Chimica buona o cattiva? (12033)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Francesco Maria Cozzolini – 15 anni, Roma

Cos’è la chimica? Perché sembra una parola cattiva? La chimica è la scienza «che studia le proprietà, la composizione, l’identificazione, la preparazione e il modo di reagire delle sostanze, sia naturali sia artificiali…Non è una “invenzione dell’uomo”, ma una scienza naturale perché descrive tutto quello che esiste e come esso si trasforma”, ci spiegano sia il linguista Diego Scipioni che la professoressa Valeria Conte, che all’Università di Roma Tor Vergata insegna la chimica green.

Il problema però è che la studiamo a scuola, e non è facile. Quindi non ci piace. E poi il problema ancora più serio della chimica è che è “la scienza di cui ci accorgiamo solo quando un’autocisterna di benzina va a finire in      un fiume”, come ha detto il Nobel per la chimica 1981 Roald Hoffmann.  Ne sentiamo parlare in contrapposizione con la parola “naturale” o “biologico”, o anche quando si parla di guerra “chimica”, di industrie che inquinano, di piogge acide… per questo ne abbiamo in testa un concetto negativo, anche se, sembra strano scriverlo, la chimica è naturale.  Soprattutto, lo è la buona chimica green, quella che studia Valeria Conte. E’ una chimica che si è posta un dodecalogo da rispettare. Tra le regole, quella di evitare gli scarti il più possibile, usare materie prime rinnovabili, pensare in termini di efficienza energetica in generale e diminuire i passaggi sintetici che tra l’altro necessitano di più energia. Ma la chimica green non è green solo perché nei laboratori si sta attenti a non inquinare e ad usare meno energia. E’ green anche perché va a braccetto con la chimica sostenibile. Per esempio, il biodiesel, ottenuto con procedimenti meno inquinanti.


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