Pericoli del pianeta vivente (5282)

Articolo-inchiesta di Sebastiano Alesci, 12 anni, della II Media E,  Vittorini di Messina.

Ogni giorno i mezzi di informazione ci comunicano catastrofi naturali, più o meno prevedibili, che sembra diano la sensazione di una profonda ribellione della nostra vecchia madre terra. In effetti, gli scienziati da sempre ci hanno messo in guardia sugli effetti devastanti che si producono ogni giorno sul nostro pianeta, ma sono sempre visti come dei catastrofisti che vogliono ostacolare il progresso e lo sviluppo del genere umano. Nè si vuole considerare il fatto che il pianeta non è un astratto corpo che vaga nel sistema solare e in generale nell’universo, ma un astro vivente che risponde ad una delle leggi più naturale ovvero ha una reazione al dissesto climatico, geologico e di inquinamento e tende a stabilire un equilibrio. Per avere, una visione più comprensibile e visiva degli effetti che l’abitante principe del pianeta infligge, cioè l’uomo causa della maggiore parte dei danni, si potrebbe immaginare la terra come un essere che al caldo, riscaldamento globale da inquinamento ed effetto serra, oppone aria in movimento (tempeste tropicali, cicloni, ecc.). In pratica, come noi che se sentiamo caldo ci ventiliamo per raffreddarci, se siamo sporchi ci laviamo, la terra allo stesso modo si lava ed inonda e lo fa con grande sofferenza perché piange molto con la pioggia scrosciante, e così via per tutte le manifestazioni di vitalità che vengono manifestate come terremoti, eruzioni vulcaniche, ecc. Queste cose non possiamo dire che non si conoscono, gli studiosi del sistema globale di tanto in tanto lo ricordano a tutti, ma fino ad oggi si è voluto sempre pensare che in effetti tutto possa essere sopportato e assimilato. Se nell’universo si è creata la meraviglia delle meraviglie, il pianeta azzurro, e su di esso è nata la vita, cosa così strabiliante tanto da essere attribuita a Dio, non può essere distrutta da meschinità ovvero quello che produce l’uomo. Si è sempre detto che “nulla si crea e nulla si distrugge tutto si trasforma” ed è pur vero, ma continue immissioni di effetti distruttivi finiscono per non essere più trasformati e resi innocui. Occorre rallentare l’immissione di questi effetti e qualche timido passo si comincia a fare: la maggioranza degli Stati cominciano a discutere il problema e cercano di trovare una soluzione più repentina possibile, ma ancora sono piccoli passi, gli interessi sono tanti e come sempre si vogliono far pagare ai Paesi emergenti, che non vogliono accollarsi il torto che altri prima di loro hanno fatto. Intanto, il territorio è devastato, le catastrofi sono in agguato e i morti non si contano.

Come il disastro avvenuto in una zona a elevato rischio idrogeologico, già colpita in precedenza da eventi franosi e alluvionali: parliamo dell’alluvione di Messina del 2009, una calamità avvenuta in seguito a un violento nubifragio iniziato nella serata del 1° ottobre 2009 durato tutta la notte fino al mattino del giorno successivo. Il nubifragio ha provocato lo straripamento dei corsi d’acqua e diversi eventi franosi a cui è seguito lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti. Ci sono stati morti, dispersi, feriti e molti sono rimasti senza una casa. Il nubifragio potentissimo che si è abbattuto sulla zona ha causato frane e smottamenti. Itala Marina, Giampilieri, Briga e Scaletta Zanclea: sono questi i paesi più colpiti, ma la situazione è stata gravissima soprattutto a Giampilieri Superiore, dove un costone roccioso è franato su alcune abitazioni che sono crollate. Alcune vittime sono state ritrovate a bordo delle proprie auto finite in mare. Un esempio questo di Giampilieri vicino a noi che sembrerebbe una calamità imprevedibile e conseguenza di eventi naturali, ma non è proprio così. E’ stata una catastrofe annunciata da molto tempo, volutamente dimenticata, come spesso accade nel nostro sud, territorio devastato da incuria ed abbandono. Un esempio di come si può morire per non aver curato il territorio.

Sebastiano Alesci

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2 Comments

  1. Comment by Nico:

    Se anche i ragazzini prendono coscenza dei problemi della terra, forse per il futuro c’è una speranza.

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