Un tg speciale su Menopermenofapiù, della IV primaria C della scuola D. Giuliotti di Greve in Chianti (Firenze), con il coordinamento delle insegnanti Annamaria Ferruzzi e Agata Maddoli. Redattori: Giuseppe Alicerti, Giulia Anichini, Camilla Badii, Gaia Bagnoli, Mirko Bianco, Maryam Bouaziz, Arianna Calzolai, Sonia Elezi, Matteo Falleri, Lorenzo Fedeli, Ambra Ferhati, Lorenzo Formigli, Diego Frassineti, Matteo Hagge, Kevin Haxhihyseni, Lorenzo Landi, Alessia Lorenzetti, Leonardo Prosperi, Giovanni Provvesi, Giuseppe Ragusa, Giacomo Rossini, Francesco Ruggiero, Metlli Sinaj, Margherita Sorbi, Giuseppe Mattia Toscano. Ha partecipato la “gallina Giulia” di Samantha Migliore, allevatrice, e i piccioni viaggiatori di Domenico Imperatrice, associazione colombofila toscana.


Sito web realizzato e aggiornato costantemente da Claudia Cusimano, 11 anni, di Palermo.

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Articolo di Lara Attiani, 9 anni, di Colonna (Rm)

Io vado in barca a vela per tutta l’estate. Mi trovo bene, quando sono lì, perché c’è più aria, perché non spreco acqua, ma soprattutto perché mi godo la vita. Faccio il bagno in mare quando mi va, senza dover prendere la macchina per andarci. Basta che mi tuffo. E quando sono in acqua mi diverto molto senza bisogno di nulla. Sono io e l’acqua, basta questo per farmi stare bene..
In barca scopro posti nuovi, passando per il mare, posti che in macchina non vedrei mai. In barco non ho la televisione e neppure mi manca, mentre d’inverno a casa la vedo spesso. In barca non mi serve, perché c’è sempre un panorama da godermi, perché sto all’aperto e perché ho sempre qualcosa da fare. Quando non ho da fare, leggo oppure gioco, oppure sto al timone. Non ho tanti giochi in barca, perché non c’è spazio per portarmeli dietro. Di solito mi porto la mia bambola, qualche vestitino, i miei colori, tanta carta per disegnare, gli acquerelli e le tempere, e tanti libri. In barca ci sono anche le carte e due giochi di società ed è solo in barca che riusciamo a giocarci tutti insieme, anche fino a tardi la sera. Continua … »


Articolo di Francesca Rubini, 11 anni, di Roma

Io penso che bisogna essere attenti all’ambiente e che non bisogna inquinarlo. L’ambiente ci dà la vita e dobbiamo rispettarlo perché altrimenti può togliercela. Eppure nel mondo ci sono tante persone che non badano all’ambiente, che non pensano ai fumi tossici, alle discariche, alla sporcizia sui prati, alle costruzioni lungo le coste del nostro bellissimo Paese, ma si concentrano solo sui loro interessi e vogliono arricchirsi. Ci sono tante persone che comprano, comprano, comprano e non pensano che poi tutto queste cose comprate non servono realmente e quindi poi le dovranno buttare e finiranno nelle discariche. Bisognerebbe, secondo me, fare uno sforzo tutti quanti e ridurre le nostre cose all’essenziale.

Per esempio, mia mamma mi racconta che sua nonna quando abitava in fattoria non buttava mai niente e riciclava tutto, compresi i vestiti, che venivano “rivoltati”: se da una parte la stoffa era consumata, la mia bisnonna scuciva il vestito e ne faceva un’altro mettendo fuori la parte interna della stoffa. Così tornava quasi nuovo. Ora invece, quando i vestiti sono vecchi, o non ci stanno più, o non sono più di moda, vengono buttati o messi nei contenitori della caritas. Io credo che poi vengono venduti a quelli che fanno i mercatini con i banchi dell’usato.

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Intervista di Claudia Maria Sepi, 10 anni, di Bari.

Vicino casa mia c’è il mare e a me piace tanto. D’estate con mio papà e mio nonno andiamo a pesca, e io me la cavo abbastanza. Mi piacerebbe però imparare ad andare in barca a vela perché penso che il silenzio e il rumore del vento e del mare siano una cosa meravigliosa. Al capitano di lungo corso Diego Sorrentino, che mi ha mandato le sue risponde, ho chiesto un po’ di cose sul mare. Lui certamente ne sa tante di storie, perché, come mi hanno detto i giornalisti nell’erba, ha navigato per tanto tempo. Qual’è stata la sua navigazione più lunga? “La tratta di navigazione dal Brasile alla Corea del Sud 22 gg di navigazione continua senza scalo”.   Continua … »


Articolo e intervista di Giuseppe Carlo Cireni, 26 anni, di Milano.

Leggo sul sito lafilibusta.com quel che Valeria e Marco scrivono sulla loro vita in barca a vela. Lontani da stress e difficoltà, lontani anche dalla vita di prima. Hanno fatto il grande passo, perché a fine vacanza pesava sempre di più tornare a terra.  La libertà, però, costa un po’, in termini di “meno”, ossia di sottrazioni di ciò che a terra è sempre tanto. Sottrazioni di spazio: il mare è immenso, più grande della terra, ma quello vivibile in una barca è ridotto. In 11 metri e mezzo di barca hanno tutto ciò di cui hanno bisogno, abiti, pentole, cibo, libri e altro. Ma hanno dovuto rinunciare a tantissime cose: “una liberazione e non un sacrificio. Abbiamo scelto ciò che era essenziale, il resto era dunque superfluo”.  La regola vale anche adesso: “quando si imbarca un nuovo oggetto, il vecchio viene sbarcato, così si evita l’accumulo e soprattutto si tende ad usare le cose fino in fondo”. Niente elettrodomestici, ovviamente: in barca non c’è il 220V. Il riscaldamento deve essere fatto con sistemi specifici, niente stufette. Acqua dolce? La riserva nei serbatoio non è tantissima, quindi si è costretti a stare molto attenti. D’estate, ad esempio, meglio lavarsi con acqua di mare e saponi marini ecologici e poi limitarsi a sciacquarsi con poca acqua dolce. E via così. La barca, insomma, è una palestra ideale per sperimentare la “riduzione”.

Ma com’è vivere in mare, esser circondati solo dall’acqua? Risponde Diego Sorrentino, capitano di Lungo Corso, una vita passata in tutti i mari. Continua … »


Articolo di Filomena Picchi, 23 anni, di Civitanova Marche

Orti urbani, permacoltura, mercatini del baratto: si può cercare l’essenziale anche in città. Per esempio facendo un corso di transition training (ne nascono ovunque, basta una ricerca su google per trovarne). Cos’è una città di transizione (transition town, appunto)? L’idea è nata in Irlanda e in Inghilterra non più di 7 anni fa, ed è già nota in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di preparare le comunità ad affrontare la doppia sfida del riscaldamento globale e del picco del petrolio. Continua … »


Articolo di Antonio Piretti, 24 anni, Francesco Pizzi, 23 anni, e Loredana Ostieri, 22 anni, di Bergamo.

In un’epoca di grandi e crescenti timori energetici e per il riscaldamento globale, il risparmio energetico è argomento e soluzione primaria, anche se spesso non considerato come si dovrebbe. In questo contesto, la casa passiva, ossia la diffusione di uno standard passivo che possa garantire una qualità abitativa che si rifletta direttamente sull’ambiente ma anche sul comfort, è in pole position.
Con il termine “casa passiva” si intende un’abitazione che utilizza sistemi passivi per ottenere calore, freddo, luce e ricambio d’aria; per farlo controlla i flussi naturali di energia quali l’irraggiamento solare o il vento uniti ad una serie di tecniche spesso patrimonio della cultura popolare (come ad esempio dipingere di bianco le pareti per mantenere fresca l’abitazione durante i mesi caldi). Continua … »


Articolo e fotoreportage di Martina Cavallaro, 21 anni, di Tradate (in italiano) e di Paola Danitza Hernandez Rojas, 22 anni, di Callao (Perù) (in spagnolo).

Mucche pazze. Polli alla diossina. Miele blu in Alsazia. Bambini che, portati per la prima volta in una fattoria, non riescono a credere che le cotolette che mangiano alla mensa della scuola abbiano una faccia e si muovano. Qualcosa non va. Siamo abituati, quando vogliamo qualcosa, ad andare al supermercato o in macelleria: la filiera alimentare si è talmente tanto allungata e complicata che abbiamo perso ogni rapporto con quello che mangiamo. Anche quando leggiamo sulle etichette che i prodotti sono frutto di agricoltura biologica o di allevamento “a terra” non ne siamo veramente sicuri: il caso delle lasagne all’emiliana con carne di cavallo è stato un esempio lampante. Non sono cambiate solo le cose che abbiamo nel piatto ma siamo cambiati anche noi, le nostre abitudini, i nostri desideri, il nostro modo di rapportarci con gli altri e con il mondo. E’ diventato ormai impensabile vivere in maniera diversa.


Proponiamo qui una testimonianza che arriva dall’altra parte del mondo: dalla cordigliera delle Ande per l’esattezza. Le foto mostrano il piccolissimo villaggio di Villa Union , nella provincia di Ongoy sulle Ande centro-meridionali (vedi foto 1 e2). Come in alcuni paesini d’Europa fino a pochi decenni fa, qui l’economia si basa quasi esclusivamente sull’agricoltura e la pastorizia. Si coltiva soprattutto mais di diverse varietà (foto 9 e 10) con cui si fanno bevande e dolci come la chicha de jora e l’humita ; e vari tipi di tuberi (foto 5-8). Continua … »


Articolo di Martina Cavallaro, 21 anni, di Tradate (in italiano) e di Paola Danitza Hernandez Rojas, 22 anni, di Callao (Perù) (in spagnolo).

Vacas locas. Pollos a la dioxina. Miel azul en Alsazia .Niños que van por primera vez en una granja y no pueden creer que las chuletas que comen tengan una cara y se muevan. Algo no va aqui. Estamos acostumbrados, cuando queremos algo ir al supermercado o a la carniceria. La hilera alimentar se complicò y se alargò tanto que hemos perdido conocimiento de lo que comemos. No estamos seguros hasta cuando leemos las etiquetas que los productos son de origenes biologicos o de crianza libre. El caso de las lasagnas con carne de cavallo es un ejemplo claro. No han cambiado solamente las cosas que tenemos en el plato, hemos cambiado tambien nosotros , nuestras costumbres, nuestros deseos, nuestro modo de relacionarnos con los demas y con el mundo. No es posible pensar vivir en manera diferente.


Proponemos aqui una testimonianza que llega de la otra parte del mundo: desde las cordilleras de los Andes para ser mas precisos. Las fotos indican el pequeño pueblo de Villa Union, en la provincia de Ongoy (Andes centro-meridional). Como en los pequeños pueblos de la Europa de hace años atras, aqui la economia se concentra sobretodo en la agricultura y la crianza. Se cultiva maiz de varios generos ( ver fotos 7 y 8 ) con esto se produce bebidas y dulces como la chicha de jora, y la humita; variedades de tuberculos como la papa ( fotos 6 -1 ). Continua … »