Viaggio alla scoperta della terra come pianeta vivente (5161)

Articolo dei ragazzi della Quinta A dell’istituto comprensivo di Gallicano Nel Lazio (Roma). La redazione è comporta da Daniel Bacanu, Riccardo Baroni, Kevin Giorgia, Tiziano Carnevali, Noemi Castanò, Mirko Catucci, Mattia De Cato, Giordano Delogu, Federica Divizia, Mirko Fabbrizi, Simone Macchia, Federico Marra, Claudia Matarrelli, Florin Iulian Nastase, Jennifer Arianna Oana, Andrea Porcarelli, Tiffany Richards, Ludovica Rossi, Sebastian Rusu, Santivecchi Leonardo, Chiara Venerucci, Hicham Zemroun, e l’insegnante Enrichetta Salibra.

Forse avete sentito parlare che la Terra è un PIANETA VIVENTE, ma sapete chi ha fatto questa ipotesi? Semplice! Questa ipotesi l’ha formulata JAMES LOVELOCK, uno scienziato ancora vivo (ha ben 92 anni e ancora studia e lavora in Cornovaglia!). Perché si è fatto quest’ipotesi? Non perché la Terra parla o cammina e non solo perché è abitata da esseri viventi…

…Torniamo indietro agli anni sessanta del secolo scorso quando la NASA, cioè l’Ente Spaziale Americano, invitò il chimico dell’atmosfera JAMES LOVELOCK presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California per costruire strumenti per scoprire se c’erano forme di vita su Marte. Lo scienziato cominciò col porsi una domanda fondamentale. Volete sentirla? Questa è la domanda: come possiamo essere certi che le forme di vita marziane, se ve ne sono, siano scoperte attraverso gli esperimenti costruiti sui tipi di vita presenti sulla Terra?

Bene, questa domanda lo portò a riflettere su quali potessero essere le caratteristiche più generali di vita. Lovelock si rese conto che tutti gli organismi viventi liberano prodotti di scarto e assorbono energia. La vita, dunque, su QUALUNQUE PIANETA avrebbe usato gli oceani e l’atmosfera come mezzi per estrarre materie prime e disperdere i prodotti di scarto. Quindi pensò che bastava fare un’analisi dell’atmosfera di Marte e della Terra per poi confrontarle tra loro e capire se ci fosse stata una possibilità di vita su Marte. Insieme ad un suo collega scoprì che nell’atmosfera marziana c’è poco ossigeno, ma molta anidride carbonica (CO2) e non c’è metano, mentre l’atmosfera terrestre contiene molto ossigeno, una quantità ridotta di CO2 e molto metano. Quindi lo scienziato concluse che l’atmosfera marziana è “morta” perché non vi sono le reazioni chimiche che vi sono nella nostra atmosfera. Infatti, secondo Lovelock la Terra è un vero e proprio sistema che comprende tutta la vita e tutto il suo ambiente strettamente collegati, in altre parole esiste una relazione tra gli elementi “viventi” del pianeta, piante ed animali, e gli elementi “non viventi”, cioè rocce, oceani e atmosfera.

Questa ipotesi   era completamente diversa da ciò che insegnava la scienza tradizionale. Per questo quando Lovelock presentò la sua scoperta alla NASA i responsabili del progetto spaziale Viking, la sonda spaziale, non vollero credere che non c’era bisogno di andare su Marte per sapere se era abitato: bastava un telescopio! La NASA continuò i suoi esperimenti, ma quando Viking atterrò su Marte si dimostrò vero quello che aveva detto Lovelock.

Nel 1969 Lovelock presentò ad un congresso  scientifico la sua ipotesi: la TERRA è un’ENTITÀ CHE SI AUTOREGOLA.

Il ciclo dell’anidride carbonica dimostra bene questo.

I vulcani eruttano anidride carbonica che va nell’aria e visto che il CO2 è un gas aumenta il calore sulla Terra e di conseguenza c’è l’effetto serra che potrebbe impedire la vita sulla Terra, ma, per fortuna, la respirazione, la fotosintesi e la putrefazione consumano CO2. Inoltre le rocce della crosta terrestre si uniscono con l’acqua piovana, carica di anidride carbonica, e formano vari composti chimici chiamati carbonati. Anche alcuni batteri che sono nel terreno consumano anidride carbonica! I carbonati prodotti in vario modo vanno negli oceani e delle minuscole alghe li assorbono perché così rinforzano il loro guscio ed inoltre assorbono anche il CO2 che è nell’aria. Quando le alghe muoiono i loro gusci affondano nel mare e formano strati di calcare che, per il loro peso, possono muovere anche grandi masse di terra.

Una parte di CO2 torna nelle rocce fuse che vengono espulse dai vulcani e il ciclo ricomincia, regolando la temperatura perché quando essa aumenta i batteri si sviluppano di più e consumano maggiori quantità di anidride carbonica facendo diminuire il calore dell’atmosfera.

Avete capito cosa dice l’ipotesi di Lovelock? A proposito sapete come venne chiamata questa ipotesi?  Fu un amico romanziere che aiutò lo scienziato a dare un nome alla sua ipotesi: gli suggerì di chiamarla GAIA in onore della dea greca, la madre Terra, principio di vita.

Per dimostrare ulteriormente le sue idee Lovelock inventò anche un curioso esperimento al computer: un mondo immaginario in cui nascono margherite nere. Le margherite nere assorbono la luce del sole e fanno riscaldare il pianeta, ma, se la luce del sole è toppo potente e riscalda troppo la Terra, muoiono e nascono quelle bianche che riflettono il sole e fanno raffreddare il pianeta mantenendo la temperatura costante.

Insomma siete riusciti a capire che la Terra è un sistema tutto “preveduto” e organizzato?

Questo è il bello di vivere!




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