Greenicità (11952)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

Francesca Mazzi – II media A I.C. Don Milani, Monte Porzio Catone

In questo articolo inizierò parlando di una rivoluzione dai risvolti inquinanti, per poi passare alle piante e a tutte le sostanze benefiche che si possono ricavare da esse; successivamente parlerò del significato di chimica e del significato del prodotto naturale; per poi concludere con l’intervista al giornalista scientifico Sergio Ferraris.

LA RIVOLUZIONE IN UNA BUSTA

Una grande rivoluzione che nacque dopo la seconda guerra mondiale fu quella delle shopper; ossia sacchetti di plastica la cui quantità prodotta è di circa mille miliardi all’anno. Pensate che ogni uomo in media ne usa 142,8 in un anno; e la maggior parte di questi sacchetti finisce in mare, dove le tartarughe li scambiano per meduse e li ingeriscono oppure ad esempio quando i cetacei o altri animali marini scambiano questi sacchetti per plancton e finiscono comunque per mangiarli. Le notizie che ho scritto derivano dall’intervento di Sergio Ferraris e da quello di Daniela Riganelli di Novamont al workshop di Giornalisti Nell’Erba. 

LE PIANTE E I LORO DERIVATI

In ambito naturale mi vengono in mente le piante e tutto ciò che si può ricavare da esse; ad esempio dalle piante possiamo ottenere il cibo, le fibre da cui ricavare l’abbigliamento, i materiali delle costruzioni o anche i medicinali. Inoltre dalle piante come il taxus brevifolia vengono prodotti medicinali usati per la  cura del tumore alle ovaie; e avreste mai pensato che i flavonoidi, ossia un gruppo di pigmenti che si trovano all’interno dei fiori, vengano utilizzati come coloranti per le caramelle?! Incredibile vero? E pensate che anche dall’espiantazione della pianta del tabacco si ricavano le vitamine.  Tutte queste notizie le abbiamo ricavate dall’intervista a Cinzia Forni, docente di biologia all’Università di Roma Tor Vergata che era al workshop.

LA CHIMICA E IL NATURALE

La chimica è la scienza che studia il modo di reagire delle sostanze sia naturali sia artificiali. Non è un’ “invenzione dell’uomo”, ma una scienza naturale  perché descrive tutto quello che esiste e che si può toccare. La chimica è la scienza di cui ci accorgiamo solo quando, ad esempio, un’ autocisterna di benzina finisce in un fiume e ciò vuol dire: inquinamento! Quindi noi della chimica avremo sempre un pensiero negativo. Un pensiero che è legato a quello di cose non sane, non “naturali”, ma un pensiero scorretto, perché la chimica stessa è una scienza naturale. Un prodotto per essere naturale deve funzionare secondo l’ordine della natura; quindi il prodotto deve essere buono, salutare e benefico. Essere a base naturale non significa essere naturale, per questo arrivo alla conclusione che  chimica non significa necessariamente “cattivo” e che naturale non significa necessariamente “ buono”.  Questo è ciò che ho ricavato dall’intervento della professoressa Valeria Conte, docente di chimica green all’Università di Roma Tor Vergata. 

Al giornalista Sergio Ferraris ho fatto domande dirette.

Le certificazioni green servono davvero?

“Si, servono ancora di più se sono europee e non dei singoli paesi; ad esempio l’ecolabel assicura che i parametri ecologici siano rispettati da tutti i paesi europei”.

Ce ne sono alcune preferibili ad altre?

“Si, anche se da enti diversi, l’importante è che sia garantita la qualità naturale del prodotto”.

I prodotti certificati sono facilmente individuabili dai consumatori?

“Di solito si, se si leggono le etichette; ad esempio sull’etichetta dell’olio di palma ci deve essere scritto che comunque è olio di palma e non vegetale. Inoltre sulle etichette degli elettrodomestici dovrebbe esserci una traduzione in termine ecologico finanziale, ossia quanto il cliente riesce a risparmiare su un determinato prodotto”.

 

cod. conc. 1604120120


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