Attenti al green!(12055)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12055)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Samuele Melis della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Green è una parola molto semplice che significa verde. Nella nostra quotidianità la usiamo per descrivere un prodotto sano e genuino proprio perché il verde ci dà un senso di naturalezza. Green, infatti è l’aggettivo che indica tutto ciò che non è dannoso per l’ambiente quindi di ecologico. Ma … c’ è sempre un ma, cerchiamo di non farci imbrogliare da questa parola. (altro…)


Plastica, materia leggera da non prendere alla leggera(12036)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12036)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Noemi Cusimano, Jacopo Morresi, Rebecca Gabrieli della I E dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

La plastica è stata inventata da Giulio Natta. Ha portato vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi, ha ridotto il peso delle automobili del 40% e di conseguenza ha ridotto il costo dei trasporti  riducendo l’impiego del carburante; ha dato la possibilità di creare nuovi tessuti, ad esempio il pile, oltre a prodotti di uso quotidiano. Purtroppo l’eccessivo spreco di questa risorsa importantissima che ha portato tanti benefici, ha portato anche svantaggi tra i quali troviamo di certo il danno ambientale.

Pensateci un po’: dopo che abbiamo utilizzato gli oggetti in plastica, o li gettiamo insieme alla spazzatura (usando sacchi di plastica per contenerli), o li gettiamo per terra o creano cumuli, o finiscono nelle discariche. Ma molti finiscono in mare. Infatti il 94% dei rifiuti in mare è plastica, soprattutto i sacchetti. Proprio quando finiscono in mare i sacchetti possono essere ingeriti da cetacei, delfini, che sono attirati dai loro colori vivaci, nonché da tartarughe che li scambiano per meduse, di cui sono ghiotte.

Lo Stato italiano è stato il primo in Europa a vietare l’ utilizzo di sacchetti di plastica e ha messo in commercio i sacchetti di bioplastica ricavati dall’amido di mais, di farina, di grano o di altri cereali. I sacchetti in bioplastica sono biodegradabili, cioè possono degradarsi senza inquinare il luogo in cui sono depositati. (altro…)


Greenicità e multinazionali, intervista a mio papà impiegato di Leroy Merlin(12069)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12069)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Alessandro Fumanti della II E della scuola media San Nilo, Grottaferrata

Come fanno le aziende a essere (più) green? Dopo aver partecipato a un workshop di Giornalisti Nell’Erba su questo argomento, ho pensato di fare una piccola intervista a mio padre che è impiegato presso Leroy Merlin, per farmi raccontare la sua esperienza di “greenicità” all’interno della sua azienda.

Come fate ad inquinare di meno?

“Per inquinare di meno nella nostra azienda abbiamo messo in campo alcune azioni: la produzione autonoma di energia elettrica per i nostri negozi costruendo pannelli fotovoltaici, il risparmio di carta con l’adozione della documentazione elettronica (tutte la fatture dei fornitori e tutte le pratiche di comunicazione sono per via telematica), l’’apertura di una città logistica dove convergono tutti gli scarichi di fornitori cosi da non dover trasportare le merci con i mezzi a carburante ma con il treno” .

Ci sono prodotti ecosostenibili nel negozio?

“Sì, ci sono molti prodotti “eco” (abbreviazione di ecosostenibile) in vendita, tra cui il legno che viene acquistato solo da fornitori con aziende certificate a basso impatto ambientale, e i combustibili a biomassa , pellet e bioetanolo e tutti i prodotti a risparmio energetico che fanno parte di un progetto che si chiama “la casa di domani”” . (altro…)


Chimica buona o cattiva?(12033)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12033)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Francesco Maria Cozzolini – 15 anni, Roma

Cos’è la chimica? Perché sembra una parola cattiva? La chimica è la scienza «che studia le proprietà, la composizione, l’identificazione, la preparazione e il modo di reagire delle sostanze, sia naturali sia artificiali…Non è una “invenzione dell’uomo”, ma una scienza naturale perché descrive tutto quello che esiste e come esso si trasforma”, ci spiegano sia il linguista Diego Scipioni che la professoressa Valeria Conte, che all’Università di Roma Tor Vergata insegna la chimica green.

Il problema però è che la studiamo a scuola, e non è facile. Quindi non ci piace. E poi il problema ancora più serio della chimica è che è “la scienza di cui ci accorgiamo solo quando un’autocisterna di benzina va a finire in      un fiume”, come ha detto il Nobel per la chimica 1981 Roald Hoffmann.  Ne sentiamo parlare in contrapposizione con la parola “naturale” o “biologico”, o anche quando si parla di guerra “chimica”, di industrie che inquinano, di piogge acide… per questo ne abbiamo in testa un concetto negativo, anche se, sembra strano scriverlo, la chimica è naturale.  Soprattutto, lo è la buona chimica green, quella che studia Valeria Conte. E’ una chimica che si è posta un dodecalogo da rispettare. Tra le regole, quella di evitare gli scarti il più possibile, usare materie prime rinnovabili, pensare in termini di efficienza energetica in generale e diminuire i passaggi sintetici che tra l’altro necessitano di più energia. Ma la chimica green non è green solo perché nei laboratori si sta attenti a non inquinare e ad usare meno energia. E’ green anche perché va a braccetto con la chimica sostenibile. Per esempio, il biodiesel, ottenuto con procedimenti meno inquinanti.


Come vivere “Green”(12004)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12004)

WORKSHOP – Si presto a dire green
di Viola Patrizi della I media C Istituto comprensivo Don Milani, Monte Porzio Catone

In base agli studi fatti dai ricercatori si stima che nel 2050 gli abitanti della terra saranno nove miliardi. Per sfamare la popolazione e salvaguardare l’ ambiente bisogna innanzitutto imparare a rispettarlo, attraverso l’uso sostenibile delle energie rinnovabili (sole,vento,terra). Bisogna produrre senza impattare sull’ambiente, riducendo emissioni di gas serra e di metalli pesanti, che sono responsabili dell’innalzamento della temperatura della terra. Gli studiosi dicono che se la temperatura aumenterà ancora di 6 gradi, come previsto se non si prendono seri ed immediati provvedimenti, le conseguenze saranno molto gravi. Tra le sfide dei ricercatori c’è la costruzione eco-sostenibile, cioè aiutare gli edifici ad inquinare di meno e quindi ad impattare meno sull’ ambiente…

COME? Utilizzando le fonti rinnovabili che sono fonti “virtualmente infinite” e non causano danni ad altri o all’ambiente come invece fanno le fonti fossili ovvero:carbone,gas,petrolio,che bruciando inquinano. (altro…)


L’isola di immondizia(12030)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12030)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Alessandra Cubeddu della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Questa volta gli esploratori non hanno scoperto una nuova terra, ma un nuovo problema. Infatti  nell’oceano pacifico , al largo delle isole Hawaii e’ stata scoperta “l’isola di plastica” una grande chiazza di immondizia.

E’ un enorme accumulo di spazzatura e soprattutto plastica galleggiante. L’accumulo si e’ formato a partire dagli anni Cinquanta a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata”vortice subtropicale del nord pacifico” ; essa e’ dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti di aggregarsi fra di loro. per diversi anni alcuni ricercatori oceanici hanno investigato a fondo la diffusione dei detriti. La concentazione stimata e’ di 3,34 frammenti per km quadrato. Si sa che i rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, ma in questa zona oceanica si sta accumulando un enorme quantita’ di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini, inoltre il galleggiamento di tali particelle inganna le meduse e altri animali che se ne cibano con un gravissimo danno per l’intero ecosistema.

cod. conc. 2304112635


Isola di plastica nel Mar Pacifico(12026)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12026)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Francesco Ferroni della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Oh no! Un altro colpo al nostro ecosistema! Ecco l’ultima notizia! Un’immensa isola dove non saranno costruiti alberghi posta al largo delle Hawaii nell’oceano Pacifico! La quantità di plastica e detriti ammonta a 103 milioni di tonnellate. Queste buste non sono biodegradabili, ma sono soggette alla “fotodegradazione”, cioè si decompongono fino ai “polimeri di partenza. (altro…)


Agricoltura e fitotecnologie(12061)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12061)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Valentina Giovinazzi, Francesca D’Ottavi, Alessandra Olivieri, Chiara Santoni, Daniel Nardi, Beatrice Arduini classe II C dell’I. C. di Frascati

 

L’agricoltura biologica deve rispettare certi criteri, per essere tale. Questi criteri sono:

1) Drastica limitazione all’uso di concimi minerali di sintesi

2) Limitazione all’uso dei fitofarmaci di sintesi

3) La rotazione delle colture

4) Utilizzo intensivo di concimi organici

5) La scelta di specie e varietà tradizionali

6) La lotta alle malerbe

7) La protezione dei nemici naturali dei parassiti.

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Il Mater-Bi®, un’innovazione nel campo delle bioplastiche. Conviene davvero usarlo?(12077)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12077)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Patrizio Guerzoni e Lorenzo Menichelli della II media San Nilo, Grottaferrata

Secondo la definizione corrente una  bioplastica è un materiale completamente biodegradabile  derivante integralmente o parzialmente da  risorse rinnovabili  (ovvero vegetali).

Il Mater-Bi® è  il nome commerciale della bioplastica  brevettata da Novamont. Essendo biodegradabile e compostabile ,  consente sempre una buona gestione dei rifiuti. Il Mater-Bi® si ottiene grazie alla trasformazione industriale di  varie risorse rinnovabili tra cui l’amido di mais e oli vegetali di varia natura. . È utilizzato principalmente per la produzione degli shopper,  sacchi per la raccolta differenziata,  ma anche nel catering, prodotti per l’igiene e l’agricoltura.

Presenta vari vantaggi: (altro…)


Falsi miti su chimica e bioplastiche, intervista a Daniela Riganelli di Novamont(12045)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12045)

WORKSHOP – Si presto a dire green

della II C Scuola Media I.C. Frascati via D’Azeglio

 

Perché secondo lei la parola “chimica” sembra che abbia il significato di qualcosa che fa male? 
La consuetudine a vedere la “chimica” come qualcosa di cattivo l’abbiamo imparata a nostre spese dai disastri ambientali, dalle malattie che ne sono derivate e magari anche da un certo tipo di insegnamento che ha fatto vedere questa materia come una delle più difficili e talvolta inutili che abbiamo affrontato nel corso degli studi.

Da cosa possiamo capire se una pubblicità di qualche prodotto ci sta ingannando?
Il problema non è tanto la chimica (termine che viene assolutamente evitato nelle comunicazioni pubblicitarie), quanto l’allusione che in quel determinato prodotto la chimica sia completamente assente. Il consumatore viene quindi accattivato da termini come “naturale” che non vuol dire nulla perché molte cose possono anche essere naturali ma dannose (pensiamo ad un pesce naturale che è andato a male, ha prodotto tossine naturali che possono anche uccidere) o magari scrivono “in assenza di conservanti” quando in alcuni casi non ci sono mai stati in quel prodotto… (altro…)