Plastica e bioplastica(12042)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12042)

WORKSHOP – Si presto a dire green


di Silvia Bucchieri della I D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Per fortuna negli ultimi anni sta diminuendo l’uso delle buste di plastica derivata dal petrolio. Forse non tutti sanno che il “padre” della plastica è stato un italiano e che la sua invenzione non ha portato solo danni, infatti si è cominciato a sostituire parti di automobili con la plastica e di conseguenza il loro peso è diminuito insieme all’energia per farle muovere. (altro…)


Quest’isola avvelena il mare(12038)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12038)

WORKSHOP – Si presto a dire green

Le alunne della III A San Nilo, Grottaferrata

L’Isola di plastica del Pacifico è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante situato nell’Oceano Pacifico, approssimativamente fra il 135º e il 155º meridiano. “QUEST’ISOLA AVVELENA IL MARE”. Questo accumulo informalmente viene chiamato con diversi nomi, tra cui Isola orientale di Immondizia o Vortice di Pattume del Pacifico.

I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumulando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. Anziché biodegradarsi, la plastica si disintegra in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile. Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano a zooplancton, inganna le meduse che se ne cibano, causandone l’introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001, il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell’area, era di sei contro uno.  (altro…)


Le piante, l’uomo e le biofabbriche(12012)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12012)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Carlotta Serafini, Alessio Sterlicchio, Julia De Deominicis, Valentino Petroni della III E San Nilo, Grottaferrata

PIANTE E UOMO
Tra le pratiche più antiche usate dall’uomo per alleviare o curare i propri disturbi c’è l’uso delle piante.  Se ne trovano tracce già nella civiltà egizia, indù, greca, cinese, araba e romana. Le varie parti e le sostanze contenute nelle piante sono state utilizzate sotto forma di infusi, decotti,macerati, cataplasmi ed impacchi per millenni.

Le piante o particolari parti di esse, vengono raccolte nel loro periodo di maggiore efficacia e poi trattate in modo da esaltarne la proprietà. Molti farmaci sono versioni sintetiche degli estratti vegetali, contengono cioè principi attivi che sono derivati da un componente vegetale. Con l’arrivo di farmaci sintetici l’uso delle piante è stato in parte accantonato dall’uomo, anche se l’uso corretto delle piante può in certi casi farci portare ad un risparmio di farmaci. I vegetali non sono necessariamente innocui, ma possono avere effetti collaterali se assunti in dosi eccessive e per lungo tempo. Se usate in maniera mirata possono rafforzare, stabilizzare ed alleggerire il lavoro degli organi aiutandoli a funzionare meglio, in più possono anche riequilibrare il sistema nervoso. Per questi motivi prima di usare qualsiasi pianta bisogna chiedere ad una persona esperta. (altro…)


Attenti al green!(12055)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12055)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Samuele Melis della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Green è una parola molto semplice che significa verde. Nella nostra quotidianità la usiamo per descrivere un prodotto sano e genuino proprio perché il verde ci dà un senso di naturalezza. Green, infatti è l’aggettivo che indica tutto ciò che non è dannoso per l’ambiente quindi di ecologico. Ma … c’ è sempre un ma, cerchiamo di non farci imbrogliare da questa parola. (altro…)


Plastica, materia leggera da non prendere alla leggera(12036)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12036)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Noemi Cusimano, Jacopo Morresi, Rebecca Gabrieli della I E dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

La plastica è stata inventata da Giulio Natta. Ha portato vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi, ha ridotto il peso delle automobili del 40% e di conseguenza ha ridotto il costo dei trasporti  riducendo l’impiego del carburante; ha dato la possibilità di creare nuovi tessuti, ad esempio il pile, oltre a prodotti di uso quotidiano. Purtroppo l’eccessivo spreco di questa risorsa importantissima che ha portato tanti benefici, ha portato anche svantaggi tra i quali troviamo di certo il danno ambientale.

Pensateci un po’: dopo che abbiamo utilizzato gli oggetti in plastica, o li gettiamo insieme alla spazzatura (usando sacchi di plastica per contenerli), o li gettiamo per terra o creano cumuli, o finiscono nelle discariche. Ma molti finiscono in mare. Infatti il 94% dei rifiuti in mare è plastica, soprattutto i sacchetti. Proprio quando finiscono in mare i sacchetti possono essere ingeriti da cetacei, delfini, che sono attirati dai loro colori vivaci, nonché da tartarughe che li scambiano per meduse, di cui sono ghiotte.

Lo Stato italiano è stato il primo in Europa a vietare l’ utilizzo di sacchetti di plastica e ha messo in commercio i sacchetti di bioplastica ricavati dall’amido di mais, di farina, di grano o di altri cereali. I sacchetti in bioplastica sono biodegradabili, cioè possono degradarsi senza inquinare il luogo in cui sono depositati. (altro…)


Greenicità e multinazionali, intervista a mio papà impiegato di Leroy Merlin(12069)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12069)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Alessandro Fumanti della II E della scuola media San Nilo, Grottaferrata

Come fanno le aziende a essere (più) green? Dopo aver partecipato a un workshop di Giornalisti Nell’Erba su questo argomento, ho pensato di fare una piccola intervista a mio padre che è impiegato presso Leroy Merlin, per farmi raccontare la sua esperienza di “greenicità” all’interno della sua azienda.

Come fate ad inquinare di meno?

“Per inquinare di meno nella nostra azienda abbiamo messo in campo alcune azioni: la produzione autonoma di energia elettrica per i nostri negozi costruendo pannelli fotovoltaici, il risparmio di carta con l’adozione della documentazione elettronica (tutte la fatture dei fornitori e tutte le pratiche di comunicazione sono per via telematica), l’’apertura di una città logistica dove convergono tutti gli scarichi di fornitori cosi da non dover trasportare le merci con i mezzi a carburante ma con il treno” .

Ci sono prodotti ecosostenibili nel negozio?

“Sì, ci sono molti prodotti “eco” (abbreviazione di ecosostenibile) in vendita, tra cui il legno che viene acquistato solo da fornitori con aziende certificate a basso impatto ambientale, e i combustibili a biomassa , pellet e bioetanolo e tutti i prodotti a risparmio energetico che fanno parte di un progetto che si chiama “la casa di domani”” . (altro…)


Chimica buona o cattiva?(12033)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12033)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Francesco Maria Cozzolini – 15 anni, Roma

Cos’è la chimica? Perché sembra una parola cattiva? La chimica è la scienza «che studia le proprietà, la composizione, l’identificazione, la preparazione e il modo di reagire delle sostanze, sia naturali sia artificiali…Non è una “invenzione dell’uomo”, ma una scienza naturale perché descrive tutto quello che esiste e come esso si trasforma”, ci spiegano sia il linguista Diego Scipioni che la professoressa Valeria Conte, che all’Università di Roma Tor Vergata insegna la chimica green.

Il problema però è che la studiamo a scuola, e non è facile. Quindi non ci piace. E poi il problema ancora più serio della chimica è che è “la scienza di cui ci accorgiamo solo quando un’autocisterna di benzina va a finire in      un fiume”, come ha detto il Nobel per la chimica 1981 Roald Hoffmann.  Ne sentiamo parlare in contrapposizione con la parola “naturale” o “biologico”, o anche quando si parla di guerra “chimica”, di industrie che inquinano, di piogge acide… per questo ne abbiamo in testa un concetto negativo, anche se, sembra strano scriverlo, la chimica è naturale.  Soprattutto, lo è la buona chimica green, quella che studia Valeria Conte. E’ una chimica che si è posta un dodecalogo da rispettare. Tra le regole, quella di evitare gli scarti il più possibile, usare materie prime rinnovabili, pensare in termini di efficienza energetica in generale e diminuire i passaggi sintetici che tra l’altro necessitano di più energia. Ma la chimica green non è green solo perché nei laboratori si sta attenti a non inquinare e ad usare meno energia. E’ green anche perché va a braccetto con la chimica sostenibile. Per esempio, il biodiesel, ottenuto con procedimenti meno inquinanti.


Come vivere “Green”(12004)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12004)

WORKSHOP – Si presto a dire green
di Viola Patrizi della I media C Istituto comprensivo Don Milani, Monte Porzio Catone

In base agli studi fatti dai ricercatori si stima che nel 2050 gli abitanti della terra saranno nove miliardi. Per sfamare la popolazione e salvaguardare l’ ambiente bisogna innanzitutto imparare a rispettarlo, attraverso l’uso sostenibile delle energie rinnovabili (sole,vento,terra). Bisogna produrre senza impattare sull’ambiente, riducendo emissioni di gas serra e di metalli pesanti, che sono responsabili dell’innalzamento della temperatura della terra. Gli studiosi dicono che se la temperatura aumenterà ancora di 6 gradi, come previsto se non si prendono seri ed immediati provvedimenti, le conseguenze saranno molto gravi. Tra le sfide dei ricercatori c’è la costruzione eco-sostenibile, cioè aiutare gli edifici ad inquinare di meno e quindi ad impattare meno sull’ ambiente…

COME? Utilizzando le fonti rinnovabili che sono fonti “virtualmente infinite” e non causano danni ad altri o all’ambiente come invece fanno le fonti fossili ovvero:carbone,gas,petrolio,che bruciando inquinano. (altro…)


L’isola di immondizia(12030)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12030)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Alessandra Cubeddu della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Questa volta gli esploratori non hanno scoperto una nuova terra, ma un nuovo problema. Infatti  nell’oceano pacifico , al largo delle isole Hawaii e’ stata scoperta “l’isola di plastica” una grande chiazza di immondizia.

E’ un enorme accumulo di spazzatura e soprattutto plastica galleggiante. L’accumulo si e’ formato a partire dagli anni Cinquanta a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata”vortice subtropicale del nord pacifico” ; essa e’ dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti di aggregarsi fra di loro. per diversi anni alcuni ricercatori oceanici hanno investigato a fondo la diffusione dei detriti. La concentazione stimata e’ di 3,34 frammenti per km quadrato. Si sa che i rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, ma in questa zona oceanica si sta accumulando un enorme quantita’ di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini, inoltre il galleggiamento di tali particelle inganna le meduse e altri animali che se ne cibano con un gravissimo danno per l’intero ecosistema.

cod. conc. 2304112635


Isola di plastica nel Mar Pacifico(12026)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12026)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Francesco Ferroni della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Oh no! Un altro colpo al nostro ecosistema! Ecco l’ultima notizia! Un’immensa isola dove non saranno costruiti alberghi posta al largo delle Hawaii nell’oceano Pacifico! La quantità di plastica e detriti ammonta a 103 milioni di tonnellate. Queste buste non sono biodegradabili, ma sono soggette alla “fotodegradazione”, cioè si decompongono fino ai “polimeri di partenza. (altro…)