Living Human, Living Planet (5199)

Articolo di Aureliano Gherbini, 19 anni, di Tradate (Varese)

L’enorme e mostruosa inconsapevolezza umana sui temi ambientali non porterà alla distruzione del nostro pianeta, ma alla dipartita del genere umano. L’essere umano è primariamente la potenziale vittima della totale non curanza ambientale. Sovente le preoccupazioni, i timori, i nervosismi e le angosce relativi al futuro dell’ ambiente in cui viviamo appaiono scissi da quello che riguarda più propriamente l’essere umano, ossia l’ abitatore dell’ ambiente stesso, ed il suo avvenire. Il cosiddetto ecosistema, in questi casi, viene magicamente slegato dal principale protagonista del sistema  stesso, e parlando di natura, di biodiversità e di inquinamento ci dimentichiamo del protagonista attivo di questi processi, in un certo senso, del loro creatore. La scienza, la politica, gli esseri umani in generale, non hanno il dovere di salvare il pianeta: devono innanzitutto salvare loro stessi. La fine dell’ equilibrio sistemico sarà soltanto temporaneo ed inevitabilmente si riassesterà nel corso dei secoli. Ma qual lasso di tempo sarà abbastanza lungo da poter decretare la morte della nostre specie. Ritengo che sia questa la fondamentale chiave di lettura di ogni questione ambientale. La mia riflessione non vuole essere tecnica ma squisitamente filosofica. Cosa vuole l’uomo dall’ambiente in cui vive? Cosa può l’uomo nell’ambiente in cui vive? Per rispondere a queste domande, non posso che volgere lo sguardo all’ epoca in cui viviamo. Quella che vari pensatori ed intellettuali hanno definito come post-moderna, è un’epoca caratterizzata dall’assenza di un senso generale condiviso e dalla consapevolezza che tutti le grandi giustificazioni religiose o metafisiche che l’uomo ha accettato nel suo passato storico non furono altro che illusorie meta-narrazioni. Proseguiamo dunque in questa riflessione rifiutando, soltanto in prima istanza, ogni teoria scientifica. Pensiamo alla realtà sociale in cui viviamo: ogni giorno sempre più l’uomo, il singolo individuo pensante, si specializza minuziosamente nella propria disciplina, nella propria tecnica, perdendo di vista l’universale. Ogni giorno sempre più il ‘’senso universale’’ viene meno e prende forma un senso particolare e contingente. Propriamente in quanto tale, questo senso particolare e contingente è assoluto , poiché non esiste altro modo per il singolo di esprimere le sue potenzialità, la sua grandiosità. Ogni singolo essere vivente vuole un di più di potenza. E questo di più di potenza non può che esprimerlo, oggi, in un sistema di cui si sono perse le redini del comando: di cui ogni singolo ingranaggio è sì vincolato a quello successivo  ma di cui non esiste una molla iniziale in grado di determinare il destino di tutto il sistema. Il sistema si autodetermina, ingranaggio per ingranaggio, specialismo per specialismo, individuo per individuo. Pensiamo ad esempio ad un ‘’micro’’-sistema come può essere quello di un’ ospedale: la metafora valga per l’ intero sistema-umanità. In un ospedale non esiste un essere che pensa l’ospedale: esistono infermieri, pazienti, ricercatori, macchinari, dirigenti a vario livello ed a vario titolo. Esiste forse una qualche componente di questo ospedale che sia in grado di pensare e formare deliberatamente un ospedale completamente diverso? No di certo: perfino il dirigente di più alto livello compie scelte determinate dagli sviluppi scientifici, dalle leggi in vigore nello stato in cui si trova l’ospedale, dall’economia e così via. E così è per noi uomini in relazione all’ambiente in cui viviamo: esiste qualcuno in grado di determinare un ambiente in maniera deliberata e decidere, per esempio, che il corso degenerante che si è avviato da anni debba essere invertito? La risposta è chiara: no. L’ inconsapevolezza sui temi ambientali si risolve tutta qui, che l’uomo non sa di non potere nulla sul tutto ma di potere quasi tutto sul quasi nulla. In altri termini: l’individuo non potrà pensare di cambiare le sorti del pianeta terra, ma ha potere assoluto sul piccolo settore nel quale egli è perfetto specialista. Ognuno di noi, per esempio, è un perfetto specialista quando si nutre. Prevalentemente oggi la nutrizione passa per il consumo di beni alimentari confezionati. La confezione residua diviene immediatamente spazzatura. La spazzatura può essere riciclata, solo se ognuno di noi fa la raccolta differenziata. Ognuno di noi può, in questo piccolo settore, fare il meglio per l’ambiente. In tal senso, svolge un ruolo fondamentale l’informazione, anch’esso elemento costitutivo dell’intero meccanismo, e non esterno ad esso. Ovviamente esistono casi di natura completamente diversa rispetto al singolo atto del singolo individuo nel compiere la raccolta differenziata, ma in ogni caso, al livello che ad ognuno compete, ognuno è un perfetto specialista, ed ognuno ha potere di agire sul proprio ambito. Il divario fra ciò che l’uomo è e ciò che l’uomo fa si restringe: l’uomo e l’ambiente che lo ospita divengono un tutt’uno in separati, la scissione si ricompone. L’essere assolutamente abili e capaci in un singolo settore rendono l’intera umanità, nel suo complesso,  perfettamente abile e capace sul tutto. Diviene così la somma delle scelte dei singoli, in ogni singolo atto, a determinare le sorti dell’intera umanità. E se la scissione fra esseri umani e ambiente si ricompone, conseguenza ne è il fatto che salvare l’ambiente in cui viviamo significa salvare l’uomo, salvare l’ambiente significa prima di tutto salvare noi.

Aureliano Gherbini

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