Mercatini del contadino, moda ed economia (9431)

Articolo di Giulia Pesce, 27 anni, di Ferrara

Guardi in faccia il contadino, studi le sue mani, osservi i pomodori che ha prodotto, gli chiedi se ha usato pesticidi chimici, gli domandi come li ha cresciuti e decidi che sì, li compri.

A Napoli, da qualche settimana, c’è il mercatino del contadino, una manifestazione che vuole promuovere e diffondere le produzioni eno.gastronomiche di qualità strettamente connesse al territorio ed in modo particolare di quelle biologiche. Salvaguardare ambiente e tradizione, questo il filo conduttore, sostenendo il territorio. Una scommessa anche economica, oltre che di promozione. Per guardare anche al risparmio – come ha detto Rosario Lopa, il rappresentante della Consulta nazionale dell’Agricoltura in occasione della presentazione dell’iniziativa.  “Risparmio che si sommerà al piacere che i consumatori avranno, una volta la settimana o quando ne avranno voglia, nel fare una passeggiata sotto casa o in un mercato contadino dei paesi vicini, in un luogo ove vengono venduti solamente prodotti delle fattorie agricole, con la presenza dei contadini veri, ove sono percepibili e tangibili gli odori e i sapori della fattoria rurale, ove rievocare e rinverdire i gusti delle nostre tradizioni alimentari che in un momento di sostanziale contrazione economica, possono rappresentare un metodo di risparmio e nello stesso tempo un motore economico per le imprese agricole della nostra provincia”.

E’ vero che è anche un po’ di tendenza. Non solo a Napoli, infatti, nascono iniziative di questo tipo.  A Palermo , ad esempio, il mercato ha frequenza bisettimanale. Si tiene all’aperto e raggruppa produttori dei comuni limitrofi. A Civitanova Marche, intanto, il “Farmer Market” è un locale nuovo con anche un angolo ristoro aperto tutti i giorni. Prepara cesti natalizi, fa consegne a domicilio, fornisce negozi, ristoranti, mense scolastiche. Il tutto con prodotti locali, provenienti da 35 agricoltori delle Marche che autogestiscono il Mercato.

A Reggio Emilia, mercato promosso sul sito della fondazione Campagna Amica: frequenza settimanale, il sabato mattina, all’aperto. Ce ne sono anche a Forlì, a Forlimpopoli, a Faenza, a Cesena, a Lugo e Imola. E a Catania, Bolzano, Venezia, Ferrara… un po’ dovunque.

A Vicenza il mercato dei contadini però ha scatenato un’accesa discussione. Sul sito della Confcommercio si legge: “Sulle pagine di cronaca del Giornale di Vicenza si parlava della “deregulation” del settore ortofrutta, della predisposizione di un “vademecum” da parte di Coldiretti con il quale si invitano i consumatori a verificare sempre la presenza dell’etichetta di provenienza dei prodotti ortofrutticoli. Basterebbe tuttavia farsi un giro tra i banchi dei diversi mercati allestiti dai contadini (ultimo quello della Coldiretti in piazzale De Gasperi) per notare la totale assenza di indicazioni in relazione a buona parte dei prodotti ortofrutticoli posti in vendita. Ed a stupire non è tanto il fatto che qualcosa evidentemente non funzioni molto bene nella comunicazione tra associazione di categoria ed agricoltori aderenti, quanto piuttosto che si continui a sostenere l’idea che il consumatore debba sì acquisire consapevolezza sulla provenienza, sul prezzo e sulla relativa convenienza dei prodotti ortofrutticoli, non curandosi però che tali, necessarie, informazioni non siano presenti nelle vendite operate direttamente dai contadini.
“A questo punto è stato veramente superato il limite – spiega Lino Nogara, titolare di un rinomato negozio di frutta e verdura in città e portavoce dell’Associazione provinciale dettaglianti ortofrutta della Confcommercio di Vicenza – perché i contadini non hanno l’obbligo di emettere lo scontrino fiscale, non hanno i costi vivi dei negozi – luce, acqua, affitto dei locali e imposte locali, non sono sottoposti agli studi di settore e si permettono pure di invitare i consumatori a guardare bene le etichette ed i prezzi che loro per primi si guardano bene dall’esporre”.

Sempre sul sito della Confcommercio, si legge ancora: “Giova ricordare il fatto che i contadini, pur godendo delle citate agevolazioni, non sono obbligati a vendere solo prodotti di loro produzione, ma possono vendere (sono al 49% sul totale) prodotti di terzi (quindi commercializzati come ogni negoziante). Ora, se per primi proprio loro non indicano la provenienza (nemmeno fanno la fatica di dire eventuali cose “inesatte”) e non espongono il prezzo … quale consapevolezza avrà di quel prodotto il cliente?”

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