Il paradiso non può attendere, cerchiamo il nostro Cielo qui sulla terra (5294)

Inchiesta di Rebecca Vitelli,16 anni, di Carpineto Romano, già vincitrice di alcune edizioni di Giornalisti Nell’Erba.

Sono milioni di anni che abitiamo questo pianeta, ma negli ultimi decenni la convivenza è diventata molto più difficile. Siamo giunti ad un momento cruciale per la  nostra storia. La Terra è in pericolo, noi la mettiamo in pericolo! Senza badare alle conseguenze abbiamo immesso nel sottile strato dell’atmosfera ingenti quantità di anidrite carbonica, tali da alterare l’equilibrio della Terra stessa. Le concentrazioni di anidride carbonica, che non erano mai salite oltre il livello di 300 parti per milione (ppm) quest’anno sono cresciute fino a 383 ppm. Negli ultimi mesi, nuovi studi hanno dimostrato che la calotta glaciale artica, che aiuta il pianeta a raffreddarsi, si sta sciogliendo a ritmi quasi tre volte più veloci di quanto previsto dagli studi più pessimistici degli scienziati. Dobbiamo fare qualcosa, e in fretta. La scelta deve essere presa dai vertici, ma non deve avere semplicemente  rilevanza politica, di destra o sinistra, ma anche una rilevanza morale, per assicurare un futuro alle generazioni successive. Il pianeta si sta “ribellando” alle nostre cattive abitudine, e ne abbiamo la conferma ogni giorno: uragani, terremoti, alluvioni, eruzioni. Questi fenomeni di carattere straordinario, per potenza, distruzione e numero di vittime che si lasciano alle spalle sono aumentati, lo scorso anno è stato un susseguirsi di catastrofi naturali, ben 950, costate circa 295.000 vite. Il pianeta ha cominciato da subito a farci intendere chi avrà la meglio, con un terremoto di magnitudo 7 ad Haiti, il 12 gennaio, 200.000 vittime. Il 27 febbraio è stato il “turno” del Cile, con un sisma di magnitudo 8.8, il 14 aprile della Cina con un terremoto di magnitudo 6.9. Nel 2010 non solo le scosse hanno mietuto vittime, ma si sono aggiunte anche numerose inondazioni nel corso dei mesi estivi, le più catastrofiche hanno colpito la Cina, il Pakistan e l’Australia. Si sono anche verificate micidiali ondate di caldo in Russia e piogge di intensità inusuale in tutta Europa. La stagione degli uragani nell’Atlantico avrebbe dovuta  essere “tranquilla” , ma non è stato così, ci sono stati 19 cicloni tropicali, il più potente è stato Igor, i cui venti  hanno difatti raggiunto i 250 km/h in mare aperto, ma fortunatamente ha toccato la costa di Bermuda con potenza più debole. Un’altra catastrofe è stata l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, in aprile, che ha proiettato tonnellate di cenere a quota 4/5 km nell’atmosfera. Ciò ha avuto non poche conseguenze, in primis il cosiddetto “blocco atlantico”, infatti la nube di ceneri ha paralizzato il traffico aereo per diversi giorni. Inoltre ha amplificato l’effetto serra, già a livello troppo alti! Da qualche tempo “circola la voce” di una fine del mondo già annunciata, per così dire, dall’antichissimo calendario Maya, per il 21 dicembre 2012. C’è chi crede in questa profezia, ma, a mio avviso, con questo andazzo dobbiamo ben sperare di arrivarci al 2012! La Bibbia dice che Dio impiegò 7 giorni per creare la Terra, noi con soli 8 disastri l’abbiamo messa alle corde:

  • La guerra, combattuta con armi da fuoco, nucleari e sostanze chimiche di vario genere, ad esempio il fosforo bianco usato in Africa.
  • Il disastro del 1984 a Bhopal,  dove avvenne una fuga di pesticidi da una fabbrica, 4.000 i morti per la “nebbia mortale”, 50.000 i contaminati e 20.000 le morti causate indirettamente da questo incidente.
  • L’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl, avvenuta nella notte del 26 aprile 1986, 56 morti e 4.000 casi di cancro nel corso degli anni.
  • Il rilascio di una nube di tetraclorodibenzoparadiossina da una famosa fabbrica di pesticidi del comune di Seveso, in Brianza, era il 10 luglio 1976. Migliaia di persone furono contaminate dalla diossina e circa 80.000 animali furono macellati per evitare l’ingresso delle tossine nella catena alimentare.
  • L’incidente della petroliera Exxon Valdez,  nel marzo del 1989, quando più di 40 milioni di litri di petrolio si riversarono in prossimità dell’Alaska. Dopo questo incidente fu impesta alle petroliere la tecnologia del “doppio scafo”.
  • Il Love Canal,  presso le cascate del Niagara,  avrebbe dovuto  essere progettato come una centrale idroelettrica, poi mai entrata in funzione,  che l’uomo “furbamente” ha riadattato a discarica.
  • La Great Pacific Garbage Patch,situato a sud del Giappone, è  un vortice marino naturale che attira rifiuti e spazzatura gettati in mare, dall’uomo e che si vanno a depositare sul fondale oceanico trasformandolo in un enorme pattumiera.
  • La Mississippi Dead Zone, ovvero la zona morta ai piedi del più lungo fiume d’America, provocata da scarichi aziendali non a norma.

Credo che invece di impegnarci a distruggere il nostro pianeta, dovremmo imparare a conviverci, perché può offrirci davvero molto: un futuro!

Rebecca Vitelli

cod. conc. 2909164228

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