Le certificazioni green: il caso della Rainforest Alliance. Sono realmente efficaci o è giusto avere dei dubbi nei loro confronti? (12204)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Alessandro Antonelli, Michele Lo Cicero, Ludovica Pavoni, Alessio Torrisi, ClaudiaTrotta, III E scuola media San Nilo, Grottaferrata

Cos’è la Rainforest Alliance?

La Rainforest Alliance è un’associazione non governativa che attesta il rispetto di alcuni criteri sociali ed ambientali nella produzione dei prodotti agricoli di origine tropicale: cacao, caffè, tè, banane, ananas, noci, canna da zucchero, palma da olio, girasoli e soia. Questa associazione utilizza 94 criteri divisi in 10 categorie:

  1. sistema di gestione sociale ed ambientale

  2. conservazione degli ecosistemi

  3. protezione della fauna selvatica

  4. conservazione dell’acque

  5. salari e condizioni di lavoro

  6. sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro

  7. relazioni con le comunità locali

  8. gestione dei pesticidi e fertilizzanti

  9. gestione del suolo

  10. gestione dei rifiuti

Questi sono solo alcuni dei criteri che vanno a tutela dell’ambiente:

l’obbligo di mantenere integro l’ecosistema acquatico o terrestre dentro e fuori l’azienda (obbligatorio); l’obbligo di avere le autorizzazioni governative per qualsiasi attività di deforestazione; la conservazione dell’ecosistema tramite la coltivazione di specie vegetali tipiche del luogo almeno in alcune porzioni di terreno; la possibilità di usare sostanze chimiche solo su terreni circoscritti da barriere di vegetazione; l’adozione di un programma di conservazione dell’acqua che assicuri l’uso razionale della risorsa (tale programma deve fare uso delle migliori tecnologie a disposizione); l’uso di appropriati sistemi di trattamento delle acque inquinate dalle attività produttive secondo quanto predisposto dalle leggi locali e nazionali (a tal proposito bisogna predisporre analisi periodiche delle sostanze che contaminano gli scarichi); l’adozione di misure atte ad evitare l’uso di OGM in qualsiasi punto della filiera produttiva (obbligatorio).

 

Vi sono poi criteri di rispetto sociale, quali:

il divieto di discriminare i lavoratori (obbligatorio);  il pagamento di un salario perlomeno uguale al minimo legale stabilito localmente; il rispetto di un orario settimanale massimo di sessanta ore (48 più 12 di straordinario; tuttavia qualora la legge lo consenta, è permesso superare tale limite nei periodi di picco stagionale senza oltrepassare le dodici ore giornaliere); la garanzia di un giorno di riposo alla settimana; il divieto di assumere ragazzi sotto i quindici anni; il divieto di lavoro forzato sotto qualsiasi forma (obbligatorio);  l’obbligo di garantire libertà sindacale.

 

È molto difficile ottenere la certificazione?

Per ottenere la certificazione di Rainforest Alliance, basta rispettare il 50% di criteri per categoria e l’80% in totale!! In fondo, non è poi molto, se si pensa che, per esempio, una società potrebbe rispettare solamente i criteri più semplici, come predisporre analisi periodiche delle sostanze che contaminano gli scarichi per poi non considerare un criterio molto più difficile da rispettare, come il divieto di assumere ragazzi sotto i quindici anni, specialmente nei Paesi in cui è ancora tristemente frequente il lavoro minorile.

Fin qui abbiamo capito che una certificazione non è difficile da ottenere se si riesce a fare qualche “manovra di aggiramento”, ossia se si cerca di ottemperare alla legge nel modo più facile possibile. Ma siamo sicuri che non sia ancora più facile ottenere una certificazione green?

La prima domanda che dobbiamo porci è: chi rilascia le certificazioni? Nel caso della Rainforest Alliance, è la Sustainable Farm Certification Intl., un’impresa con sede in Costa Rica, che effettua le ispezioni e rilascia certificazioni tramite la collaborazione di entità dislocate in vari paesi dell’America Latina, che si presentano come organizzazioni ambientaliste. Nel complesso si tratta di otto entità federate in una coalizione denominata Sustainable Agriculture Network (SAN), coordinata dalla stessa Rainforest Alliance. Ma chi è che possiede la SAN o l’ha fondata? Non abbiamo trovato nessuna indicazione su chi abbia fondato e attualmente possegga Sustainable Farm Certification ma non si può escludere che appartenga alla stessa Rainforest.

Le imprese che hanno ottenuto la certificazione possono esibire sui propri prodotti il marchio “Rainforest Alliance”, come nel caso del tè Lipton, un prodotto della multinazionale Unilever.

I controlli nelle aziende agricole vengono effettuati una volta l’anno usualmente non a sorpresa. Già questo elemento fa scattare un campanello d’allarme e getta un’ombra sull’efficacia di tali controlli, poiché le aziende potrebbero avere tutto il tempo di mettersi in regola laddove non stiano rispettando i criteri di cui abbiamo parlato.

Le aziende inoltre pagano il controllo iniziale, più un costo fisso l’anno a seconda degli ettari di proprietà. Ma, abituati come siamo a certe logiche, si potrebbe pensare che, se a quel pagamento del controllo iniziale e del costo fisso all’anno si aggiungesse un buon “contributo” , forse si riuscirebbe a far chiudere un occhio all’ispettore e ottenere la certificazione.

Le certificazioni green possono dunque aiutare il consumatore ad orientarsi verso prodotti che abbiano maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori, ma forse non c’è la piena sicurezza che il prodotto che si fregia di tale certificazione sia green al 100%.


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