l’omino li guardava sorridente. “Qual è il bene più prezioso che possedete”, chiese ancora. “L’acqua”, risposero i bambini in coro. “Correte a casa, ditelo ai vostri genitori e non dimenticatelo mai più” gridò con tutta la forza che possedeva e poi, aperto il suo ombrello, se ne andò. I bambini uscirono nella piazza e ad ogni persona che incontravano, dicevano: “L’acqua è il bene più prezioso, non dimenticarlo, l’acqua è il bene più prezioso, rispettala”. E mentre loro pronunciavano queste parole, arrivò la pioggia, i fiumi e i ruscelli si riempirono, le fontane ripresero a zampillare e il mare tornò al suo posto.



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