post GNE2012

di Ilaria Romano

Il post evento comincia smontando gli stand: chi fatica, chi assiste, chi guarda. La fatica fisica per smaltire quella mentale, e viceversa. Poi un brindisi è di rigore. Spossati e sollevati. “Io vado a casa che non mi regge la pompa”, dici a mezzanotte. Ti metti sotto le coperte all’una, ti svegli alle 5 carica di adrenalina come se l’Evento fosse oggi. Ti trucchi – nel post evento ci vuole, per coprire le occhiaie – e vai a comprare i giornali con occhi allucinati. Intrattieni per un quarto d’ora l’edicolante di Monte Porzio Catone raccontandogli quanto è stato bello e partecipato l’Evento, a Villa Mondragone c’erano più di 700 bambini da tutta Italia più genitori e insegnanti, peccato che non sia venuta tanta gente dei Castelli, e pensare che tutto è iniziato con 30 bambini di queste parti. Ritagli la rassegna stampa dormendo, scrivi email sonnecchiando, fai una riunione di autocritica e ti bruciano tutti gli erori commessi il giorno prima. Alla fine vai a casa e domani, anziché alle 5, ti sveglierai alle 6.

Secondo giorno. Ti riaddormenti alle 7 e ti svegli alle 10.30. E’ ora di fare la spesa, perché il frigo è vuoto da una settimana prima dell’evento. Ti trucchi di nuovo e ti trascini al supermercato con un carrello come stampella, specchiandoti in ogni superficie riflettente per vedere se il correttore e un sorriso hanno cancellato le occhiaie. Credi di vedere Eric Barbizzi – 8 anni, primo premio nella sezione internazionale di Giornalisti Nell’Erba 2012 – che ti precede saltellando verso la cassa. “Ma non è di Ascoli Piceno? Che ci fa la domenica mattina in un supermercato di Cinecittà?”, pensi confusa. Poi l’Eric che saltella si gira, e soprattutto parla, ed è un ottenne romano qualsiasi che da dietro – solo da dietro – somiglia al piccolo Barbizzi di Ascoli. Capisci che è ora di staccare e per iniziare vai a guardare gli oggettini di design nel reparto casa della Coin. Guardare, ma non toccare: la giornata nazionale di gNe ha la caratteristica di lasciare piuttosto vuote le tasche di chi la fa. Forse per via del momento dell’anno in cui si tiene: “la fame di maggio”, dicono a Paliano, in Ciociaria, per descrivere la penuria di messi di questo mese. gNe, forse perché è “nell’erba” e quindi sempre di campi si tratta, di solito rientra nella fame di maggio. Pazienza, però è stato bello. Da domani cercherai altro da fare. Del resto è la dura vita della freelance.

Terzo giorno. Per vivere bisogna dimenticare, quindi ti assolvi per tutti gli errori commessi durante l’Evento: per la frase che non hai sentito, per il workshop che hai tenuto in stato semi-confusionale da troppa stanchezza, per le imprecazioni che hai dimenticato di soffocare quando ti sei arrabbiata. E’ andato tutto bene, i partecipanti sono stati contenti ed è la cosa che conta di più. Per il resto faremo meglio il prossimo anno. Che comincia domani. E’ stata la bella e faticosa avventura di sempre. Con una grande fortuna: lavorare con gente piena di idee e di entusiasmo e vedere, grazie all’Evento, che una gran parte della scuola italiana funziona invece di soffocare, che ci sono genitori entusiasti, insegnanti illuminati, ragazzi brillanti e presidi molto poco burocrati che nei loro istituti promuovono la curiosità e l’interesse dei loro allievi per il mondo. E allora pensi che gNe non è “una cosa divertente che non farò mai più”: la rifarai, nonostante tutto, perché non tutti hanno la fortuna di collaborare a una cosa così.

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>