Quel puzzle chiamato mondo (5272)

Articolo di Veronica Francomacaro, 17 anni, di Gallarate (Varese).

«I giovani sono il futuro»: è vero. E io mi sento parte di questo futuro. Un giorno spetterà a me e a tutti i ragazzi che riempiono i miei stessi banchi di scuola, che trascorrono le serate con gli amici nei miei stessi locali, prendere decisioni più importanti del “cosa mi metto stasera?” o del “come convinco mamma e papà a mandarmi alla festa?”. Dovremo scegliere per il bene del paese, votare, esprimere  un’opinione e avere la forza di volontà e la costanza di lottare per essa.  Molto spesso non ci facciamo sfiorare dai problemi che ci circondano. Il nostro mondo ha il perimetro della scuola, della casa in cui viviamo, del bar che abitualmente frequentiamo: tutto quello che è al di fuori di questi pochi metri e chilometri non sembra preoccuparci.                                                                 
Piuttosto che camminare per le strade, sotto un cielo bagnato dalla luce del sole o dalle prime gocce di pioggia, preferiamo sfrecciare sull’asfalto con la macchina dei nostri genitori e la nostra esuberanza di neo patentati. Piuttosto che aspettare di trovare un cestino, appiccichiamo le gomme da masticare sotto i banchi, buttiamo le cartacce per terra, i rifiuti nei boschi o nei laghi e ci crediamo grandi nel fare questo, ci sentiamo potenti e indistruttibili. Crediamo di fare del male all’ambiente ma non capiamo che il danno maggiore lo procuriamo a noi stessi.               
Sono sicura che se il mondo potesse guardarci riderebbe per il nostro comportamento, ci guarderebbe con fare maligno e forse anche con un po’ di compassione perché pretendiamo di andare avanti, di scoprire e capire quello che ancora ignoriamo, ma siamo i primi a rovinare ciò che già qualcuno ha deciso di donarci. Siamo incontentabili, lo siamo fin dalle origini: Adamo ed Eva vivevano in un Paradiso Terrestre, eppure sono riusciti a violare anche quell’ambiente idilliaco messo a loro disposizione. Noi non siamo diversi; ripetiamo lo stesso “peccato” ogni volta che lasciamo che una carta bianca, un sacchetto di plastica si posino sul verde di un prato, rovinando quel grande e meraviglioso dipinto che è la natura.  Questi però, purtroppo, sono solo i problemi minori e i danni più piccoli che procuriamo all’ambiente. Accanto a essi ci sono nomi lunghi e a noi spesso sconosciuti: “biodiversità, deforestazioni, cambiamenti climatici, spreco delle risorse energetiche, buco dell’ozono ecc”; nomi dei quali sappiamo poco niente, dei quali abbiamo sentito parlare spesso ma ai quali non abbiamo mai prestato veramente la nostra attenzione. Ci sembrano problemi così complicati e fuori dalla nostra portata che ci portano a pensare alla vanità e all’inutilità delle nostre azioni e quindi, molto spesso, preferiamo cambiare canale al televisore e focalizzare la nostra attenzione su telefilm, reality e programmi di poco conto che riescono sempre a strapparci qualche risata.

Forse, però, è arrivato il momento di darci da fare, nel nostro piccolo come nel grande. Certamente non potremo cambiare il mondo da soli. Servirebbe a poco se solo una decina, un centinaio di noi si desse da fare per rendere questo pianeta un posto migliore… ma, forse, se ognuno di noi iniziasse almeno a interessarsi, ad ascoltare e cercare di capire meglio quali sono questi problemi dai nomi così difficili, potremmo raggiungere una conoscenza e una consapevolezza che un giorno faranno di noi persone informate e in grado di esprimere un’opinione (giusta o sbagliata che sia).  Ogni grande movimento è iniziato da una persona o due,  ogni guerra è nata in primo luogo tra due uomini, ogni importante scoperta è nata da un giovane scienziato. Molti di essi sono stati derisi, contrastati, uccisi per le loro idee ma ora vivono in eterno tra le pagine dei libri di scuola, nella memoria delle persone e nei cuori di chi ha deciso di seguirli. Nessuna guerra sarebbe stata combattuta se nessuno si fosse presentato a combattere, nessuna scoperta sarebbe stata fatta se nessuno avesse appoggiato le idee “folli” di un giovane scienziato e nessun ambiente potrà mai essere un posto migliore se anche solo uno di noi non sceglierà di fare la sua parte. Avrei potuto parlare anche solo di uno di questi fenomeni ma, anch’io come molti della mia generazione mi sento ancora poco informata e fare “copia e incolla” da wikipedia sarebbe stato davvero poco utile… vi avrei lasciato solo una definizione per lo più impersonale che avrebbe fatto di  me un semplice nome tra i tanti.                                                                
Il mio vuol essere invece un appello ai giovani come me,  spesso svogliati e  indifferenti  a problemi che,  pensiamo non riguardino noi  e il nostro “mondo ristretto”. Forse dovremmo imparare a uscire dal guscio accogliente che abbiamo creato intorno a noi nel corso dei giorni, mesi e anni e a guardare al di fuori del finestrino della nostra macchina, della finestra della nostra stanza.

Siamo pezzi di un puzzle immenso, all’interno del quale ci sentiamo dispersi e disorientati ma che, se un giorno sarà ricostruito, darà l’immagine più stupefacente che i nostri occhi abbiano mai potuto osservare: l’immagine di un mondo che  ci sorride.

Veronica Francomacaro

cod. conc. 2701144553

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