Unilever, in Italia zero rifiuti in discarica: come fanno?(12167)

sabato, aprile 5th, 2014 (12167)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Camilla Ruberti, Giada Molino, Sharon D’Andrea e Leonardo Pietrantoni

Unilever nasce nel 1930 dalla fusione di due società, una inglese e l’altra olandese, e ad oggi possiede molti dei marchi più diffusi nel campo dell’alimentazione, per l’igiene e per la casa. Ai nostri giorni è presente in 90 paesi con 200 filiali e si presenta come il gruppo più importante nel settore dei beni di largo consumo. Alcuni dei marchi che possiede sono: Lipton (bevande), Findus (surgelati), Algida (dolciumi), Slim Fast (alimenti dietetici), Calvé (condimenti), Svelto (detersivi), Calvin Klein (profumi), Knorr (cibi pronti), Axe (igiene personale), Athea (chimica), Milkana (prodotti a base di latte).

La loro missione è di “soddisfare esigenze quotidiane di nutrizione, igiene e cura della persona, con brands che aiutano i consumatori a sentirsi bene, ad aver un bell’aspetto e una vita più piacevole”. Dal 2010 hanno ridotto l’impatto dei loro rifiuti per utilizzo per singolo consumatore di circa il 7%. Il loro impegno è di dimezzare i rifiuti associati allo smaltimento dei loro prodotti entro il 2020. Per il loro impegno con i rifiuti hanno tre obbiettivi: ridurre gli imballaggi, incrementare il riciclaggio e i tassi di recupero, aumentare il contenuto riciclato. (altro…)


Come si misura la greenicità nel mondo(12155)

sabato, aprile 5th, 2014 (12155)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

a cura della II media A IC Don Milani, Monte Porzio Catone

Ogni prodotto GREEN, possiede un certificato che lo autentifica come tale.

I certificati green esistono per ogni sorta di prodotto (dal tostapane agli edifici). Per ogni tipologia di prodotti esistono diversi tipi di certificazioni, che a volte cambiano addirittura da stato a stato. Qualcuna prende in considerazione il prodotto stesso, altre i vari processi che gli sono dietro.

Per fare qualche esempio, in Italia c’è la certificazione IMQ-ECO  che è una “certificazione delle asserzioni ambientali di prodotto”, cioè verifica le dichiarazioni dei produttori che definiscono “green” i loro prodotti, aiutando così a distinguere ciò che è green dal greenwashing. Per quanto riguarda gli edifici green due certificazioni molto note sono LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) per gli USA e BREEAM che vuol dire BRE Environmental Assessment Method, cioè “metodologia di valutazione ambientale del BRE, elaborata in Gran Bretagna ma oggi diffusa in tutto il mondo.

Le certificazioni sono dei certificati che comunicano al consumatore  che quel prodotto è in qualche modo ecologico cioè non danneggia l’ambiente. Servono per limitare i danni, ridurre insomma l’impatto dei prodotti e delle produzioni. Non sono perfette ma comunque necessarie, ancor di più se si parla di quelle europee.Per esempio l’ Ecolabel assicura che alcuni parametri ecologici siano rispettati da tutti i paesi europei. (altro…)


Etichette per l’ambiente(12151)

sabato, aprile 5th, 2014 (12151)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Camillla Ruberti, Claudio Giubilei, Sara Cannavò e Valeria SerafiniIII media Ist. Compr. via D’Azeglio, Frascati

Anche le certificazioni si stanno evolvendo e hanno raggiunto un livello in cui sono diventate di buona qualità. Oltre alle normali certificazioni (ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001) ne sono nate alcune che rendono le imprese più green (EMAS, ECOLABEL), Le certificazioni servono alle aziende perché indicano cosa fare quando si vuole, volontariamente, dare un percorso ambientale nel loro ciclo di produzione o in tutto il ciclo di vita dei loro prodotti. Sono un riconoscimento ufficiale di alcuni passaggi in direzione della sostenibilità. Ci sono certificazioni diverse perché ciascuna ha un metodo e un obiettivo. Alcune analizzano ad esempio la fase di produzione (come EMAS), altre il prodotto o il servizio (come Ecolabel) ecc.
Molte imprese italiane hanno aderito al programma del ministero dell’ambiente per le certificazioni di prodotti sostenibili.
Da questo si può dedurre che sta crescendo il numero di imprese interessate alle certificazioni di qualità ambientali con l’obiettivo di ottenere miglioramenti ambientali, economici ed organizzativi. Negli ultimi tempi, anche il consumatore viene coinvolto nel sistema di sostenibilità. Infatti si parla di “produzione e consumo sostenibili” (SCP). Altri strumenti per l’analisi della greenicità sono LCA e il GPP.

Certificazioni green in pillole(12145)

sabato, aprile 5th, 2014 (12145)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Dalia Di Giambattista, II media A Don Milani, Monte Porzio Catone

Cosa sono le certificazioni green? Servono davvero? Ci sono certificazioni green preferibili ad altre? I prodotti con certificazioni green sono facilmente individuabili dai consumatori?
Le certificazioni sono dei certificati che comunicano al consumatore  che  quel prodotto è ecologico cioè non danneggia l’ambiente. Servono per limitare i danni, ridurre insomma l’impatto dei prodotti e delle produzioni. Secondo Sergio Ferraris, giornalista scientifico e ambientale, non sono perfette ma comunque necessarie, ancor di più se si parla di quelle europee. Per esempio l’ Ecolabel assicura che i parametri ecologici siano rispettati da tutti i paesi europei.
Ci sono alcune certificazioni green preferibili ad altre?
Non esistono certificazioni green migliori ma ci sono enti diversi con certificazioni di prodotti diversi
I prodotti con certificazioni green sono facilmente riconoscibili?
Di solito si, però è fondamentale leggere le etichette dei prodotti acquistati. Per esempio oggi nelle etichette del prodotto è obbligatorio specificare se è presente l’olio di palma, mentre prima veniva generalmente definito come olio vegetale. Un altro esempio è quello degli elettrodomestici, per cui sarebbe meglio inserire nelle etichette la traduzione in termini ecologico-finanziale, da cui si può dedurre quanto si può risparmiare.
cod. conc. 0505153021

Sai la misura della greenicità di un cheeseburger?(12110)

sabato, aprile 5th, 2014 (12110)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Alba Pietrantuono, 22 anni, Roma

Quanto contribuiscono al riscaldamento globale le cose che facciamo ogni giorno? Come capire quando un prodotto è davvero ecosostenibile? Scopriamolo insieme.

Preferite mangiare un cheeseburger sotto casa invece che prendere un treno e andare a casa di vostra nonna a pranzo? Scelta sbagliata. Non solo perché non passerete del tempo con vostra nonna e non mangerete cose genuine, ma avrete anche inquinato l’ambiente. Proprio così, un cheeseburger equivale a 30 km in treno. Pensate di scrivere una mail invece di recavi a casa di qualcuno?

Rifletteteci bene, un anno di mail inquina come 300 km in auto; inoltre, ogni volta che accendete un computer state emettendo la stessa impronta di carbonio di un volo di andata e ritorno da Glasgow a Madrid. Per permettere all’intero sistema produttivo italiano di migliorarsi c’è bisogno che tutto il Paese sostenga l’innovazione ambientale. Ma soprattutto è importante capire quanto ognuno, nelle scelte e nei piccoli gesti quotidiani, è fondamentale in questo cambiamento. (altro…)


Shopper per la spesa: bioplastica o plastica tradizionale?(12081)

sabato, aprile 5th, 2014 (12081)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Mattia Spera e Lorenzo di Stefano, Scuola media San Nilo, Grottaferrata

La bioplastica è un materiale innovativo, più sostenibile rispetto alla plastica tradizionale. Ci sono solo vantaggi o adottare la bioplastica presenta anche qualche svantaggio?

La plastica è un materiale utilizzato per creare vari oggetti che possono migliorare la nostra vita. Purtroppo però, inquina molto! Per questo è stata messa a punto la bioplastica, ossia una plastica biodegradabile e compostabile, fatta di materiali che quando vengono buttati, si distruggono più velocemente. (altro…)


L’isola di plastica(12021)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12021)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Simona Salvagni della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Nel Pacifico, al largo delle isole Hawaii, si è formato un accumolo di rifiuti, soprattutto plastica, per questo esso prende il nome “isola di plastica”.
Le buste di plastica hanno cominciato ad accumularsi verso gli anni Cinquanta perché l’azione della corrente oceanica è dotata di un movimento a spirale che fa aggregare i rifiuti tra di loro.

La dimensione dell’isola può variare dai 700.000 〖km〗^2a 1 milione di〖km〗^2, più grande della Penisola Iberica.  (altro…)


Basta produrre green per essere green?(12058)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12058)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Francesca Zanobbi, 15 anni, Grottaferrata

È questo il tema che è stato affrontato nel secondo workshop organizzato da Giornalisti Nell’Erba per aiutarci a focalizzare ed interpretare al meglio il concetto di “greenicità”. Più volte durante la giornata è stata sottolineata l’importanza che le imprese adottino comportamenti finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente e condividano le innovazioni sostenibili provenienti da ogni campo della scienza.
A volte però accade, come abbiamo capito, che le aziende si ingegnino sì, a produrre in modo green, tralasciando conseguenze che potrebbero investire l’ambito sociale. Per conoscere proprio quest’altro aspetto che in parte risponde alla nostra domanda principale (Basta produrre green per essere green?) abbiamo intervistato Daniela Riganelli, consulente di Novamont, agenzia chimica italiana che si occupa del settore delle bioplastiche. (altro…)


Intervista a Cinzia Forni, docente di Botanica all’università di Tor Vergata(12073)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12073)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Michele Lo Cicero e Gabriele Ambrosetti della III E San Nilo, Grottaferrata

Perché ci dovrebbe interessare la trasformazione delle piante da materie prime a prodotti industriali? Perché le piante possono rivelarsi un grande potenziale economico: infatti potrebbero offrire fonti alternative di materie prime per energia, combustibile e prodotti di uso quotidiano. La nostra generazione dipende dal petrolio. Ma il petrolio è una risorsa limitata e bisogna trovare risorse alternative. Le piante però, se opportunamente “sfruttate”, possono fornirci tutto ciò che oggi viene prodotto impiegando il petrolio, aiutandoci a creare una società sostenibile per il futuro e ad affrontare i problemi attuali come l’aumento dei costi energetici e il nostro impatto sull’ambiente. Per capire come, abbiamo fatto qualche domanda a Cinzia Forni, docente di Botanica all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.  (altro…)


Le piante, una macchina naturalmente efficiente(12016)

venerdì, aprile 4th, 2014 (12016)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Marco Zuaro – III C media Istituto Comprensivo Don Milani, Monte Porzio Catone

Le biotecnologie fanno grandi progressi. Fin dall’antichità, le piante sono state per l’uomo indispensabili. Esse ci forniscono moltissimi prodotti della vita quotidiana come cibo, fibre (da cui si ottengono i tessuti), e anche materiali per la costruzione come il legno. I botanici attualmente stanno cercando di applicare ciò che ci offrono le piante in altri campi, più ampi di quelli già detti. (altro…)