Le certificazioni green: il caso della Rainforest Alliance. Sono realmente efficaci o è giusto avere dei dubbi nei loro confronti?(12204)

domenica, aprile 6th, 2014 (12204)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Alessandro Antonelli, Michele Lo Cicero, Ludovica Pavoni, Alessio Torrisi, ClaudiaTrotta, III E scuola media San Nilo, Grottaferrata

Cos’è la Rainforest Alliance?

La Rainforest Alliance è un’associazione non governativa che attesta il rispetto di alcuni criteri sociali ed ambientali nella produzione dei prodotti agricoli di origine tropicale: cacao, caffè, tè, banane, ananas, noci, canna da zucchero, palma da olio, girasoli e soia. Questa associazione utilizza 94 criteri divisi in 10 categorie: (altro…)


La parola greenicità(12199)

domenica, aprile 6th, 2014 (12199)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Elena Di Giangiacomo II A scuola media I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

La parola greenicità.

Il neologismo è una parola nuova. Può essere presa da parole già conosciute e che già si usano oppure viene introdotta da una lingua diversa. I neologismi nascono per esprimere dei nuovi concetti e per nominare nuove cose. Per esempio la parola greenicità è un neologismo.

Informazioni sulla greenicità.

Come ci ha spiegato Diego Scipioni, linguista all’università di Roma Tor Vergata:

– Greenicità ovvero la caratteristica di tutto ciò che è green.

– Green:verde,ecologico e rispettoso dell’ambiente.

La parola greenicità è nata il 17 gennaio 2014, in occasione dei workshop di giornalismo ambientale che Giornalisti Nell’Erba ha fatto all’università di Tor Vergata.

Di solito non sappiamo chi è l’inventore delle parole, ma in questo caso sì: la parola greenicità è stata coniata da Paola Bolaffio e dai componenti di Giornalisti Nell’Erba. Loro hanno inventato questa parola per esprimere la qualità delle aziende. delle persone, delle cose, delle azioni green.

Commento articolo.

Per noi è una cosa giusta. Perché per esempio se noi mangiassimo alimenti green,mangeremmo cose sane e così si eviteremmo molte malattie che poi in alcuni casi portano anche alla morte.


Innovazioni sostenibili: possiamo fidarci? Il caso del tè Lipton e dell’ecoricarica Svelto(12195)

domenica, aprile 6th, 2014 (12195)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Patrizio Guerzoni, Lorenzo Gatta, Elisa SfameliII media scuola media San Nilo, Grottaferrata

Passeggiando fra gli scaffali del supermercato, possiamo trovare moltissimi prodotti della multinazionale Unilever: dal detersivo per piatti al tè, dai bastoncini di pesce al dentifricio. Quanti di questi però vengono fatti in maniera rispettosa dell’ambiente? Da dove vengono le materie prime con cui sono prodotti? Quanto si impegna questa multinazionale, dal fatturato importante e dunque dal grande impatto ambientale, perché ciò che propone ai consumatori sia il più sostenibile possibile?

Per rispondere a queste domande, esaminiamo più da vicino due prodotti, il tè Lipton e il detersivo per piatti Svelto.

Il tè Lipton si fregia della certificazione “Rainforest Alliance”, che – come si legge anche sul sito della Unilever – è “un’organizzazione indipendente il cui scopo è ridurre l’impatto ambientale e migliorare i vantaggi socioeconomici”. Questo sistema di certificazione si occupa di attestare che alcuni prodotti di origine tropicale, come tè, caffè, banane, ananas, olio di palma e zucchero di canna, vengano prodotti rispettando alcuni criteri sociali ed ambientali. (altro…)


Coccolino, l’orsetto ambientalista?(12186)

sabato, aprile 5th, 2014 (12186)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Anselmi Valentina e Wanda Soldati, III media, Frascati

“Unilever rivoluziona il mondo”. L’ introduzione di fonti energetiche a basso impatto ambientale e di nuove tecnologie per ottimizzare il ciclo di produzione, sono diventati la priorità di questa azienda, assicura il team leader della sostenibilità di Unilver Italia Ugo De Giovanni. Se i criteri di sostenibilità sempre più rigorosi fossero applicabili a tutti i 17 miliardi di prodotti Unilever acquistati ogni anno nel mondo, si tratterebbe davvero di una rivoluzione.

L’ obiettivo, infatti, è diminuire, entro il 2020, le emissioni di CO2 del 40% per tonnellata di prodotto. Un ulteriore traguardo che si vuole raggiungere è ridurre di 1/3 il totale del packaging, puntando verso la produzione di formule concentrate, recuperando così gli scarti e diminuendo del 65% l’ utilizzo dell’ acqua in fase di produzione. (altro…)


Comunicare la greenicità ai consumatori(12183)

sabato, aprile 5th, 2014 (12183)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Federica Battiato, scuola media I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

Ciao a tutti! Io sono Federica e oggi vorrei parlarvi di una grandissima novità che è il metodo usato dall’ Unilever per comunicare la greenicità ai consumatori. Il metodo che Unilever utilizza è l’Unilever Sustainable Living Plan. Questo metodo non è proprio un vero e proprio metodo ma è più che altro un modello che dimostra come la crescita economica può avvenire insieme alla crescita sociale creando benefici e diminuendo l’impatto ambientale. (altro…)


Cosa succede quando una multinazionale fa greenwashing?(12178)

sabato, aprile 5th, 2014 (12178)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Zaninni Caroleo, II A della scuola media I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

Cosa succede quando una multinazionale fa il greenwashing? Ci viene da pensare che probabilmente nasconda qualcosa… qualcosa di poco green! Che nasconda degli operati non ecosostenibili o comunque voglia fingersi come ecosostenibile.

Il greenwashing consiste in campagne pubblicitarie o altre forme di comunicazione, quindi autodichiarazioni, attraverso cui un’azienda si dà “una mano di verde”, facendo sembrare prodotti o comportamenti più verdi di quanto realmente non sono. A volte il greenwashing serve a coprire dei fatti contro l’ambiente, dei fatti poco green, oppure serve a vendere di più in un momento in cui ci si sta più attenti, oppure ancora sbaglia la campagna di promozione. (altro…)


I rifiuti di Unilever dove vanno a finire? Intervista a Ugo De Giovanni(12175)

sabato, aprile 5th, 2014 (12175)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Chiara De Luca, II A della scuola media I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

La parola GREENICITA’ deriva dalla parola green, dall’inglese verde, che consiste nel produrre prodotti sostenibili che non danneggiano la salute dell’uomo e dell’ambiente. Questo è il principio utilizzato dall’Unilever, una multinazionale(industria che si trova in ogni stato).

Essa produce cosmetici, detersivi, cibi surgelati, cibi freschi, salse, condimenti, prodotti per la casa, bevande…

Attraverso la lettura dei loro siti utilizzati per farsi pubblicità emerge che L’Unilever non invia rifiuti in discarica, che ha aumentato in soli due anni il suo acquisto dell’Olio di Palma da fonti sostenibili.

Per saperne di più abbiamo intervistato il Marketing Director Unilever e Sustainability team leader di Unilever Italia Ugo De Giovanni.

Se le fabbriche dell’Unilever non inviano rifiuti a discarica, dove vanno a finire?

Dipende dal tipo di rifiuto. Alcuni vengono utilizzati in altre parti del processo produttivo; altri vengono utilizzati in altre lavorazioni (ad esempio scarti di produzioni che vengono rilavorati e vengono trasformati in cibo per animali); in altri casi vengono inviate a termovalorizzazione. (altro…)


Intervista a Ugo De Giovanni, Marketing director Unilever e Sustainability team leader Unilever Italia(12171)

sabato, aprile 5th, 2014 (12171)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di III D scuola media Frascati via D’Azeglio

Ci occupiamo del “filone” trasporti. Secondo lei quale delle iniziative di Unilever descritte nel piano di sostenibilità è la più efficace ad oggi per la riduzione delle emissioni inquinanti?

In generale se parliamo dei soli trasporti senza dubbio l’ottimizzazione della rete logistica, la riduzione del trasporto su gomma e l’utilizzo di veicoli ibridi sono le aree che possono avere un peso maggiore nella riduzione dell’impatto ambientale. Ciò detto il trasporto è la fase del ciclo di vita che ha l’impatto più basso in termini di CO2. Le aree maggiormente rilevanti sono l’approvvigionamento sostenibile e l’educazione ad un corretto utilizzo dei prodotti.

Le scelte di sostenibilità di Unilever possono mandare un perdita la società ?

In realtà una politica fortemente orientata alla sostenibilità può solo generare dei vantaggi economici rilevanti. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: una persona normale, attenta alle proprie disponibilità, nello scegliere una macchina cerca di prendere quella che consuma di meno per risparmiare sul carburante. Facendo così compra anche una macchina che, a parità di altri fattori, inquina di meno. Non è diverso per l’azienda. Ottimizzare la rete logistica richiede ad esempio investimenti nel breve termini ma, a regime, consente di ridurre le percorrenze delle merci. Questo si tramuta in una forte riduzione dell’impatto ambientale ma anche in minori spese di carburante, in un minor consumo dei mezzi di trasporto e quindi in minor costi. Lo spostamento del trasporto da gomma a rotaia è altrettanto emblematico. Come avete letto nei materiali distribuiti con il progetto greenexpress non solo abbiamo ridotto in modo massiccio le emissioni di CO2 ma abbiamo anche ridotto il costo di trasporto del 6%. In generale la sostenibilità è una fonte incessabile di inspirazioni per cercare forme di ottimizzazioni, di minor spreco e di minor impatto ambientale. (altro…)


Unilever, in Italia zero rifiuti in discarica: come fanno?(12167)

sabato, aprile 5th, 2014 (12167)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Camilla Ruberti, Giada Molino, Sharon D’Andrea e Leonardo Pietrantoni

Unilever nasce nel 1930 dalla fusione di due società, una inglese e l’altra olandese, e ad oggi possiede molti dei marchi più diffusi nel campo dell’alimentazione, per l’igiene e per la casa. Ai nostri giorni è presente in 90 paesi con 200 filiali e si presenta come il gruppo più importante nel settore dei beni di largo consumo. Alcuni dei marchi che possiede sono: Lipton (bevande), Findus (surgelati), Algida (dolciumi), Slim Fast (alimenti dietetici), Calvé (condimenti), Svelto (detersivi), Calvin Klein (profumi), Knorr (cibi pronti), Axe (igiene personale), Athea (chimica), Milkana (prodotti a base di latte).

La loro missione è di “soddisfare esigenze quotidiane di nutrizione, igiene e cura della persona, con brands che aiutano i consumatori a sentirsi bene, ad aver un bell’aspetto e una vita più piacevole”. Dal 2010 hanno ridotto l’impatto dei loro rifiuti per utilizzo per singolo consumatore di circa il 7%. Il loro impegno è di dimezzare i rifiuti associati allo smaltimento dei loro prodotti entro il 2020. Per il loro impegno con i rifiuti hanno tre obbiettivi: ridurre gli imballaggi, incrementare il riciclaggio e i tassi di recupero, aumentare il contenuto riciclato. (altro…)


Come si misura la greenicità nel mondo(12155)

sabato, aprile 5th, 2014 (12155)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

a cura della II media A IC Don Milani, Monte Porzio Catone

Ogni prodotto GREEN, possiede un certificato che lo autentifica come tale.

I certificati green esistono per ogni sorta di prodotto (dal tostapane agli edifici). Per ogni tipologia di prodotti esistono diversi tipi di certificazioni, che a volte cambiano addirittura da stato a stato. Qualcuna prende in considerazione il prodotto stesso, altre i vari processi che gli sono dietro.

Per fare qualche esempio, in Italia c’è la certificazione IMQ-ECO  che è una “certificazione delle asserzioni ambientali di prodotto”, cioè verifica le dichiarazioni dei produttori che definiscono “green” i loro prodotti, aiutando così a distinguere ciò che è green dal greenwashing. Per quanto riguarda gli edifici green due certificazioni molto note sono LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) per gli USA e BREEAM che vuol dire BRE Environmental Assessment Method, cioè “metodologia di valutazione ambientale del BRE, elaborata in Gran Bretagna ma oggi diffusa in tutto il mondo.

Le certificazioni sono dei certificati che comunicano al consumatore  che quel prodotto è in qualche modo ecologico cioè non danneggia l’ambiente. Servono per limitare i danni, ridurre insomma l’impatto dei prodotti e delle produzioni. Non sono perfette ma comunque necessarie, ancor di più se si parla di quelle europee.Per esempio l’ Ecolabel assicura che alcuni parametri ecologici siano rispettati da tutti i paesi europei. (altro…)