A lezione di giornalismo & ambiente (6003)


Perugia, Festival Internazionale del Giornalismo, teatro Pavone. Alle 10 di mercoledì mattina, il 13 aprile, i giornalisti nell’erba incontrano Marco Gisotti, giornalista ambientale, che è stato direttore per 13 anni della rivista Modus Vivendi. Si parla di giornalismo e di ambiente, pane quotidiano del “prof”, che tra l’altro è direttore scientifico del Master di comunicazione ambientale alla facoltà di scienze della comunicazione della Sapienza, ma anche dei giovanissimi reporter che sono arrivati apposta a Perugia da Roma, da Bologna, da Spoleto per il workshop a loro dedicato. Prima lezione: “Fatti e opinioni devono essere distanziati tra loro”: non è così scontato.

Racconta, Gisotti, che l’Ecologia nasce nella seconda metà dell’Ottocento, con Ernst Haeckel, ma se trova traccia nella storia inglese anche con Edoardo I che nel 1273 impone l’impiccagione a chiunque bruci carbone a Londra perché produce fumo acre. Sul fumo di Londra, lo smog, il primo documento ufficiale risale al 1661: John Evelyn sostiene la necessità di polmoni verdi all’interno della città. Altra tappa segnalata da Gisotti, il 1965, con l’improvvisa morte di centinaia di persone, sempre a Londra: è l’inquinamento. Altrettanto accade in Giappone, per inquinamento da mercurio. Nel 1962 esce la Primavera Silenziosa di Rachel Carson: il ddt ha ucciso insetti e uccelli, è nel ciclo del cibo, arriva agli uomini, colpisce persino i feti. Ne viene fuori un grande scandalo mediatico ed è in quel momento che nascono le prime grandi associazioni ambientaliste. Ricorda, il “prof” ai giornalisti nell’erba, che Carl Barks, detto l’uomo dei paperi, 6 anni prima aveva già pubblicato “Paperino nella terra degli indiani pigmei“. Era il 1957, e zio Paperone compra un’oasi per non stare sempre tra i fumi (chimic?) della sua paperopoli. Nel 2004, Waangari Maathai riceve il Nobel per la pace per questioni ambientali: è il primo (oltre che la prima donna africana a riceverlo). Nel 1972 a Stoccolma, la prima conferenza ONU sull’ambiente umano. Nel 1980 per la prima volta la locuzione “sviluppo sostenibile” viene adottata in un documento dell’Unione internazionale per la conservazione della natura. Nel 1986 nasce in Italia il ministero dell’ambiente. Il 1984 è l’anno dell’incidente di Bhopal in India, il 1986 è quello di Chernobyl.

Nel 2007 il nobel per la pace va ad Al Gore, per i beni divulgativi dell’IPCC. “E’ vero – dice Gisotti – l’ambiente finisce sempre più spesso in prima pagina, ma perché ci sono catastrofi, morti, disastri. Che si dovrà fare, mandare delle ballerine alla prossima conferenza sul clima?”

Qualche numero: “in Italia in 800 anni ci sono stati 5000 eventi estremi. 2300 frane, più di 2000 inondazioni. Solo nel XX secolo, 10.000 morti e 350.000 senza tetto. 13 mila sono le aree a rischio idrogeologico. Il 70% dei comuni italiani sono in pericolo per frane, alluvioni, terremoti. 1119 le industrie a rischio, sono tantissime, dall’Ilva di Taranto, al Petrolchimico di Priolo, a Porto Marghera”.

“Prendiamo L’Aquila e il terremoto. Quei territori erano a rischio, si sapeva, ma la stampa raramente fa un’inchiesta sui rischi, raramente si prende la briga di segnalare casi e sollecitare prevenzione. Chi lo fa è tacciato d’essere un uccello del malaugurio. Come successe a una grande giornalista, la Merlin, sulla storia del Vayont e il rischio della centrale idroelettrica. Giampaolo Pansa la prendeva per pazza isterica; la diga ha resistito, è vero, ma l’acqua si è portata via paesi interi e vite umane”.

Altra data pilastro, il 4 novembre 2008. “Barak Obama introduce due espressioni che da quel momento entrano in tutte le pagine di tutti i giornali: green economy e green jobs. Sono argomenti di successo, oggi anche Panorama ha un supplemento che si chiama green economy, all’improvviso diventa un tema di società, è cambiata la visione mediatica, dal 4 novembre 2008″. In effetti, sono

2,3 milioni gli occupati nel mondo nel settore della green economy, 912 mila occupati in Europa nelle rinnovabili, di cui più di 100 mila in Italia”. Ma le “bufale” sono sempre in agguato, avverte Gisotti. E anche il pressappochismo, la superficialità dei colleghi giornalisti. A volte per incompetenza, altre per malafede, per le pressioni che vengono esercitate in redazione da chi è più vicino agli interessi degli editori. Attenzione dunque. “Non prendete tutto per buono. Il web è un’ottima fonte, ma non è l’unica. Alzate il telefono, uscite di casa, andate a vedere, verificate le fonti, approfondite i dati”.


Gisotti chiude il workshop ascoltando i giornalisti nell’erba in platea. Sul palco intanto scorrono le immagini dei video realizzati dai gNe, i testi degli articoli e delle interviste. I ragazzi incassano i complimenti del direttore di Modus Vivendi, che è anche giudice nella quinta edizione. insieme   quelli di Paola Bolaffio, sul palco con lui. La lezione finisce con un appauso reciproco.

 



Warning: strlen() expects parameter 1 to be string, array given in /web/htdocs/www.giornalistinellerba.org/home/passato/wp-content/themes/khaki-traveler/single.php on line 29

Leave a Reply


>